• Passa alla navigazione primaria
  • Passa al contenuto principale
  • Passa alla barra laterale primaria
  • Accesso autori
  • Utilizzo dei Cookies
  • Privacy Policy

Solo Riformisti

Uno spazio aperto al confronto, civile e concreto, e un’occasione di riflessione. Per restare ancorati alla realtà, senza rinunciare agli ideali, per rifiutare le posizioni ideologiche, per riaffermare i valori democratici.

  • Solo Riformisti
  • Gli autori
  • Politica
  • Economia
  • Esteri
  • Cultura
  • Opinioni
  • Programma Toscana
  • Archivio articoli

Il fiore del deserto

Il coronavirus colpisce tutto il genere umano, l’esistenza degli uomini nella loro vita quotidiana, le relazioni sociali, affettive ed economiche e questo ci offre la misura della nostra precarietà.

14 Aprile 2020 da Roberto Riviello Lascia un commento

Tranne quei pochi ancora viventi che, da giovani o da bambini, conobbero la seconda guerra mondiale, tutti noi siamo nati e vissuti in anni di pace e di continuo benessere. Le guerre che ci sono state in giro per il mondo negli ultimi settant’anni hanno soltanto sfiorato l’Italia e l’Europa; e le crisi economiche che si sono succedute a partire dal 1973 fino a quella del 2008 ci hanno colpiti anche duramente, ma non ci hanno mai ridotti alla fame.

I più anziani hanno visto o subito nel corso di questi anni l’inondazione di Firenze, devastanti terremoti, alluvioni, frane, stragi terroristiche. Ma, dopo questi tragici avvenimenti, la consapevolezza che si trattasse comunque di espisodi limitati nel tempo e circoscritti nello spazio, ci ha sempre permesso di superarli e di guardare fiduciosamente al domani.

Anche i lutti familiari, che prima o poi tutti incontriamo, possono essere accettati: vuoi con rassegnazione cristiana, vuoi con laico stoicismo. Le malattie, come pure la vecchiaia, fanno parte della vita stessa; e quindi, anche se ci fanno soffrire, alla fine siamo costretti a sopportarle e a farcene una ragione.

Ma una pandemia come questa dei nostri giorni, proprio in quanto “pan” (in greco, tutta) e “demos” (in greco, popolazione), ha dei caratteri di universalità e globalità per cui trascende le frontiere, i limiti geografici, le difese militari e sanitarie; e colpisce tutto il genere umano, l’esistenza degli uomini nella loro vita quotidiana, le relazioni sociali, affettive ed economiche.

Paradossalmente, se si ragiona solo in termini spaziali e non in base al numero delle vittime,  è più mondiale il Covid-19 della seconda guerra mondiale, che comunque lasciò l’intero continente americano intoccato.

E la grande scienza moderna, che pur si sta mobilitando in tutti i Paesi avanzati con i suoi migliori cervelli, si rivela uno strumento ancora inadeguato, al punto che sostanzialmente ci stiamo proteggendo con gli stessi rimedi dei secoli scorsi: distanziamento sociale e quarantena.

Non c’è dubbio che, oggi più che mai, abbiamo davanti il quadro, nitido, della nostra precarietà.

Allora non possiamo fare a meno di rileggere l’ultima (o penultima) possente lirica di Giacomo Leopardi, La ginestra o il fiore del deserto; scritta quando il poeta fuggì da Napoli, durante un’epidemia di colera, e si rifugiò con l’amico Ranieri nella villa Ferrigni, a Torre del Greco, sulle pendici del Vesuvio.

A Leopardi siamo soliti attribuire le etichette, imparate da ragazzi sui manuali scolastici, del “pessimismo storico” e del “pessimismo cosmico”. Ma per liberarci e liberare il poeta dai luoghi comuni, bisogna passare attraverso l’interpretazione che ne ha dato Giovanni Gentile, il massimo filosofo italiano del Novecento: “Il Leopardi preso per metà è il più nero dei pessimisti; preso tutto intero, è uno dei più sani e vigorosi ottimisti, che ci possano apprendere il segreto della vita operosa e feconda” (Leopardi e Manzoni,Opere,XXIV).

Gentile rivela che, oltre alla visione materialistica e negativa dello Zibaldone, nelle altre sue opere è presente una filosofia superiore (“ultrafilosofia”) anche se elaborata in forme poetiche; come avviene nei Canti che, per Gentile, sono un “piccolo libro, in cui un gran cuore parla a tutti i cuori, e li unisce…in un sentimento acuto della miseria innegabile della vita e della non meno innegabile azione dello spirito che affranca da ogni miseria e infonde la fede per cui si ha la forza di vivere”.

L’immagine solare della “odorata” ginestra che, nel finale della lirica, è destinata a soccombere sotto l’inevitabile eruzione del vulcano (“sotterraneo foco”), non rappresenta, dunque, la disfatta del genere umano, vittima della stessa Natura che l’ha generato. E’, invece, espressione dell’uomo che non si illude più sulla sua presunta illimitata potenza, e coraggiosamente può aprirsi: sia alla solidarietà (“tutti fra sé confederati estima/ gli uomini, e tutti abbraccia / con vero amor”); sia alla coscienza filosofica e religiosa della precarietà dell’esistenza (“ma più saggia, ma tanto / meno inferma dell’uom, quanto le frali/ tue stirpi non credesti/ o dal fato o da te fatte immortali”).

 

Condividi:

  • Tweet
  • WhatsApp
  • Stampa

Archiviato in:Apertura

Info Roberto Riviello

R.R. nel 1978 si è laureato in Filosofia nell'Università di Firenze ed ha sempre insegnato negli istituti secondari della Toscana. Ha scritto per la radio, il cinema e il teatro. Trascorre il suo tempo libero passeggiando in campagna. È appassionato di storia, arte e cucina.

Post precedente: « Cavalcando l’ippogrifo
Post successivo: La svolta autoritaria di Orban »

Interazioni del lettore

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Barra laterale primaria

Iscrizione alla newsletter SoloRiformisti

Inserendo i propri dati sarà possibile ricevere la nostra newsletter nella propria casella di posta elettronica.

Bastian contrario

La prima uscita

27 Febbraio 2023 | Il Bastian Contrario

Elly Schlein: “ La pace in Ucraina non si fa con le armi. Sosteniamo l’accoglienza, sbagliato aumentare le spese militari”.

Non c’è che dire.

La ragazza ci darà delle soddisfazioni.

Everything everywhere all at once

27 Marzo 2023 | Il tocco di Alviero

Il paradosso ecologico della guerra

13 Marzo 2023 | Il tocco di Alviero

La trappola di Tucidide

24 Febbraio 2023 | Il tocco di Alviero

Per un pugno di PIL

13 Febbraio 2023 | Il tocco di Alviero

Salvi per un PIL

30 Gennaio 2023 | Il tocco di Alviero

Goodbye 2022 non ci mancherai

18 Gennaio 2023 | Il tocco di Alviero

Per chi suona la campanella

16 Dicembre 2022 | Il tocco di Alviero

Crisi continua

26 Novembre 2022 | Il tocco di Alviero

Trento Libera nos a malo (2 di 2)

12 Novembre 2022 | Il tocco di Alviero

Trento libera nos a malo (1 di 2)

12 Novembre 2022 | Il tocco di Alviero

Ultimi commenti

  • RC su L’Italia e il fantasma della Nazione
  • Elisabetta Briano su Il sogno Schlein
  • Elisabetta Briano su Le due paci possibili
  • Sergio Giusti su La riforma fiscale della Meloni
  • daniela su Autonomia è responsabilità
  • Roberto su Ucraina: prima della “battaglia finale”
  • Ennio su Il sogno Schlein
  • MARCO POGGI su Ha vinto la Schlein. E allora?
  • Marco Mayer su Ha vinto la Schlein. E allora?
  • Manuela Carpinelli su Lettera aperta di una preside fiorentina
SoloRiformisti.it. Periodico di area riformista del Circolo SoloRiformisti. | E-Mail: redazione@soloriformisti.it