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Uno sporco gioco contro l’Occidente

La verità è che il mare di denaro ricevuto dal Qatar fa parte di una marea fetida di corruzione che contribuisce a promuovere un grande giuoco strategico, dannoso per tutti, nemico dell’Occidente.

23 Dicembre 2022 da Fiamma Nirenstein Lascia un commento

Dispiace dirlo, ma c’è corruzione e corruzione. Chi riceveva soldi dall’URSS per tradire e vendere il proprio favore, senza volerlo giustificare, almeno poteva immaginarsi che il sole dell’avvenire un giorno avrebbe fatto risplendere il suo comportamento. Anche la corruzione proveniente dal Qatar può indossare una veste dialogante, terzomondista, filo-islamica… Maria Arena oltre ad aver tessuto per scopi evidenti le lodi del Qatar, per esempio si è lasciata andare a twittare militanti dichiarazioni di sostegno alla causa palestinese e di condanna a Israele. Ognuno sceglie le sue ragioni e le sue giustificazioni. Ma la verità è che il mare di denaro ricevuto dal Qatar fa parte di una marea fetida di corruzione che contribuisce a promuovere un grande giuoco strategico, dannoso per tutti, nemico dell’Occidente. Concettualmente è rappresentato plasticamente dall’equivoco al-Jazeera, una rete ricchissima di infiniti messaggi, immagini, voci, che dovrebbe in teoria contribuire alla conoscenza e all’informazione, e che invece produce confusione e incitamento, tanto che chiuderla fu una delle richieste dei Paesi che nel 2017 chiusero i rapporti con Doha perché fomentava il terrorismo e la confusione, dissero.

E così è il Qatar: ospita il comando regionale del Pentagono alla base di al-Udeid e nello stesso tempo flirta col terrorismo travestito da fedeltà alla religione. Fra gli islamici stessi, molti direbbero che questa è una cinica pretesa. Per decenni, Doha ha tenuto le porte aperte, e come aperte, a comandanti talebani, ai terroristi Islamisti, ai miliziani africani di fazioni, guerriglie, scontri costati sangue innocente. Sono  tre i Paesi vicini che insieme all’Egitto hanno rotto ogni rapporto con Doha: essa ha nutrito la Fratellanza Musulmana dello Sceicco Yussuf al-Qaradawi che in Qatar ha trovato il suo palcoscenico. Quando La Fratellanza aveva vinto in Egitto, dopo la Primavera Araba manipolata a piacere da al-Jazeera, Mohamed Morsi capo della Fratellanza Musulmana, i cui fili si tirano a Doha e a Istanbul, ricevette dal Qatar un prestito di 7 miliardi e mezzo di dollari.

Hamas (un ramo della Fratellanza) è ospite fisso del Qatar, che ne ospita i leader a casa sua, Ismail Hanyie ne ha fatto la sua lussuosa magione; da qui, durante e dopo le guerre ricorrenti, si ricevono valige stracolme di dollari: questo è a volte apparso come un gesto umanitario. Ma il rapporto con Hamas, e Shimon Peres lo disse chiaro, è un rapporto strategico che tiene alta la tensione in tutto il Medio Oriente e  la fa galleggiare nell’odio e nel sangue dei continui attentati a cittadini israeliane. La pretesa di un’attività umanitaria mette in relazione Doha con ONG e centri di assistenza, e questo è simile a quanto accaduto con l’Afghanistan: prima i Talebani aprirono un ufficio politico come Hamas a Doha nel 2013, e poi, dopo che nella tragedia hanno ripreso il potere, il Qatar ha accolto, ironia della sorte, i diplomatici americani in fuga che fuggivano dall’Afghanistan. Così lavora Doha, una tecnica formidabile, un metodo di lavoro unico al mondo, l’onnipresenza sul fronte dei cattivi, e pacche sulle spalle coi buoni. Il Qatar è anche accusato (dagli americani) di ospitare membri della Guardia Rivoluzionaria iraniana, la IRGC. Nel febbraio del 2022, a Doha sono stati firmati 14 accordi bilaterali fra il residente iraniano Ebraihim Raisi e l’emiro Tamim bin Hamad Al Thani per l’economia il commercio e il turismo. Quando le autorità argentine sapendo che il vicepresidente degli affari economici iraniani Mohsen Rezai era a Doha richiesero che fosse fermato per l’esplosione dell’AMIA , 86 morti e 300 feriti, a Buenos Aires, il governo di Doha preferì ignorare la richiesta.

L’Emiro ha risposto a chi critica il rapporto coi gruppi terroristi parlando alla CNN nel 2014 che “c’è differenza fra movimenti… In America appaiono tutti eguali, da noi invece no”: ma quando l’Arabia Saudita, gli Emirati e altri governi mediorientali hanno criticato Doha e rotto i rapporti addirittura chiudendo fuori dei propri confini i qatarini non hanno fatto differenze “per proteggere la loro sicurezza nazionale dai rischi del terrorismo e dell’estremismo”. Fra le richieste per chiudere il conflitto, quella di chiudere al-Jazeera e di smettere di finanziare Hamas, al-Qaeda, gli Hezbollah, la Fratellanza Musulmana. I finanziamenti qatarini sono astuti: naturalmente i governanti non c’entrano niente, sono i privati che bizzarramente decidono di finanziare a piacimento gruppi terroristici, si legge. Sono tanti donatori, e ricchi. Per esempio fa specie leggere del trasferimento della cifra di 600mila dollari a al-Qaeda, la cifra è riportata da una lista che da un sacco di altri nomi e cifre, e lo racconta rimproverando il Qatar e chiedendo di frenare queste attività il dipartimento del tesoro americano nel 2013. Una marea di soldi per far saltare per aria il nostro mondo. E non se n’era mai accorto nessuno.

 

(articolo già pubblicato da Il Giornale e ripreso con il consenso dell’autore)

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