È molto più facile, adesso, immaginare come Hitler scatenò in Polonia la Seconda Guerra Mondiale mentre l’Inghilterra e la Francia balbettavano il sogno fallito della pacificazione. Lo è, perché l’ipocrisia ha indossato la veste classica della paura della “escalation” e dell’incitazione alla pace; è di moda chiederla ovunque solo a Israele, che dall’inizio di questa storia, il 7 di ottobre, è sempre stata aggredita e si è limitata a difendersi.
L’escalation è stata tutta nelle mani dell’Iran, l’ha costruita con dedizione e miliardi da decenni fino al 7 ottobre, ma su questo, silenzio. Non si sente una parola impegnativa, non si vede un dito levato sulle vere responsabilità, sulla necessità di fermare i veri assassini, sulla lunga preparazione della loro dichiarata intenzione omicida, sul rischio che comportano per tutti, sull’alleanza che l’Iran ha messo in piedi, sul fatto che Putin gli ha messo in mano aiuti militari specie nel fatale campo cyber, usando i droni iraniani contro l’Ucraina.
L’Iran sta per attaccare Israele: e nessuno cita le riunioni strategiche a Mosca fra Putin, Iran, Hezbollah, Hamas. Non si preparava là l’escalation? Adesso l’Iran prepara tutti i suoi missili e altro, si organizza perché quelli che si lanciano da 1800 km di distanza o quelli balistici arrivano solo dopo ore, e quindi, identificabili in tempo, sono meno pericolosi. Così, rafforza sotto gli occhi di tutti l’organizzazione sui suoi fronti vicini, il Libano, la Siria… si espande tranquillo, la visita del ministro degli esteri giordano al ministro degli esteri iraniano in queste ore non fa alzare un sopracciglio, tutti ignorano anche il gigantesco tunnel fra l’Egitto e Gaza, sul Confine di Filadelfia, che spiega quanti uomini, materiali, armi, sono arrivati a Hamas, e indovinate chi è il mittente.
Gli americani capiscono, che qui può esplodere il mondo, e quindi stanno mandando undici navi militari, aerei da guerra, missili, e questo è un bene. Ma più di tutto sarebbe necessario sentire che l’alleanza occidentale è audace, diretta, a 360 gradi, che dichiari che Israele non si tocca perché è l’aggredito e non l’aggressore, perché è un Paese genuinamente democratico, piccolo ma geniale, carico di una tradizione plurimillenaria che è di tutta, una nave di preziosi scienziati, sportivi, artisti, soldati, scrittori minacciati da 75 anni da forze fasciste e comuniste trascinate dentro un viluppo messianico islamista omicida, di cui Ismail Haniyeh è stato un protagonista pericoloso per tutto il mondo libero. Coraggio.
Questa è una guerra di sopravvivenza, di libertà, e di vita per tutti. Non si deve permettere che sia messa a rischio da un’ideologia per cui dopo il 7 ottobre Haniyeh disse “abbiamo bisogno del sangue dei bambini delle donne e dei vecchi per risvegliare il nostro spirito rivoluzionario” la zattera su cui si sono slavati dallo sterminio di massa i sopravvissuti della strage europea e cristiana per dare vita a uno stato democratico e libero. Il parlamento iraniano stesso si è gloriato ieri di essere pronto a una vendetta terribile, al di là di ogni previsione, che non conoscerà imiti e si avventerà sui civili. Dati i precedenti del 7 ottobre, possiamo immaginare, come dice Erdogan ancora a pieno titolo nella Nato, come hanno dichiarato anche gli Hezbollah, gli Houty, gli sciiti iracheni che per queste forze stia arrivando l’ora X, distruggere Israele.
Come possono i Paesi civili non approvare l’azione di guerra di Israele contro un terrorista assassino capo di Hamas, come possono invocare l’appeasement con chi si è macchiato di stragi in tutto il mondo, di impiccagioni in piazza di ragazzi condannati per dissenso o omosessualità, che paga bande di delinquenti (una scoperta in Inghilterra, una in Francia) per organizzare terrorismo in tutto il mondo? L’Iran adesso è alla testa di un gabinetto di guerra con tutti i suoi amici: se a questo gabinetto di guerra non verrà lanciato un avvertimento sul campo, che non chieda l’appeasement che non si può avere, ma la minaccia di sconfitta totale che deve essergli inflitta, minaccerà tutto il mondo. Ed è strano, ma da Gerusalemme la sensazione è che la più semplice delle cose da comprendere, che c’è un fronte del male pericoloso per tutti in armi contro il bene, sfugga alla comprensione dell’Occidente.
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