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Solo Riformisti

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Per capire chi ha vinto e chi ha perso

I numeri al di là delle impressioni. Per capire davvero i risultati che stanno per arrivare è utile vedere come sono andati partiti e schieramenti nelle passate elezioni.

1 Ottobre 2022 da Luciano Pallini Lascia un commento

Ci siamo, oggi giornata di elezioni, elezioni particolarmente attese sia in Italia che all’estero per il preannunciato successo (così dicono gli ultimi sondaggi prima del blackout preelettorale) del centrodestra ed in particolare di Fratelli d’Italia, la formazione nata dalle ceneri di Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini nella quale – come succede per i cocktail – è stata aumentata la dose dell’ingrediente nostalgia, che va ad aggiungersi al rilancio di valori della tradizione, conservatrice “Dio, Patria, famiglia”. Un successo messo in discussione dal recupero di consensi da parte dei Cinquestelle che della difesa del reddito di cittadinanza e di qualunque bonus o sussidio a carico della finanza pubblica non si sa come finanziato  e così, soprattutto nel mezzogiorno d’Italia, la partita pare riaperta.

Ma di fronte alla sensazione da ultimi giorni di Pompei ampiamente diffusa a sinistra, ed in particolare nel PD, vale la pena ricordare i risultati degli appuntamenti elettorali che si sono succeduti, vigenti diverse successive leggi elettorali.

LEGGE MATTARELLUM ED ELEZIONI DAL 1994 AL 2001

La legge elettorale che nel 1993 sostituì il proporzionale e che spingeva verso il maggioritario  che era in vigore durante la Prima Repubblica fu il Mattarellum, , dal nome del suo principale relatore Sergio Mattarella: la legge  prevedeva che il 75 per cento dei seggi di Camera e Senato fosse assegnato con un sistema maggioritario a turno unico in collegi uninominali, mentre il restante 25 per cento veniva assegnato attraverso un meccanismo proporzionale complesso, in virtù del quale  si sottraeva dal conteggio dei voti di una lista nella parte proporzionale i voti ottenuti dai candidati che erano eletti nei collegi uninominali (il cosiddetto “scorporo”). L’assegnazione dei seggi al Senato era su base  regionale, mentre alla Camera nazionale con uno sbarramento al 4 per cento.

Nel 1994 Il Polo delle Libertà unito al Polo del Buongoverno guidati da Silvio Berlusconi “disceso in campo” conseguì una schiacciante vittoria alla Camera con 16,6 milioni di voti pari al 42,8% conquistando  366 seggi su 630  (al Senato furono 156  su 315) contro l’Alleanza dei Progressisti , la “gioiosa macchina da guerra” guidata da Achille Occhetto, ferma al 34,3% e 213 seggi, divisi dai cattolici in politica riuniti nel Patto per l’Italia (partito popolare più Patto Segni)  al 15,85 con 46 seggi.

Caduto per via giudiziaria il governo Berlusconi, nel 1996 si tornò alle urne. Gli avversari di Berlusconi si uniscono nell’Ulivo (PDS, Popolari per Prodi, Rinn Italiano e Verdi)  che con 16,3 milioni di voti (43,4%) ottiene 322 seggi mentre il Polo delle Libertà con 15,8 milioni di voti (Alleanza Nazionale al 15,6%)   si ferma a 42,1% ottenendo 246 seggi: hanno corso per conto loro la Lega Nord (10,1%) e Rifondazione Comunista e altri di sinistra   l’8,6%. Fuori dalle coalizioni c’è anche una Lista Sgarbi Pannella con 700.000 voti e 1,9%, oltre al MSI- Fiamma tricolore allo 0,9%.

Il centro destra perde seccamente per la divisione con la Lega, fatto che non si riprodurrà più nelle elezioni successive,  mentre manca all’Ulivo la maggioranza al senato (157 su 315)

Una legislatura travagliata, con tre diversi presidenti del consiglio, arriva comunque a conclusione nel 2001.

Le elezioni di quell’anno segnano un  imponente successo del centrodestra con il popolo delle liberta che quasi arriva al 50% (49,6%) con 18,4milioni di voti e 368 seggi su 630 alla Camera (e 176 al senato su 315) mentre l’Ulivo non va oltre il 35,5%. Nelle coalizioni cresce quasi al 30% Forza Italia, Alleanza Nazionale è al 12% ed una Lega ridimensionata è sotto il 4%: A sinistra PDS e Margherita quasi si equivalgono (16 contro 15%).

Fori delle coalizioni Rifondazione con il 5%,  Italia dei Valori con quasi il 4%, Democrazia europea con il 2,4% e Lista Bonino con il 2,2%

IL PORCELLUM E LE ELEZIONI DAL 2006 AL 2013

Il Mattarellum fu sostituito nel  2005 dalla  Calderoli, meglio conosciuta come Porcellum. La legge, approvata con i voti del centrodestra, introdusse un sistema proporzionale con un premio di maggioranza e senza la possibilità di esprimere le preferenze:  alla Camera la coalizione con la maggioranza dei voti su base nazionale avrebbe avuto  in automatico 340 seggi su 600, mentre al Senato in ogni regione veniva attribuito il 55 per cento dei seggi di quella regione alla prima lista, meccanismo che rendeva incerta la maggioranza al senato

Nel 2006 si va al voto nel quale le due coalizioni hanno raccolto pressoché tutte le forze e i raggruppamenti presenti nel panorama politico nazionale, a scapito, soprattutto a sinsitra, della minima coerenze programmatica.

I risultati ci restituiscono una Italia divisa a meta: Alla camera con il 49,81% il’Unione di Prodi batte la Casa  della Libertà che ottiene il 49,74% dei voti, meno di 25.000 voti di differenza, conquistando 348 seggi su 630 contro 281 del Polo, conseguenza del premio di maggioranza previsto dalla legge, Al Senato il risultato si rovescia, con Berlusconi che supera il 50% (50,21%) e ottiene 158 seggi mentre Prodi si ferma al 48,96% con 156 seggi.

L’Ulicon il 325 domina la coalizione che comprende Rifondazione e Comunisti italiani, Italia dei Valori e Verdi, Rosa nel pugno  ett mentre nel cdx Forza Italia è quasi al 24%, AN oltre il 12%, l’UDC con il 6,5% supera la Lega a poco più del 4%.

Prodi formerà un governo che avrà vita stentata, nel quale avranno un ruolo i senati

ori a vita, e che cadrà nel 2008 per l’attacco congiunto della magistratura che affonda il Ministro della Giustizia Mastella ed il famoso no dell’estrema sinistra, con il NO di Turigliatto

Nel 2008 si torna così alle urne e di nuovo si contrappongono le due coalizioni che hanno perso pezzi.

Il entro destra ottiene il 46,81% dei voti (il 37% il Popolo della Libertà con AN e oltre 8% la Lega) mentre il centro sinistra raccoglie il 37,55%, il 33,18% del Partito Democratico e poco più del 45 dell’Italia dei Valori. I seggi sono 344 alla Camera e 174 al Senato per il Centro destra, maggioranze soli. Al di fuori delle coalizioni si trovano uDC (5,65), Sinistra arcobaleno (3,1%) e La Destra-Fiamma Tricolore con 2,4%.: con la componente UDC e fiamma il Centro destra politico sarebbe stato al 55%.

La legislatura impatta subito con la gravissima crisi finanziaria internazionale che non 2011 diventa il disastro della finanza pubblica italiana con slo spread sopra 500 ed il governo incapace di prendere le misure necessarie: il sollievo arriva dal Whatever it takes di Mario Draghi. Il Governo Berlusconi si dimette (c’è già sta la fuoriuscita di Fini dall’Alleanza) e subentra il governo Monti cui va il merito delle misure, pur dolorose, adottare per salvare la lira, merito da condividere con Elsa Fornero.

L’ondata montante di populismo vede la nascita dei Vaffa di Beppe Grillo che respingono ogni misura di risanamento ed il generale rigiutano la competenza come criterio di selezione: uno vale uno.

Al 2013 si va alle elezioni con un sistema politico fatturato, con poli contrapposti che coprono poco più della metà dell’elettorato

Il Centrosinistra con Italia bene comune ottiene il 29,6% dei voti ma si aggiudica 340 seggi (ricordarlo..)  Il Centrodestra il 29,2% e, terzo incomodo, il Movimento 5 stelle ottiene il 25,6% mentre la coalizione con Monti per l’Italia  arriva al 10,55.

E tuttavia , in virtù della legge elettorale, il centro sinistra manca la maggioranza al Senato dove ottiene solo 123 seggi

Il Partito Democratico scende al 25,4%, il Popolo delle libertà sconta il tracollo della Lega  al 4,1% e la scomparsa politica  di Fini, con Fratelli d’Italia nella coalizione al 2,0%.

La legislatura inizia con l’umiliante incontro in streaming tra Bersani ed i 5 stelle – indizio sicuro di attrazione fatale –, incontro senza esito. La legislatura si svolge con successivi cambi di Premier: ad un inconcludente Letta segue l’irruente Matteo Renzi con un chiaro disegno di rinnovamento, nel partito, nelle politiche del lavoro, in tutti i settori della vita civile 8si pensi alle unioni civili), nel contrasto all’evasione fiscale fino al progetto di riforma costituzionale, ardito e impegnativo, che il conservatorismo trasversale boccia, esito salutato con il brindi di Bersani, Speranza &co. Renzi si dimette da Premier   mentre al governo succede a Renzi l’elegante ed educato Paolo Gentiloni che porta a compimento importanti misure.

Nel dicembre del 2013, la Corte Costituzionale aveva dichiarato  incostituzionale il sistema con cui, nel Porcellum, veniva attribuito il premio di maggioranza, in quanto indipendente dal raggiungimento di una soglia minima. La Consulta ritenne problematico anche il fatto che i listini erano molto lunghi e per l’elettorato non era possibile sapere chi sarebbe stato eletto.

IL ROSATELLUM E LE ELEZIONI DEL 2018.. IN ATTESA DI QUELLE DI OGGI

Fallito il tentativo dell’Italicum, legge collegata alla riforma costituzionale bocciata, nel novembre 2017 il Parlamento approvò , con i voti di centrosinistra e centrodestra, la legge Rosato, la quale prevede che un terzo del Parlamento sia eletto con sistema maggioritario e due terzi con sistema proporzionale, con sbarramento al 3 per cento su base nazionale. Le liste possono coalizzarsi tra loro: se una ottiene tra l’1 e il 3 per cento, allora nella parte proporzionale non elegge parlamentari, ma i suoi voti si sommano comunque alle altre liste della coalizione che hanno superato il 3 per cento. Sotto l’1 per cento, invece, i voti sono persi: l’obiettivo è disincentivare le cosiddette liste civetta.

Caratteristica importante della legge elettorale sta nel fatto che, sebbene preveda una quota maggioritaria, viene fornita una sola scheda per la Camera e una sola per il Senato e non è possibile operare – giustamente  – voto disgiunto tra parte maggioritaria e parte proporzionale: in altri termini, è nullo il voto per un candidato uninominale e una lista se tra loro non sono collegati.
Con questa legge, oggi tanto bistrattata da chi l’ha approvata, Si va al voto nel 2018, alla scadenza naturale è i risultati mutano radicalmente il panorama politico.

Sia alla Camera che al Senato, il centrosinistra subisce una batosta storica, fermandosi al 22,9%, sopravanzato dal Movimento Cinquestelle al 32,7% con il centro destra che realizza un buon 37,0%.

Cambiano i rapporti di forza nel centrodestra, Forza Italia (14,0%) è superata dalal Lega (17,3%) mentre Fratelli d’Italia cresce al 4,4% e l’UDC all’1,3%.  Nel Centro sinistra il PD segna un pessimo 18,8% e l’apporto di altri, Più Europa come altri, è insignificante  L’estrema sinistra di LeU si ferma sotto il 4%

Le vicende di questa legislatura sono note.. stanotte arriveranno i primi risultati e forse sarà utile contestualizzarli nella lunga durata, anche con l’aiuto di questa breve nota

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Info Luciano Pallini

Laureato in Economia e commercio all’università di Firenze con il massimo dei voti e la lode, Luciano Pallini è stato dal 1970 al 1975 responsabile dell’Ufficio studi del Comune di Pistoia. Qui, dal 1975 al 1988, ha ricoperto diverse cariche elettive. Già componente del consiglio di amministrazione dell’Irpet e della S.a.t. “Galileo Galilei” di Pisa, svolge da trent'anni attività di consulenza alle imprese e di ricerca economica. Attualmente svolge attività di coordinamento del Centro studi Ance Toscana e del Centro studi della Fondazione Filippo Turati. Presiede inoltre l’associazione E.s.t. (Economia società territorio) con la quale realizza progetti di sviluppo basati sulle risorse locali, in particolare i beni culturali.

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