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Solo Riformisti

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Limitare i danni, l’obiettivo del centrosinistra

Sarà mai possibile che non si trovino quattro, cinque punti qualificanti su cui, nel centrosinistra, siamo tutti d’accordo da opporre alle bandiere dei fasciolega, tali da interrompere le polemiche interne?

15 Agosto 2022 da Stefano Bargellini 2 commenti

Al mare, soffocato da un caldo africano, il cellulare irreparabilmente rotto, sono riuscito a leggere due tre quotidiani ogni giorno. L’umore è andato sotto zero, non è stata una bell’idea.

Le ricerche dei vari sondaggisti fanno paventare il pericolo massimo istituzionale.

La coalizione di destra (per me di estrema destra) potrebbe ottenere una quantità di seggi tale da cambiarsi la Costituzione da sola, senza bisogno del referendum confermativo.

Saremmo proprio al cospetto della deriva autoritaria (qualcosa mi dice che questa volta non verrà usato il suggestivo termine), quella vera però, non allo slogan inventato contro le  riforme di Renzi.

Da sempre la destra è per il sistema presidenziale: il presidente se lo elegge direttamente il popolo e non gli eletti dal popolo, non è forse il massimo della democrazia?

No, per l’Italia no.

Stanti le caratteristiche “antropopolitiche” del nostro corpo elettorale, la nostra storia recente e non, la nostra vocazione a farsi padroneggiare da un uomo (Lui) che, dotato per natura di doti eccezionali e magari anche di mezzi soverchianti, concede al popolo quei benefici di cui ha tanto bisogno e che finora non ha ottenuto dalla pletora dei partiti in conflitto tra loro, tutto ciò premesso siamo nel rischo massimo, e la destra lo sa bene.

Quante volte ci siamo cascati?

E poi si dimentica di aggiungere che nel sistema presidenziale il presidente eletto dal popolo è anche il capo del Governo.

Quindi una lotta estrema tra due aspiranti capi e poi chi vince piglia tutto.

Il pericolo massimo è alle porte.

Eppure ci si corre incontro con le solite tattiche di sempre.

La destra immediatamente compattata squaderna il suo programma (flat tax, migranti, pace fiscale, presidenzialismo …), il centrosinistra invece è sempre imbrigliato nella gestione delle beghe interne.

Così sui principali quotidiani: tre pagine di “scazzature” tra Letta, Calenda, Fratoianni, Di Maio, Conte … e poi invece per quanto riguarda il Polo, signore e signori, semplicemente l’esposizione del programma. Cioè cosa vogliamo fare per l’Italia e gli italiani se vinciamo le elezioni.

Lo  credo bene che non c’è gara.

Eppure è chiaro che tutti gli elementi di polemica all’interno del cento sinistra si sfarinerebbero come neve al sole intorno alla mezzanotte del 26 settembre prossimo venturo se la Meloni, Salvini ed i fasciolega riuscissero a fare il colpaccio.

Dove andrebbero a finire i distinguo tra Calenda e Renzi, tra Bonino e Letta, tra Bonelli e Di Maio …? Tutto in polvere in tre secondi.

Mentre scrivo apprendo che Calenda ha appena fatto saltare l’accordo di cinque giorni fa. Inutile dire che diamo uno spettacolo dove il minimo di accusa che possiamo prenderci è quella di inaffidabilità.

Gli antichi greci per celebrare le olimpiadi sospendevano le guerre in corso.

Le olimpiadi erano qualcosa in cui tutti si riconoscevano, un rito che non poteva essere vanificato pena il supremo il rischio massimo, per noi il cambio di Costituzione in senso presidenziale.

Credo che per noi comuni cittadini di “sinistra” l’obiettivo fondamentale sia sconfiggere la “destra”. Ma siamo sicuri che questo sia anche l’obiettivo per un politico di mestiere, per un leader appunto? Non penso. Stiamo rischiando il massimo: cambiamento della costituzione, portato avanti dai sostenitori di Orban, del fondamentalismo clericale polacco e dei franchisti di Vox e qui i grandi commentatori alla Della Loggia si sono subito calati i calzoncini.

Sarà mai possibile che non si trovino quattro, cinque punti qualificanti su cui siamo tutti d’accordo da opporre alle bandiere dei fasciolega, tali da interrompere le polemiche interne come i Greci facevano in occasione delle olimpiadi?

Non  è la retorica del “volemmose bbene” rispolverata ad ogni occasione importante, ma puro e semplice pragmatismo: se i sondaggisti dicessero che disuniti si vince sarei il primo a promuovere le lotte intestine, ma è vero il contrario.

Certo per noi comuni cittadini il primo obiettivo sarebbe sconfiggere la destra, ma la stessa cosa vale anche per i leaders? Non credo proprio o non lo credo più. Per i leaders il calcolo è conquistare il massimo possibile di POTERE PERSONALE.

Lottare per sconfiggere la destra e lottare per emergere come leader che ha subìto meno danni o si è salvato con una brillante affermazione personale non sono affatto la stessa cosa.

Per il primo obiettivo bisogna riuscire a fare il minimo comun denominatore (rinunciare ciascuno a un po’ di quello che c’è più caro in nome della speranza di vittoria collettiva), per il secondo la lotta non è contro l’avversario di destra, ma per forza di cose deve svolgersi nelle trame dilaniate della sinistra dove il nemico principale è proprio il soggetto politico più vicino a te. C’è qualcuno in grado di spiegarmi le profonde differenze di programma tra Italia Viva e Azione al di là dell’ipertrofia dell’Io dei loro leaders?

Il campo di battaglia anziché essere tutti uniti contro l’estrema destra diviene quello tra le forze che ti stanno accanto. Vale per tutti. Calenda ad esempio dove li cercherà i consensi tra i fans della Meloni? No, tra quelli di Renzi e del PD. Renzi chi penserà di smuovere gli elettori di Salvini? No, piuttosto quelli di Letta e così via.

Mentre nel Polo sono tutti schierati contro gli avversari politici dell’altra sponda, noi continuiamo con i dissensi interni, ma perché la lotta dei nostri leaders è interna. Limitare i danni individuali in una lotta che si dà per persa, questo sembra il nostro orizzonte e, certo, non porta lontano.

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Archiviato in:Politica

Info Stefano Bargellini

Stefano Bargellini, anni sessantotto, si è laureato nel 1976, con il massimo dei voti e lode, alla facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” di Firenze. Dopo un breve periodo di insegnamento, è stato dirigente amministrativo presso il comune di Pescia e funzionario in quello di Pistoia. E’ da alcuni anni in pensione, ma non ha mai smesso di studiare né di interessarsi ai problemi politici e sociali

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Interazioni del lettore

Commenti

  1. Gianpiero Bonichi dice

    10 Agosto 2022 alle 21:58

    Caro mio non perdi occasione per mancare un’analisi seria e obbiettiva delle responsabilità. Genericità, astrattezza e ogni erba un fascio. Ma ce lo spieghi perché di fronte a una destra coesa quell’imbecille del tuo segretario ha mandato all’aria l’alleanza con M5S al cui progetto lavorava da anni. Imbecille politico da allontanare allora quanto prima perché responsabile dell’inevitabile rotta politica. Gli ha preferito Calenda e gli ex Forza Italia con i risultati sotto gli occhi di tutti. La spiegazione di questa follia autolesionista se c’è è che il PD non guarda più a sinistra, è perso per la sinistra. Tutto ciò che capiterà se lo sarà meritato. Il male che le sue idiozie le sconteremo noi.

    Rispondi
  2. Stefano Bargellini dice

    12 Agosto 2022 alle 17:19

    Perché “il mio segretario” è democristiano. IO NO.

    Rispondi

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