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Solo Riformisti

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Il grande match

Di sicuro il confronto fra Letta e Meloni non passerà alla storia. Ma  a qualcosa è servito: ci ha mostrato che questi due leader non sarebbero mai capaci di governare l'Italia nel complicatissimo autunno-inverno che ci aspetta.

22 Settembre 2022 da Roberto Riviello Lascia un commento

Diciamo la verità: ha appassionato gli italiani molto di più la telenovela di Ilary e Totti, che se le suonano a colpi di Rolex trafugati e  borse Vuitton nascoste in cantina oltre che di amanti e  avvocati matrimonialisti, del match Letta-Meloni arbitro il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana. Al punto che Carlo Calenda, comprensibilmente stizzito per non essere stato invitato, ha citato l’amore televisivo e litigarello di Raimondo Vianello e Sandra Mondaini.

Insomma, di sicuro non passerà alla storia come successe al dibattito televisivo tra Richard Nixon e John F. Kennedy, ma  a qualcosa è servito: ci ha mostrato che questi due leader non sarebbero mai capaci di governare l’Italia nel complicatissimo autunno-inverno che ci aspetta.

Da una parte abbiamo visto il segretario del PD nella sua nuova  veste molto antifascista  e poco concreta che, senza evocare apertamente la marcia su Roma i manganelli e l’olio di ricino, ha comunque parlato di un 25 settembre “come un referendum”: ma un referendum per che cosa? per la monarchia o la repubblica? la democrazia o il duce? la vita o la morte? Non l’ha specificato, ma il suo tono e l’espressione facciale erano chiari indizi di una tragedia imminente.

E dall’altra, Giorgia Meloni che tira il freno a mano dell’interesse nazionale: perché, sì è vero che l’Europa è pronta a darci 200 e passa miliardi nei prossimi cinque anni, però (c’è sempre un però nei suoi ragionamenti) fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio, la pacchia è finita amici-nemici di Bruxelles,  fra poco arrivo io e ve sistemo.

Enrico e Giorgia, sotto sotto, si stimano e si considerano due unti dal Signore. Per questo non si menano colpi politicamente scorretti, come sembrerebbe logico fare a due settimane dalle elezioni; ma se le suonano a colpi di fioretto, educatamente, senza farsi troppo male. Perché lui è pur sempre l’ex docente parigino di Science Po che prima dell’incontro ha chiesto a Romano Prodi: – Mi metto ‘na cravatta regimental o ‘na cravatta tutta blu? E della paghetta ai diciottenni ne parlo oppure è meglio no? – Mentre lei s’è rifatta il look e s’è data un tocco di atlantismo e (finto)europeismo; e quindi non dice più le parolacce e non sbraita come quando fa i comizi nelle piazze infiammate dalla retorica populista e sovranista.

La chiusura del dibattito, poi, è stata veramente comica, altro che Sandra e Raimondo: Enrico e Giorgia che all’unisono giurano che non governeranno mai insieme sembravano Al Bano e Romina Power durante il loro ultimo tour in Russia, quando cantavano: felicità è tenersi per mano, felicità è il tuo sguardo innocente in mezzo alla gente, felicità… Avessero cantato ‘na canzonicina pure loro due, sarebbero stati perfetti.

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Info Roberto Riviello

R.R. nel 1978 si è laureato in Filosofia nell'Università di Firenze ed ha sempre insegnato negli istituti secondari della Toscana. Ha scritto per la radio, il cinema e il teatro. Trascorre il suo tempo libero passeggiando in campagna. È appassionato di storia, arte e cucina.

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