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Solo Riformisti

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A che servono le promesse elettorali?

Flat tax, aumento delle pensioni, salario minimo, reddito di cittadinanza potenziato, incremento degli stipendi. Tutte promesse che non tengono conto della realtà. Alcune di queste addirittura sono avanzate da decenni. Ma poi le promesse servono davvero?

27 Agosto 2022 da Alessandro Petretto 1 commento

C’è un’ampia letteratura nella branca della Political economy che tratta questo tema e fornisce una risposta controversa alla domanda. Venendo a noi, la questione è come reagiranno gli elettori italiani il 25 settembre alle promesse dei partiti che infestano giornali, televisioni e anche piattaforme social? Alcune di queste sono assolutamente sballate sia per gli effetti contraddittori che provocheranno sia per l’inesistenza di una benché minima copertura finanziaria. È questo il caso delle varie proposte di flat tax: la riduzione di pressione fiscale, costando nelle proposte più radicali quanto il bilancio del Ministero della Pubblica Istruzione, si concentra principalmente su categorie di redditieri che non hanno gran che bisogno di essere aiutati, hanno un’alta propensione al risparmio e possono scegliere di investire in settori che rimarranno comunque poco tassati. È difficile dire che smetteranno di evadere, se fino a qui è andata bene perché ora dovrebbero esporsi anche per pagare aliquote più basse? In ogni caso, il valore in termini di benessere di un euro in meno di tassazione per i percettori di redditi medio alti è significativamente inferiore al costo individuale per il reperimento delle risorse, sia con riduzioni di spesa, aumenti entrate alternative e anche indebitamento. Chi spara la proposta confida nel fatto che il primo è perfettamente percepito dal contribuente-elettore mentre il secondo richiede un ragionamento un po’ sofisticato per essere colto nella sua dimensione. Ma potrebbe essere un calcolo miope.

Anche le mirabolanti promesse di aumento della spesa pensionistica possono attrarre gli agevolati ma questi stessi non dovrebbero non sapere che il contesto internazionale, europeo e i mercati finanziari reagirebbero in modo negativo. La sostenibilità della spesa pensionistica è una delle informazioni più monitorata e controllata dagli organismi internazionali come le banche centrali, le autorità monetarie e le agenzie di rating.

Anche le disinvolte proposte di aumenti salariali, salari minimi, redditi di cittadinanza potenziati, vincoli sull’occupazione, non possono non sollevare i dubbi degli elettori sulla loro deflagrazione nei delicati equilibri del mercato del lavoro. D’altra parte, sull’altro lato, ci stanno le imprese che indirettamente anche loro votano.

Qualcuno sostiene di non preoccuparsi perché tanto, una volta vinte le elezioni, non si procederà all’attuazione delle strampalate promesse. È già avvenuto in passato. Berlusconi promette flat tax e riduzione degli adempimenti fiscali da diversi decenni: ed è sempre lì a riproporcele, pur avendo governato a lungo. Prendiamo i sostenitori della Meloni; davvero pensiamo che vogliano mandarla a Bruxelles a rinegoziare il PNRR oppure vogliano che la legislazione europea torni ad essere di secondo ordine rispetto a quella nazionale, aprendo di fatto il processo di Italexit, proprio ora che c’è il NextGenEu? Se questa interpretazione è corretta le promesse non servirebbero, anzi forse potrebbero far perdere voti. Insomma, sembrerebbe non esistere un calcolo economico coerente che faccia desiderare l’attuazione di ciò che in questi giorni i politici sparano. Tuttavia, poiché dai sondaggi emerge che il centrodestra, di gran lunga più attivo nelle promesse, è largamente in testa ci devono essere spiegazioni più fondate.

Le spiegazioni di fondo non sono materia da economisti, ma qualche congettura me la permetto in chiusura. Prima di tutto, gli italiani sono sempre stati storicamente più propensi verso i partiti di destra, se questi non hanno sempre governato è perché, tranne Berlusconi, non sono stati capaci di assumere le responsabilità conseguenti. Secondo, i messaggi che provengono dall’altra parte non convincono. La semplicistica presentazione della Meloni, giovane donna battagliera, convince di più delle elucubrazioni di un Bettini o di un Provenzano che dettano o provano a dettare la linea al mite Letta. Infine, le promesse sono principalmente esposte sulle pagine politiche dei giornali e dei telegiornali, ma quanti sono quelli che si avvalgono di questi canali di informazione per andare a votare o a dischiararsi disponibili nei sondaggi a farlo per qualcuno?

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Info Alessandro Petretto

Professore emerito dell’Università degli studi di Firenze. Insegna Politica economica alla Scuola di economia e management di Firenze. E’ stato presidente della Commissione tecnica per la spesa pubblica del Tesoro e presidente della Società italiana di economia pubblica. E’ membro del Comitato scientifico dell’Ufficio Parlamentare del Bilancio.

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Interazioni del lettore

Commenti

  1. Pianetavivo dice

    25 Agosto 2022 alle 22:18

    Mi sembra di avere perso tempo a leggere qui. E anche tu lettore: cos’hai imparato?

    Rispondi

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