• Passa alla navigazione primaria
  • Passa al contenuto principale
  • Passa alla barra laterale primaria
  • Accesso autori
  • Utilizzo dei Cookies
  • Privacy Policy

Solo Riformisti

Uno spazio aperto al confronto, civile e concreto, e un’occasione di riflessione. Per restare ancorati alla realtà, senza rinunciare agli ideali, per rifiutare le posizioni ideologiche, per riaffermare i valori democratici.

  • Solo Riformisti
  • Gli autori
  • Politica
  • Economia
  • Esteri
  • Cultura
  • Opinioni
  • Programma Toscana
  • Archivio articoli

Il riformismo e la Grande Guerra

Nel centenario della Grande Guerra, la Fondazione Turati ha pubblicato un volume, introduzione di Zeffiro Ciuffoletti, testi a cura di Andrea De Giorgio, per riflettere su un fenomeno che sconvolse il mondo e che favorì l’ascesa del fascismo, anche grazie alle divisioni socialiste e al mito della rivoluzione.

19 Marzo 2019 da Simone Fagioli Lascia un commento

È uscito (2019) nella collana Piccola biblioteca del Riformismo socialista, pubblicata dalla Fondazione Filippo Turati in collaborazione con Lucia Pugliese Editore – Il Pozzo di Micene e curata da Zeffiro Ciuffoletti, il secondo volume, dedicato al rapporto tra Riformismo socialista e Grande Guerra.

Il saggio – antologia è curato da Andrea de Giorgio e si avvale di una rilevante introduzione di Zeffiro Ciuffoletti che inquadra il rapporto non sempre facile tra socialismo e guerra.

 

Già la definizione non solo storiografica, ma anche politica e sociale di guerra, sottolinea Ciuffoletti, è densa di significati e l’area socialista sin dagli anni Ottanta dell’Ottocento si interroga non solo sulla guerra, ma anche sul militarismo, intesi come momenti del capitalismo superati con il trionfo del socialismo e di un più generale pacifismo.

In quest’ultimo senso va sottolineato il valido richiamo di Ciuffoletti a Ernesto Teodoro Moneta (1833-1918), patriota risorgimentale, garibaldino, pensatore stimato da Vilfredo Pareto, premio Nobel per la Pace nel 1907 ma fautore della guerra di Libia e interventista nel 1915.

Nella variegata galassia socialista europea in realtà c’erano posizioni più analitiche di un istintivo pacifismo, che ad esempio emergono in Italia con la richiamata guerra di Libia (la guerra italo-turca, non marginalmente prodromo alla Grande Guerra), dove già lo scontro tra “riformisti” e “rivoluzionari” si fa forte e drammatico: l’espulsione dal Partito Socialista di figure di rilievo (Bonomi, Bissolati, Cabrini. Podrecca) apre la strada a Mussolini, con spinte molto più rivoluzionarie e meno organizzate nell’ottica di un “partito” moderno.

Questo non toglie che il socialismo europeo fosse (pur non in maniera compatta) contrario alla “guerra”, con prese di posizioni precise e ben motivate:

 

Nel luglio del 1914 il leader socialista francese Jean Jaurès, poco prima di essere assassinato per la sua tenace opposizione alla guerra, espresse bene il clima di quei giorni: “Il pericolo maggiore dell’attuale momento non risiede nella reale volontà dei popoli, ma nel nervosismo che dilaga, nell’inquietudine che si diffonde, negli improvvisi impeti che nascono dalla paura, dall’incertezza acuta, dall’ansia prolungata. A queste folli paure le masse possono cedere, e non è detto che i governi non vi cedano” (3 luglio 1914).

 

In qualche modo, in una compagine europea non più compatta, il patriottismo, anzi si potrebbe parlare di nazionalismo – pur se nel 1912 a Bologna la Federazione giovanile socialista criticava l’idea (borghese) di Patriaconsiderandola superata – prende il sopravvento e dal 1914, pur con distinguo, le posizioni, anzi i legami, di antimilitarismo e pacifismo, che avevano fatto da collante nell’internazionale socialista si dissolvono.

In Italia dall’estate del 1914 emergono molteplici posizioni, con una sostanziale rottura del fronte riformista e uno slittamento sempre più marcato verso l’intervento, in uno scontro tra Partito, “Avanti” con Mussolini e gruppi dirigenti tra Parlamento e territorio.

In questo senso l’espulsione di Mussolini, ovvero dell’ala più intransigente del partito, non riannoda i legami pacifisti, in un paese che mette all’angolo le posizioni meno intransigenti, che nel lungo e imprevisto corso della guerra sono sempre più forti e evidenti, anche in uno scontro ideologico sulle posizioni ad esempio proprio di Filippo Turati in merito alla difesa nazionale, che si fa radicale dopo Caporetto e gli eventi in Russia.

 

La parte antologica del volume, curata da Andrea De Giorgio per la scelta dei testi e l’introduzione ai singoli brani riportati, mette in luce tutte queste anime del socialismo europeo, dal Congresso di Stoccarda del 1907 in poi.

E un aspetto rilevante proprio della parte antologica è l’ampio arco cronologico in cui sono distribuiti i testi scelti, con la corretta considerazione che la Grande Guerra non è un fatto episodico che si sviluppa solo con Sarajevo.

La storiografia più accorta e recente ha chiaro questo scenario, tuttavia, dato anche il valore formativo della collana – i volumi, agili, ben curati da un punto di vista tecnico, chiari nell’impostazione, possono anche essere proposti come strumenti didattici nelle scuole superiori e nell’università, nel 2018 era uscito Alle origini della sanità pubblica. I Riformisti e la medicina sociale, a cura di Gian Luca Corradi – è utile evidenziare il lungo respiro degli avvenimenti del 1914 (e l’antologia arriva poi sino al 1920), aspetto per il grande pubblico sempre salutare.

Se correttamente viene dato spazio a Filippo Turati, con testi sia del periodo bellico sia del dopoguerra, non manca un inquadramento nazionale e internazionale più ampio, anche con voci “scomode” che è corretto far parlare per una concreta comprensione degli eventi, come Benito Mussolini e Antonio Gramsci, che nell’ottobre del 1914 “dialogano” e si scontrano su un tema essenziale dell’area socialista: la neutralità dell’Italia, aspetto mai sopito nel dibattito anche dopo il 24 maggio 1915.

Scomodo anche l’intervento di Camillo Prampolini che nel 1917 alla Camera pone l’accento sul valore della difesa nazionale, in una visione generale certo contraria alla guerra, ma che può essere letta tra le righe come una più ampia autodeterminazione dei popoli, tema non certo lontano dalle idee del socialismo riformista.

Scomodi ancora ma di grande rilievo appaiono i brani di Friedrich Adler, che nel 1916 uccide il presidente del consiglio austriaco Karl von Sturgkh e che in tribunale, in un’autodifesa (sarà condannato a morte, pena poi commutata in 18 anni di carcere e infine amnistiato), che sintetizzano la complessità del pensiero socialista in merito non solo a quella guerra ma anche a una più generale visione del ruolo del socialismo nella società oltre la gravità della situazione che si andava mostrando o che già si era espressa:

 

Quello che io volevo non era impedire la guerra, ma conservare l’Internazionale, affinché essa potesse al momento opportuno adempiere alla sua funzione. Io dissi a me stesso: se la guerra sarà decisa dalla forza delle armi, la socialdemocrazia non potrà interporsi; se a parlare saranno i cannoni, a nulla servirà ad addolcirli la voce del papa e neppure la nostra. Per questo, per prima cosa, non abbiamo altro compito che quello di tenere fede ai nostri principi (Friedrich Adler, p. 79).

 

In questo senso il richiamo che Antonio Gramsci fa nell’ottobre del 1914 alla “funzione” del Partito Socialista nella società italiana – e l’autore evidenzia bene “si badi, e non del proletariato o del socialismo in genere” (p. 105) – è ancor più rilevante, in una lettura complessiva del riformismo socialista di fronte non solo alla guerra.

 

In tutti i casi la comoda posizione della neutralità assoluta non ci faccia dimenticare la gravità del momento, e non faccia che noi ci abbandoniamo neppure per un istante ad una troppo ingenua contemplazione e rinunzia buddistica dei nostri diritti (Gramsci, p. 110).

 

Il socialismo riformista e la Grande Guerra, a cura di Andrea De Giorgio. Introduzione di Zeffiro Ciuffoletti, Firenze, Fondazione F. Turati – Lucia Pugliese Editore – Il Pozzo di Micene, 2019. Collana Piccola biblioteca del Riformismo socialista – Temi. Pp. 215, 15 euro. Chi è interessato al volume può farne richiesta all’ufficio stampa della Fondazione Turati: g.gonfiantini@fondazioneturati.it

 

 

sf

 

Condividi:

  • Tweet
  • WhatsApp
  • Stampa

Archiviato in:Cultura Contrassegnato con: grande guerra

Info Simone Fagioli

Simone Fagioli (Pistoia 1967) è ricercatore di formazione antropologica. Collabora con enti pubblici e privati per ricerche sui temi della nascita e sviluppo dell’industria (metallurgica, mineraria, cartaria, tessile, ceramica), analisi dei processi produttivi preindustriali e industriali, storia d’impresa privata, sociologia e antropologia del cibo, uso pubblico della memoria, nonché gestione di archivi d’impresa e privati.

Post precedente: « In memoria di Marco Biagi
Post successivo: PD: che fare, dove andare? »

Interazioni del lettore

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Barra laterale primaria

Iscrizione alla newsletter SoloRiformisti

Inserendo i propri dati sarà possibile ricevere la nostra newsletter nella propria casella di posta elettronica.

Bastian contrario

La prima uscita

27 Febbraio 2023 | Il Bastian Contrario

Elly Schlein: “ La pace in Ucraina non si fa con le armi. Sosteniamo l’accoglienza, sbagliato aumentare le spese militari”.

Non c’è che dire.

La ragazza ci darà delle soddisfazioni.

Il paradosso ecologico della guerra

13 Marzo 2023 | Il tocco di Alviero

La trappola di Tucidide

24 Febbraio 2023 | Il tocco di Alviero

Per un pugno di PIL

13 Febbraio 2023 | Il tocco di Alviero

Salvi per un PIL

30 Gennaio 2023 | Il tocco di Alviero

Goodbye 2022 non ci mancherai

18 Gennaio 2023 | Il tocco di Alviero

Per chi suona la campanella

16 Dicembre 2022 | Il tocco di Alviero

Crisi continua

26 Novembre 2022 | Il tocco di Alviero

Trento Libera nos a malo (2 di 2)

12 Novembre 2022 | Il tocco di Alviero

Trento libera nos a malo (1 di 2)

12 Novembre 2022 | Il tocco di Alviero

Adda passà a nuttata (2 di 2)

17 Ottobre 2022 | Il tocco di Alviero

Ultimi commenti

  • RC su L’Italia e il fantasma della Nazione
  • Elisabetta Briano su Il sogno Schlein
  • Elisabetta Briano su Le due paci possibili
  • Sergio Giusti su La riforma fiscale della Meloni
  • daniela su Autonomia è responsabilità
  • Roberto su Ucraina: prima della “battaglia finale”
  • Ennio su Il sogno Schlein
  • MARCO POGGI su Ha vinto la Schlein. E allora?
  • Marco Mayer su Ha vinto la Schlein. E allora?
  • Manuela Carpinelli su Lettera aperta di una preside fiorentina
SoloRiformisti.it. Periodico di area riformista del Circolo SoloRiformisti. | E-Mail: redazione@soloriformisti.it