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Solo Riformisti

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Tutti a casa

Le limitazioni imposte alla libertà di tutti dal diffondersi del coronavirus possono essere un’opportunità soprattutto per i più giovani. Leggere, scrivere, parlare, riflettere, attività tutte da riscoprire anche per comprendere quanto sia importante la libertà.

11 Marzo 2020 da Roberto Riviello Lascia un commento

Questa settimana mi rivolgo ai giovani e, in particolare, ai miei studenti del “Giorgio Vasari” di Figline Valdarno, perché li conosco bene e quindi posso immaginare il loro stato d’animo ora che sono entrate in vigore le nuove norme di sicurezza su tutta la Penisola e le loro abitudini di vita sono necessariamente cambiate.

Voi avete vissuto fino all’altro giorno la vostra esistenza seguendo un’idea fondamentale: che la libertà è irrinunciabile. Siete nati e vissuti sempre in un mondo libero, e pertanto avete creduto che la libertà fosse qualcosa di naturale, come l’aria che si respira o la luce del sole o l’acqua che esce dai rubinetti di casa.

Certamente, quando eravate piccoli, i vostri genitori stabilivano delle limitazioni; probabilmente non vi lasciavano uscire di sera e sceglievano loro i vostri vestiti e talvolta le vostre amicizie.

Ma poi siete cresciuti, e i margini di libertà di cui potevate godere si sono via via allargati: avete deciso quale indirizzo di scuola scegliere dopo le medie, quale sport praticare, quali amici frequentare. Avete iniziato a uscire di sera e persino di notte, a frequentare pub e discoteche che chiudevano alle tre del mattino. Molti, certamente non tutti, hanno iniziato a bere spritz, birra, mohito. Molti, certamente non tutti, hanno persino iniziato a fumare spinelli.

Quando siete diventati maggiorenni, avete preso subito la patente e siete diventati liberi di spostarvi, magari guidando di notte e non sempre in condizioni di perfetta lucidità.

A scuola, voi maggiorenni, potete uscire quando vi pare: basta la vostra firma; se fate delle assenze, vi basta scrivere sul libretto delle giustificazioni “motivi familiari”, mettere accanto la firma e siete perfettamente giustificati. Se arrivate tardi a scuola, è lo stesso: firmate, e siete autorizzati ad entrare all’ora successiva.

Anche la sessualità voi la vivete in maniera libera. Ma questa è forse la sola libertà che anche i vostri genitori conoscevano alla vostra età, perché è ormai dagli anni Settanta che sesso e amore non devono necessariamente andare insieme.

Probabilmente, quando è arrivato il primo decreto di chiusura delle scuole, avete pensato che sareste stati ancora più liberi di prima: non più l’obbligo di svegliarsi presto per prendere un bus o un treno; non più l’obbligo di stare a scuola per cinque/sei ore; e magari non più tanti compiti per casa.

Ma poi è arrivato il secondo decreto, quello dell’8 marzo. E allora, non solo scuole chiuse fino ad aprile, ma chiusi anche pub, campi da gioco, palestre, discoteche; e persino nei giardini pubblici e nei bar non vi potete più riunire in gruppi come facevate prima.

So bene come vi sentite: praticamente in gabbia. La vostra libertà, almeno per le prossime settimane, sarà fortemente limitata. Quasi soppressa.

A questo punto vorrei darvi qualche suggerimento per riempire il vuoto esistenziale che vi sta opprimendo.

Fate come i Romani che praticavano l’otium philosophicum (ozio filosofico). Innanzitutto leggete un buon libro, ma non nelle sintesi di Wikipedia, leggetelo dall’inizio alla fine. Magari, uscite giusto per andare in libreria, guardate i libri sugli scaffali, prendeteli in mano (quando tornate a casa, ovviamente, lavatevi le mani col sapone) e compratevene uno, due se potete. E se no, cercate tra i libri che hanno in casa i vostri genitori, forse trovate quello che fa per voi.

I compiti che gli insegnanti vi mandano via email o registro elettronico, non fateli in fretta come prima, perché ora non dovete andare ad allenarvi, e non avete gli amici che vi aspettano al bar. Fateli con calma, con attenzione. Pensate, sforzatevi di dare il vostro meglio.

Curate la vostra mente. Provate a spegnere per qualche ora la connessione ai social. Almeno silenziate le notifiche, se non volete spegnere il telefono. E se proprio non riuscite a leggere, perché non provare a scrivere? Una storia di fantasia, il ricordo di una giornata speciale, una lettera a un amico/amica; magari una poesia.

Parlate con i vostri genitori, se anche loro in questi giorni sono a casa. Oppure con i nonni: fatevi raccontare le loro storie, la loro giovinezza, com’era la vita di un tempo. Fategli domande, guardate insieme le vecchie fotografie, passate un po’ di tempo con loro e interessatevi di quello che hanno da dirvi e da insegnarvi.

E per concludere, riflettete su quanto è preziosa la libertà; che non è sempre stata una normale e scontata condizione di vita; e che può anche venire improvvisamente limitata o del tutto negata per motivi che non avremmo mai osato pensare. Per cui non dovreste abusarne, come avete fatto in questi ultimi anni, ma usarla con parsimonia e con intelligenza. E accettare quando i genitori vi dicono “no, non si può”; così come dovete, anzi dobbiamo accettare in questi giorni di non poter più fare tutto quello che amavamo fare.

Se riusciremo a riempire queste settimane di vuoto con letture, pensieri, discorsi e anche compiti da fare, chissà, forse, quando ci ritroveremo alla fine del tunnel, saremo tutti migliori: voi e noi.

 

 

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Info Roberto Riviello

R.R. nel 1978 si è laureato in Filosofia nell'Università di Firenze ed ha sempre insegnato negli istituti secondari della Toscana. Ha scritto per la radio, il cinema e il teatro. Trascorre il suo tempo libero passeggiando in campagna. È appassionato di storia, arte e cucina.

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