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Recovery Fund: i conti senza l’oste

I soldi del Recovery Fund stanziati dall’Europa ma ancora tutti di là da venire potrebbero essere rimessi in discussione dalla seconda ondata del virus. E i nostri eroi?

13 Ottobre 2020 da Daniele Marchetti Lascia un commento

Si fa un gran parlare dei 209 miliardi di euro, decisamente una montagna di soldi, che, grazie -pare proprio il caso di dire- al Coronavirus dovrebbero piombare sull’Italia come manna dal Cielo.

Dovrebbero, appunto!

Sì, perché, al di là della questione dei tempi di erogazione che nessuno sembra conoscere esattamente (segno inequivocabile che molti tasselli devono trovare ancora il loro posto), qualcosa sembra proprio non tornare.

Come noto il Recovery Fund trovava e trova la sua ragion d’essere nell’aiuto concreto e progressivo ai Paesi europei falcidiati dalla Pandemia e segnatamente all’Italia (209 miliardi di euro) come Nazione più penalizzata seguita dalla Spagna (140,4 miliardi di euro), dalla Polonia (63,8 miliardi di euro), dalla Francia (38 miliardi di euro) quindi dalla Grecia e tutti gli altri Stati dell’Unione.

Una classifica messa a dura prova dalla seconda ondata pandemica.

Non sfugge, infatti, a nessuno come la Francia, alle prese con 55.000 contagi in 48 ore, capeggi attualmente la nuova mappa della pandemia con ampio margine sulla Spagna per non parlare dell’Italia che nelle ultime 48 ore ha registrato appena -si fa per dire- 18.000 nuovi casi.

Insomma la classifica che avrebbe dovuto portare (e che, per alcuni, ha già portato) nelle casse del Governo italiano una fortuna sembra potersi rimescolare con il fortissimo rischio della messa in discussione della ripartizione dei 750 miliardi di euro decisa in agosto  e già allora molto sofferta e per molti aspetti “ingoiata” dai Paesi del nord (Olanda in testa) grazie all’opera di mediazione e all’autorevolezza di una Germania a cui spetterà, con l’inizio del 2021, il semestre di presidenza dell’Unione.

E se questo è lo scenario appare davvero plausibile che la Francia in preda ad una diffusione virale “draconiana” (velocissima e virulenta), costretta a decretare il “coprifuoco” nelle maggiori città del Paese (provvedimento tipico dei periodi di guerra), alle prese con un impatto sanitario, economico e sociale assai pesante possa ancora davvero accontentarsi degli scarsi 40 miliardi?

Delle due l’una: o saranno allocate nuove e maggiori risorse per far fronte anche a questa seconda ondata oppure aver fatto i conti avanti ad un oste ostico come il COVID 19, rischia davvero di costarci molto caro.

 

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Info Daniele Marchetti

Daniele Marchetti (Lucca, 1965) risiede a Firenze. Laureato in scienze biologiche, specializzato in epistemologia nell'Università di Pisa e perfezionato in bioetica e biotecnologie nell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, dal 1997 è abilitato alla professione di biologo e dal 2003 è giornalista iscritto all'Ordine della Toscana. Già ricercatore nell'Università di Firenze e titolare di una borsa di ricerca del ministero degli Esteri, nel 2001 entra in Consiglio regionale della Toscana come funzionario e nel 2009 guida, con la carica di dirigente, una segreteria istituzionale. Dal 2010 è stato responsabile dell'ufficio stampa di un gruppo consiliare.

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