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Solo Riformisti

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Per non dimenticare

Dalla lettera di addio del giovanissimo Chaim, prigioniero nel campo di Pustkòv, uscita dal lager grazie all'aiuto di un contadino. "Se il cielo fosse bianco di carta" è espressione derivante dal Talmud. Il testo è stato ripreso e messo in musica da Ivan Della Mea

31 Gennaio 2021 da Redazione Solo Riformisti Lascia un commento

Se il cielo fosse bianco di carta

e tutti i mari neri d’inchiostro

non saprei dire a voi, miei cari,

quanta tristezza ho in fondo al cuore,

qual è il pianto, qual è il dolore

intorno a me.

 

Si sveglia l’alba nel livore

di noi sparsi per la foresta,

a tagliar legna seminudi,

coi piedi torti e sanguinanti;

ci hanno preso scarpe e mantelli,

dormiamo in terra.

 

Quasi ogni notte, come un rito,

ci danno la sveglia a bastonate;

Franz ride e lancia una carota

e noi, come larve affamate,

ci si contende unghie e denti

l’ultima foglia.

 

Due ragazzi sono fuggiti:

ci hanno raccolto in un quadrato,

uno su cinque han fucilato,

ma anche se io non ero un quinto

non ha domani questo campo…

ed io non vivo…

 

questo è l’addio

a tutti voi, genitori cari,

fratelli e amici,

vi saluto e piango.

 

Chaïm

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