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Multiutility toscana, informazioni per l’uso

Pregi e difetti della nascente multiutility toscana. A settembre il progetto approderà nei consigli comunali ma a quel punto si potrà solo votare a favore o contro. Un possibile ruolo per i sindaci del territorio.

8 Giugno 2022 da Daniela Belliti Lascia un commento

L’associazione Gli Amici della Politica mi ha invitato a discutere della multiutility toscana insieme a Marco Baldassarri, Presidente di Publiservizi. Ho accettato ben volentieri l’invito, su un tema importante, complesso e purtroppo poco conosciuto.

Ho visto che qualcuno ha provato a polemizzare  perché il dibattito non ha coinvolto i candidati a sindaco, ma una candidata al consiglio comunale – la sottoscritta.

Le regole d’ingaggio erano chiare: un dibattito fuori dalla campagna elettorale, con persone che hanno dimostrato di avere conoscenza del tema e con posizioni diverse. Fine della polemica.

Venendo alle cose serie.

Il progetto di fusione approvato dai consigli di amministrazione di Alia, Acqua Toscana, Consiag e Publiservizi il 29 aprile scorso è pubblicato sui siti delle aziende.

Riporto qui i punti di debolezza, a mio avviso rilevantissimi, e alcune questioni emerse nella presentazione di Baldassarri.

1) La Multiutility Toscana I sarà la holding di partecipazione degli enti pubblici delle società di scopo che gestiranno i singoli servizi: acqua, rifiuti, gas. Da questa nascerà la Multiutility Toscana II che sarà quotata in Borsa. Quindi la quotazione in Borsa non è una ipotesi, ma un punto imprescindibile della fusione, e avviene con lo sdoppiamento della holding.

2) La holding sarà una nuova Publiservizi, solo più grande, dove il Comune di Firenze e il Comune di Prato bastano da soli ad avere la maggioranza assoluta. Per me, che ho sempre sostenuto il superamento di Publiservizi e la partecipazione diretta del Comune di Pistoia nelle assemblee delle aziende di gestione, questa operazione continua ad allontanare le sedi decisionali dalle sedi democraticamente elette ed è penalizzante per Pistoia.

3) il Comune di Pistoia conferirà alla holding quanto ha in Publiservizi e anche il 3,9% che detiene in Publiacqua. Ma poiché in Publiacqua non c’è stato accordo tra soci pubblici e ACEA e il patto parasociale è rimasto uguale, è possibile che qualcuno eserciti il diritto di prelazione; a quel punto il Comune di Pistoia vende le quote e conferirà alla holding, invece delle azioni, il contante. Speriamo di non perderci nulla!

4) Il Comune di Firenze conferirà il 20% delle azioni di Toscana Energia, che è già a maggioranza privata. Come si collocherà Toscana Energia nella holding, visto che si sta lavorando ad un ingresso di Estra? Quali saranno gli investimenti, visto che dovremmo andare verso la transizione ecologica, ma qui si continua a parlare ancora di gas?

5) La relazione illustrativa della fusione mette le mani avanti su aspetti critici: a) il quadro instabile dei mercati finanziari rende incerto il futuro; b) non sono state effettuate le due diligence delle società coinvolte nella fusione e la due diligence del progetto industriale generale; c) il business plan di Publiacqua preso in considerazione prevede la nuova proroga della concessione dal 2024 al 2031: sì, avete letto bene, un’altra proroga di 7 anni!; d) mancano informazioni utili a definire con una certa chiarezza la situazione patrimoniale complessiva della nuova holding. Tutti elementi di incertezza che non mi paiono affatto irrilevanti.

6) Dalla fusione della holding, che si costruisce attorno ad Alia, sarà poi scorporata la nuova Alia, cioè il gestore dei rifiuti. Per fare cosa? Nel mentre si discute sulle ragioni degli aumenti della TARI e non c’è ancora il nuovo Piano regionale, è emerso con chiarezza che è già previsto il “revamping” (leggasi potenziamento) del termovalorizzatore di Montale, unico impianto funzionante dell’ATO Toscana Centro: anche qui, avete letto bene. O non doveva chiudere nel 2023? Le amministrazioni di Montale, Agliana e Quarrata sono informate?

Si dice che non ci sono alternative, che il controllo rimarrà saldamente in mani pubbliche, con almeno il 51% delle azioni, e che non ci saranno speculazioni finanziarie perché i privati non potranno avere, ciascuno, più del 5% delle azioni in assemblea.

Mi permetto di dire che: Publiservizi, almeno, è holding interamente pubblica; i sindaci che hanno presentato il progetto hanno parlato di utili strabilianti e di dividendi notevoli. Il concetto di pubblico che emerge è quantomeno molto riduttivo.

Ci sono poi due questioni di principio e preliminari:

una di trasparenza, l’altra di coerenza.

La trasparenza. Il progetto è stato discusso, redatto e approvato dalle aziende. A settembre approderà nei consigli comunali, prendere o lasciare. Vi sembra una questione di poco conto per la democrazia? Perché non si è portato nei consigli comunali, prima di tutto il percorso, una delibera di indirizzo che avviasse la discussione e ponesse paletti chiari condivisi democraticamente? Baldassarri è stato onesto nel dire: Pistoia può anche votare contro, ma se gli altri sono d’accordo passa lo stesso. Non mi pare una situazione positiva per la democrazia in generale, e per Pistoia in particolare, con le premesse ricordate sopra.

La coerenza. Quando nel 2018 i Comuni di Firenze Prato e Pistoia votarono la proroga di tre anni a Publiacqua, dissero che era funzionale alla ripubblicizzazione del servizio. Ho sempre pensato al bluff, ma così è un vero e proprio tradimento degli elettori, che ormai undici anni fa votarono per l’acqua pubblica. Qui siamo ad una ulteriore privatizzazione del servizio con la quotazione in Borsa.

C’erano le alternative? Sì. Per esempio si potevano promuovere aggregazioni delle sole società di scopo, come è successo per Alia.

Ma vogliamo parlare di Alia, società incorporante, che al 31/12/2021 ha un indebitamento finanziario consolidato di 88, 7 milioni di euro? Vogliamo parlare di come liquidare ACEA e provare davvero a fare i conti con la ripubblicizzazione dell’acqua? Vogliamo andare a vedere i profitti debordanti di Toscana Energia, dopo i prezzi stellari che ha ora il gas metano, così generosamente (o forse piuttosto strumentalmente) distribuito sul territorio?

Ecco, prima di parlare di fusioni, quotazioni e cose simili, i Comuni facciano una seria verifica sulle aziende attuali. I Sindaci facciano gli amministratori pubblici, e meno gli imprenditori, perché non ne hanno né le competenze né il mandato dai propri cittadini.

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Archiviato in:Economia

Info Daniela Belliti

è ricercatrice di filosofia politica e sociale presso l’Università di Milano-Bicocca. E’ stata segretaria provinciale del PDS e poi del PD di Pistoia, consigliera regionale e vice-sindaca di Pistoia. Attualmente presiede l’Associazione politico-culturale Palomar.

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