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Per sconfiggere l’islamismo radicale – 1

22 Febbraio 2019 da Edoardo Tabasso Lascia un commento

La strategia dominante dall’11 Settembre a oggi, concentrata solo sulla violenza islamista, non ha funzionato. Semplificata queste sono le riflessioni di Ayaan Hirsi Ali, nel suo nuovo saggio The challenge of Dawa. Political Islam asideology and movement and how to counter it, uscito per le edizioni della Stanford University e della Hoover Institution Press (scaricabile all’indirizzo www.hoover.org/research/challenge-dawa-political-islam-ideology-andmovement-and-how-counter-it) .

Per Hirsi Ali abbiamo bisogno di un cambiamento di paradigma che riconosca come la jihad si intreccia con l’infrastruttura ideologica della dawa: la predicazione dell’islamismo sunnita  salafita e wabita, come di quello sciita, che finanziano scuole coraniche in mezzo mondo, estremizzando  anche aree in cui l’islam è sempre stato tollerante e aperto, come l’Indonesia.

Dal 1973 al 2002, i sauditi hanno speso 87 miliardi di dollari per la ‘dawa’ il proselitismo all’estero”, e le organizzazioni caritatevoli, dagli anni Settanta a oggi, hanno speso 110 miliardi, 40 dei quali per islamizzare l’Africa subsahariana.

Per Hirsi Ali  una linea che in qualche modo  può essere tracciata tra Islam moderato e radicale non regge: i confini sono oramai confusi. E suggerisce che dobbiamo  allearci con i “riformatori”,  e non accontentarsi  solo degli “islamisti non violenti”.E rivendicare una forte relazione tra sicurezza e democrazia, questioni economico finanziarie, accordi diplomatici e lotta al terrorismo.

Interrompere il flusso di denaro delle Ong islamiche, spesso usate come cavallo di Troia per attività jihadiste non è una cosa da poco

Significa porsi l’obiettivo di far sentire la voce di quella “cultura musulmana”, costretta al silenzio da minacce, pressioni, compromissioni dell’islamismo politico.

Combattere il fenomeno foreign fightercorrisponde a coinvolgere le comunità islamiche e non spingerle verso l’uscita.

E proprio lì, il radicalismo jihadista vuole portarci, per mettere le mani sull’islam europeo: dividere il terreno in due schieramenti contrapposti, giocando sul fatto che per riflesso i musulmani saranno fatalmente attirati dalla sua parte.

Sarà una guerra continua e lunga e finché i paesi occidentali continueranno a muoversi ciascuno per suo conto e con i suoi metodi, sarà arduo prevenire attacchi terroristici.

E se ci faremo ipnotizzare dal nemico perderemo noi stessi, ovvero quel che resta delle nostre libertà.

 

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Archiviato in:Guerre Culturali

Info Edoardo Tabasso

Edoardo Tabasso sociologo. Insegna al Master in Pubblicità istituzionale, comunicazione multimediale e creazione di eventi (Università di Firenze) e all' Italian Diplomatic Academy per la formazione e gli alti studi internazionali. Membro del Réseau pour l’étude des théories du complot e fondatore di ThinkThankYou (www.thinkthankyou.it). Tra le sue ultime pubblicazione la nuova edizione di Breve storia sociale della comunicazione e Geopolitiche della comunicazione. Tra conflitti asimmettrici, terrorismo e multiculturalismo “politicamente corretto”.

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