Petr Fiala, premier della Repubblica Ceca e uno dei principali leader dei Conservatori e riformisti europei insieme alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha dichiarato: “Chiamiamo le cose con il loro nome. I Patrioti per l’Europa servono gli interessi della Russia, consciamente o inconsciamente. E così minacciano la sicurezza e la libertà dell’Europa”.
Queste parole certificano in modo inequivocabile la divisione della destra in Europa, caratterizzata da una distanza siderale in politica estera. Il nuovo raggruppamento dei Patrioti per l’Europa, guidato dal premier ungherese Viktor Orbán, costituisce – almeno potenzialmente – una spina nel fianco per la Nato. In questa cornice, anche la vicepresidenza del gruppo (il gruppo al Parlamento europeo) assegnata al generale Roberto Vannacci, eletto nelle fila della Lega e già addetto militare italiano a Mosca, è un segnale da non sottovalutare.
È vero che sino all’invasione dell’Ucraina ben sei ex premier europei rivestivano ruoli di primo piano nei board di importanti società russe, ma negli ultimi due anni l’influenza politica di Mosca in Europa è stata fortemente ridimensionata. L’operazione Patrioti è un tentativo di riaprire un canale di comunicazione con il leader russo Vladimir Putin. L’operazione si sviluppa in tutto il continente, con un’attenzione particolare all’Italia, dove la destra è al governo. Non sarà per niente facile conciliare il nuovo ruolo politico di Vannacci le posizioni euro-atlantiche portate avanti dai ministri Antonio Tajani (Esteri) e Guido Crosetto (Difesa).
L’Italia è una grande nazione; non è l’Ungheria – un piccolo Paese caratterizzato da una impressionante dipendenza da Mosca e da Pechino in campo economico, energetico e digitale. Sappiamo che l’operazione Vannacci/Patrioti è stata condotta dal leader leghista Matteo Salvini in accordo con Orbán per ragioni interne alla Lega e per rafforzare la sua posizione in Europa rispetto alla leadership di Meloni.
Ma, come ci ricordano i missili e i bombardamenti russi su Kyiv, non è il momento per giochi di palazzo; costi quel che costi, la postura euro-atlantica dell’Italia (e in particolare il supporto alla difesa aerea dell’Ucraina) non deve e non può essere incrinata per alcun motivo, tanto meno per ragioni di bottega.
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