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Solo Riformisti

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Salvini, re del marketing

La potenza di un piatto di bucatini. Ecco come Salvini organizza il consenso. Una strategia comunicativa che tende a raffigurarlo come “uno di noi”.

8 Maggio 2019 da Stefano Baccelli Lascia un commento

Astro nascente della politica, il capitano, il soggetto capace di trasformare un partito  secessionista in forza nazionale, l’animale politico che in pochi mesi ha raddoppiato i consensi nei sondaggi. Tutto questo e molto altro è Matteo Salvini. Da dieci mesi è l’uomo forte del Governo Italiano, niente meno che il vice presidente del consiglio e ministro dell’Interno. Da lui dipendono la Polizia di Stato, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco e i prefetti. Egli è inoltre componente del Consiglio supremo di difesa. Al suo ministero è affidata la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica e coordinamento delle forze di polizia.

Il Potere in persona, si potrebbe definire, che però non si distingue per i successi ottenuti dalle misure adottate, per la verità ben miseri, ma per la sua presenza pressoché fissa su Twitter, Instagram, Facebook e altri Social vari ed eventuali.

Non occorre essere particolarmente perspicaci per capire che con un uso spregiudicato di questi mezzi si possa raccogliere consenso in quantità industriale, quasi maggiore di quello che un tempo si otteneva tramite le clientele.

Resta da vedere se tale consenso sia effimero o duraturo, ma la sbornia collettiva ostacola al momento una riflessione in merito.

E così, l’ineffabile super ministro, consigliato e supportato dai suoi spin doctor, spesso pagati con i soldi dei contribuenti, agisce e si esprime. Lo possiamo, per esempio, osservare alle prese con una bomba apparentemente più calorica che comunicativa: con tanto di immagine in tempo reale del piatto fumante, che annuncia pubblicamente come il ministro affronti dei bucatini conditi con un ragù industriale e accompagnati da un bicchiere di rosso di una specifica cantina. La pasta del Capitano verrebbe da dire .. E infatti lo sguardo si incanta nel groviglio di pasta bisunta, tra la carne macinata della sugaglia. I bucatini con il ragù del supermercato, nel piatto di chi occupa la carica che fu di Parri, De Gasperi, Cossiga e Scalfaro. A dirla così sembrerebbe una operazione che se ne infischia del senso del ridicolo, in realtà risponde a canoni ben precisi e sorprendente efficacia.

Gli italiani, contrariamente ai luoghi comuni, amano essere associati agli spaghetti, come sapientemente ci faceva capire tanti anni fa anche il grande Alberto Sordi. Insomma Salvini, vuole sembrare uno di noi cui affidare il nostro consenso a prescindere.

Cosa ci importa se invece di lavorare al Viminale passa le giornate a fare selfie? E noi forse non li facciamo?

Sulla stessa lunghezza d’onda, la scena della “Nutella”, senz’altro meno intrigante rispetto a quella del “burro”, nella celeberrima interpretazione di Marlon Brando, ne “L’ultimo tango a Parigi”.

Davvero emblematica quella fetta di pane con la famosa crema spalmabile, addentata a Santo Stefano dal ministro in faccia a tutti gli italiani, mentre si aveva notizia dell’assassinio del fratello di un ‘ndranghetista pentito a Pesaro, peraltro sotto protezione dello Stato e quindi sotto la responsabilità dello stesso Salvini.

Secondo Morisi, il guru del capitano, questo sono gli italiani, al netto di allergie e intolleranze alimentari, una massa indistinta che si riconosce ancora nei peti e nei rutti della commedia sexy di Alvaro Vitali e Lino Banfi.

Riguardo la figura di Salvini ci potremmo soffermare sulle sue contraddizioni, per esempio che, nella sua idea di Europa, sceglie di riconoscersi con le istanze del premier ungherese Viktor Orban e la leader del Rassemblement National francese Marine Le Pen, che proclamano il ripristino dell’autonomia e dell’indipendenza statale e quindi la negazione dell’Europa intesa come qualcosa che unisce.

Eppure Orban non vuole rompere con il Partito popolare europeo e spera di evitare l’espulsione. Salvini dal canto suo vorrebbe scardinare il Ppe e portarlo dalla sua parte, fuori dall’orbita socialista del Pse (con cui la formazione di centro ha governato in questi anni). Poi c’è Marine le Pen, i cui ambienti la descrivono come infastidita dal protagonismo di Salvini, che è sempre più attore centrale del sovranismo europeo, dato che, per esempio, diversamente da Orban, ha in Europa, alleati fuori dal Ppe. Sintetizzando anche in fatto di alleanze internazionali, il nostro, appare in preda alle contraddizioni.

Salvini non è preoccupato di questo. A lui interessa che il consenso cancelli dalle menti ogni dubbio nei suoi confronti da parte degli aficionado.

Così da poter tranquillamente dichiarare tolleranza zero all’abusivismo, ma allo stesso tempo non muovere un dito contro l’occupazione abusiva da parte di Casapound di un enorme palazzo di Roma, con le relative bollette milionarie inevase dai medesimi camerati.

Oppure l’ineffabile ministro può dichiararsi non fascista e accettare di farsi scrivere una biografia autorizzata da una casa editrice dichiaratamente fascista. E ancora, propagandare la legittima difesa, intesa come il diritto dei cittadini di armarsi per difendersi dai malavitosi, senza che si faccia notare che la proposta del  “fai da te” provenga da un ministro che, come dicevamo in apertura, ha come competenza primaria la difesa della sicurezza dei cittadini, ovviamente tramite un adeguato controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine, peraltro poco pagate e carenti di uomini e mezzi.

Eppure nonostante gli insuccessi del Governo su tutti i fronti, che non stiamo qui ad elencare, la popolarità di Salvini pare inarrestabile. In questi mesi, ovvero da quando è al Governo, il capo della Lega ha sfondato il muro dei 3 milioni di seguaci su Facebook, superando di slancio la Merkel (2,5 milioni), Marine Le Pen (terza, con 1 milione e mezzo) e tutti gli altri leader europei, nettamente sotto il milione di follower. E “Vinci Salvini”, un concorso dall’apparenza ridicolo, è già alla seconda edizione!

“Trump ha 22 milioni di follower» puntualizza con orgoglio il suo spin doctor Morisi «ma Matteo lo batte in fatto di engagement, di coinvolgimenti con il proprio pubblico: 2,6 milioni in una settimana contro 1 milione e mezzo. È vero che in Italia i telefonini si sono sviluppati prima che negli Stati Uniti (abbiamo 46 milioni di utenti unici), ma lì c’è una popolazione cinque volte la nostra e Trump è il presidente”. In Italia, nell’ottobre 2018, Matteo Salvini è nettamente in testa per numero di follower su Facebook con 3 milioni 233 mila, seguito da Luigi Di Maio (2 milioni 100 mila), Beppe Grillo (2 milioni 16 mila), Alessandro Di Battista (1 milione 570 mila), Matteo Renzi (1 milione 128 mila), Silvio Berlusconi (1 milione 56 mila), Giorgia Meloni (967 mila) e Giuseppe Conte (758 mila): un buon risultato, visto che fino a giugno il segretario della Lega era semisconosciuto al grande pubblico. Salvini è seguito da 1 milione di persone su Twitter e da 700 mila su Instagram. “Twitter è molto osservato dagli addetti ai lavori – spiega Morisi – ma il popolo lo raggiungi con Facebook, che in Italia è seguito da 31 milioni di persone”.

Ora però sembra che arrivino gli anticorpi: proprio lo scorso 12 Maggio sono state chiuse 23 pagine Facebook di fake news e profili falsi, metà delle quali a favore di Lega e M5S.

Chissà se “prima gli italiani” scopriranno, presto o tardi, che invece di smanettare e fare il tifo per una fazione o l’altra, a seconda del colore o presunto tale, sia perfino meglio affidarsi a persone qualificate e capaci di governare?

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Archiviato in:Politica Contrassegnato con: salvini

Info Stefano Baccelli

Classe 1955, giornalista iscritto all’Albo professionale dal 1982. Già dipendente della Pubblica Amministrazione, ha svolto per molti anni il ruolo di economo nella Rsa Villone Puccini, per poi passare all’area della Comunicazione dell’Azienda Usl pistoiese. E’ stato tra i soci fondatori della Cooperativa Giornalistica “Settegiorni” e direttore responsabile dell’omonima rivista settimanale. Dal 1990 agli inizi degli anni 2000 ha ricoperto il ruolo di responsabile dell’ufficio stampa della Cgil di Pistoia e dal 2000 svolge il medesimo incarico alla Pistoiese Calcio. E inoltre autore dei libri: “Ho vinto”, intervista ad un malato terminale, “il Nonno”, libro/intervista sulla vita di un noto imprenditore, “Memorie”, pubblicazione storica per i 100 anni dello SPI/CGIL e “Barile tra storia e leggenda”, dedicato ad un borgo alle porte di Pistoia.

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