Sul piano comunicativo è passato l’uso della pandemia ai fini della stabilità. Ma il governo non è al sicuro. Non bastano i transfughi per dare dinamicità all’Esecutivo. Ora Renzi ha due strade. Fare il guastafeste buono che vota le cose importanti o contribuire a costruire un fronte liberaldemocratico.
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Un Conte è per sempre?
Quello che ci chiede l’Europa non è un “Piano” di enunciazioni generiche; ci chiede dei progetti in cui siano definiti in dettaglio e concretamente, tempi, luoghi, modi, strumenti, obiettivi, ricadute occupazionali, riforme. E questo ancora non c’è.

Il fascino discreto dell’uomo di gomma
Il premier piace. Ha un indice di gradimento altissimo. Piace la sua capacità di non prendere decisioni (fingendo di prenderle), va a genio il suo essere di gomma, concavo e convesso, e non c’è compravendita di senatori, non c’è compromesso al ribasso, non c’è imbarazzante portavoce che intacchi la sua popolarità.

I trasformisti
Se dovesse nascere il Conte ter, raccogliendo i voti dei disperati che temono di perdere un remunerativo posto di lavoro in caso di elezioni anticipate, il trasformismo – e l’immobilismo che ne consegue – realizzerebbe il suo capolavoro.

Il termostato
La scelta fatta dai paesi europei nel contrasto al virus si sta rivelando sbagliata. Ci dicono che con le vaccinazioni e la bella stagione torneremo alla normalità. Chi lavora sui dati sa che non è vero, e che la politica del termostato – che non tutela né la salute né l’economia – è destinata a durare ancora a lungo.

Contro Golia
Demagogia, populismo, incompetenza. L’Italia sta affondando. Noi, da semplici cittadini, vogliamo reagire facendo circolare idee e proposte legate ai principi del riformismo liberale. Per questo abbiamo realizzato una sinergia con la rivista on line Luminosi Giorni, una piccola rete aperta al contributo di tutti.

USA, l’altro radicalismo che minaccia i Dem
Accanto al radicalismo di destra, che abbiamo conosciuto con l’invasione del Campidoglio dopo il discorso incendiario di Trump, esiste negli USA anche un radicalismo di sinistra. La speranza è che la Presidenza Biden, che nasce nel segno della moderazione, riesca a normalizzare la situazione.

Noi e la Cina
L’Occidente è alla ricerca di un nuovo equilibrio con la Cina. Il ruolo degli Stati Uniti e quello dell’Europa. Il problema dei diritti umani e il silenzio dei media. Le ambiguità del PD. Luciano Pallini intervista Marco Mayer, docente universitario ed esperto di Cybersicurezza

L’eredità del PCI dopo 100 anni
Inchiesta di SoloRiformisti sul “lascito” del PCI a 100 anni dalla nascita. Hanno già risposto: Marc Lazard, Claudia Mancina, Gennaro Acquaviva, Franco Camarlinghi, Nicola Cariglia, Riccardo Nencini e Dario Parrini.

L’eredità del PCI/8
Risponde Zeffiro Ciuffoletti, docente di storia contemporanea all’università di Firenze. Gli eredi della lunga esperienza del comunismo dopo la caduta del muro di Berlino non solo hanno perso identità ma si sono rifiutati di accettare e rielaborare il riformismo.

L’eredità del PCI/9
Risponde Ugo Finetti, giornalista, direttore di Critica Sociale. La vera “diversità” da esaltare del comunismo italiano non è quella verso il Pcus in quanto dal 1944 è cresciuto in una democrazia occidentale in continuo confronto polemico e di collaborazione con cattolici, socialisti e liberal-democratici.

L’eredità del PCI/10
Risponde Antonio Magliulo, docente di Storia del pensiero economico all’università Internazionale di Roma. I geni dannosi che il Pci ha trasmesso alla sinistra e alla democrazia italiana sono quelli di una politica intesa come professione.

L’eredità del PCI/11
Risponde Carlo Rubini, giornalista, direttore di Luminosi Giorni. Il lascito principale del PCI è il grande senso istituzionale che ha dimostrato in alcune importanti circostanze della sua storia, dalla seconda guerra fino agli anni di piombo del terrorismo.