• Passa alla navigazione primaria
  • Passa al contenuto principale
  • Passa alla barra laterale primaria
  • Accesso autori
  • Utilizzo dei Cookies
  • Privacy Policy

Solo Riformisti

Uno spazio aperto al confronto, civile e concreto, e un’occasione di riflessione. Per restare ancorati alla realtà, senza rinunciare agli ideali, per rifiutare le posizioni ideologiche, per riaffermare i valori democratici.

  • Solo Riformisti
  • Gli autori
  • Politica
  • Economia
  • Esteri
  • Cultura
  • Opinioni
  • Programma Toscana
  • Archivio articoli
“Unire i riformisti” oggi è possibile. Una risposta alle puntualizzazioni di Martelli. Serve un riformismo radicale per rompere le incrostazioni e le corporazioni presenti in Italia. E si deve cominciare dall’individuo e dal suo senso di libertà e responsabilità.

Il riformismo del XXI secolo

“Unire i riformisti” oggi è possibile. Una risposta alle puntualizzazioni di Martelli. Serve un riformismo radicale per rompere le incrostazioni e le corporazioni presenti in Italia. E si deve cominciare dall’individuo e dal suo senso di libertà e responsabilità.

17 Aprile 2021 da Mauro Grassi 2 commenti

Martelli con la sua solita arguzia, che non ha perso in questi anni di forzato allontanamento dalla politica attiva, dice due cose sensate sulla iniziativa “Unire i riformisti” animata da varie personalità, associazioni e circoli, e uomini di cultura.

La prima che, storicamente parlando, il riformismo è stato in Italia prevalentemente di matrice socialista sia nella fase della opposizione che in quella di governo insieme alla Dc e agli altri partiti laici come il Pri. Il riformismo si opponeva all’idea comunista di superamento del capitalismo e ammetteva la possibilità di trasformare il sistema “dal di dentro”.

La seconda che, entrando nel merito, per unire i riformisti bisogna avere chiaro un Programma strategico che indichi almeno le principali linee di azione che si vogliono aprire per cambiare il paese. Dire essere riformisti vuol dire poco se non si capisce per fare cosa. Si rischia di richiamarci al “cambiamento” come filosofia di esclusivo movimento senza contenuto. A questa Filosofia appartiene appunto l’esperienza di Renzi.

Sono due considerazioni condivisibili. Ma occorre andare “oltre”. Sulla prima considerazione non c’è molto da dire. Il comunismo non c’è più. Neppure come credibile proposta. Almeno in occidente. A sinistra il socialismo in tutte le salse in cui lo vogliamo declinare ha vinto. E quando la sinistra governa lo fa in nome e con gli strumenti del socialismo democratico. Oggi richiamare il riformismo, e alludere ai principi liberaldemocratici, significa voler andare oltre quella esperienza. E andare oltre non verso nostalgie comuniste e stataliste, non mai sopite anche se si ammantano di nuovi paradigmi ambientalisti e comunitaristi, ma verso impostazioni che riscoprono la vena rivoluzionaria del liberalismo in un contesto infiacchito da assistenzialismo e pratiche collettivistiche.

Quindi nessuno pensa di “riandare” a Zanone e ai liberali italiani. Ma piuttosto di riscoprire la vena rivoluzionaria del pensiero di Hayek, che appare oggi una frusta violenta contro certo capitalismo realizzato, e la vena solidaristica di Rawls che parla di coesione in un contesto di libertà e responsabilità individuale.

Sulla seconda considerazione, anche qui, non si può che convenire. Unire i riformisti deve servire a lanciare una nuova prospettiva per l’Italia. E qui sarebbe bene, sulle grandi partite aperte, lanciare uno slogan: cioè “un grido di battaglia”.

C’è da lavorare e sarebbe bene che i nostri eroi cominciassero a costruire un contenitore credibile in modo da chiamare i migliori cervelli a lavorare per costruire un “Programma Riformista”. Non le solite parole sul valore intrinseco del cambiamento per il cambiamento, qui ha ragione Martelli, ma parole forti su cosa buttare via e su cosa mettere di nuovo sulla “macchina Italia”. Per liberarla dalle zavorre e farla finalmente andare alla velocità delle altre macchine europee.

Non è difficile pensare ai punti di attacco di una strategia riformista. Basta capire che, oggi in Italia, il riformismo o è radicale o non è. Troppe sono le incrostazioni e le corporazioni presenti da inficiare qualunque vagito di riformismo debole.

Da dove cominciare? Difficile dirlo. Ma un punto mi sembra prioritario su tutto il resto. Il Riformismo vero, di stampo liberaldemocratico, non può che cominciare dall’individuo e dal suo senso di libertà e responsabilità. Lo Stato, la società, il rispetto, la solidarietà, le leggi sono strumenti importanti per la vita dell’uomo. Insostituibili. Ma a sostegno di questa “impalcatura complessa” che si è storicamente determinata nei secoli c’è e ci deve essere l’individuo.

Con la sua forza, la sua voglia di cambiare il mondo in cui vive, con le sue idee e la sua voglia di impegnarsi e di misurarsi nella società in cui vive. Questa forza sta riemergendo dal basso. Sta mettendo in discussione Stati e società consolidate. Si tratta di vedere se prevarrà uno sbocco distruttivo e antisociale, come sta accadendo in molti aspetti della vita collettiva e come propugnano molti movimenti che si rifanno ai principi della destra antisocialista, oppure se potrà prevalere un approccio contrattualistico che vede nell’individuo il costruttore di una socialità più forte perché più motivata e scelta.

Allora riformismo e liberaldemocrazia diventano in questo contesto non più parole vuote. Slogan senza contenuti. Ma diventano una strada per uscire dalla crisi della sinistra, condannata nel mondo a rappresentare lo status quo e la conservazione, verso nuovi modelli più dinamici in grado di tenere assieme libertà e responsabilità, merito e bisogno, impegno e solidarietà. C’è una sinistra nuova da costruire. Possiamo chiedere a Martelli, come ai tanti che vengono da una lunga storia, di non fermarsi a guardare indietro ma aiutarci ad andare avanti?

 

Condividi:

  • Tweet
  • WhatsApp
  • Stampa

Archiviato in:Apertura

Info Mauro Grassi

Mauro Grassi. Nato e residente a Firenze 68 anni. Laureato in statistica e in economia a pieni voti. E' stato Direttore di ricerca all'Irpet (Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana) fino al 2000. Quindi Direttore Generale della Regione Toscana fino al 2011. Dopo una breve esperienza di Assessore all'Ambiente e all'Urbanistica al Comune di Livorno ha svolto dal 2013 incarichi di direzione presso il Ministero delle Infrastrutture e la Presidenza del Consiglio (Direttore di #Italiasicura). Attualmente svolge attività di Consulenza in campo ambientale.

Post precedente: « Chi non lavora non fa consumi
Post successivo: Il primato delle donne e il mito dei Mosuo »

Interazioni del lettore

Commenti

  1. Cosimo Longo dice

    12 Aprile 2021 alle 10:14

    Sono completamente d’accordo sulla tua analisi politica e concettuale di riformismo. È giunto il momento per dare una svolta alla politica ed unire i riformisti sarebbe il primo passo da fare.

    Rispondi
    • mauro grassi dice

      13 Aprile 2021 alle 14:25

      purtroppo c’è una “esigenza oggettiva” ma mancano leader credibili in grado di “far partire” il progetto. Troppo abituati, almeno fino ad oggi, a guardarsi solo l’ombelico….. e a godere di questo

      Rispondi

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Barra laterale primaria

Iscrizione alla newsletter SoloRiformisti

Inserendo i propri dati sarà possibile ricevere la nostra newsletter nella propria casella di posta elettronica.

Bastian contrario

La prima uscita

27 Febbraio 2023 | Il Bastian Contrario

Elly Schlein: “ La pace in Ucraina non si fa con le armi. Sosteniamo l’accoglienza, sbagliato aumentare le spese militari”.

Non c’è che dire.

La ragazza ci darà delle soddisfazioni.

Il paradosso ecologico della guerra

13 Marzo 2023 | Il tocco di Alviero

La trappola di Tucidide

24 Febbraio 2023 | Il tocco di Alviero

Per un pugno di PIL

13 Febbraio 2023 | Il tocco di Alviero

Salvi per un PIL

30 Gennaio 2023 | Il tocco di Alviero

Goodbye 2022 non ci mancherai

18 Gennaio 2023 | Il tocco di Alviero

Per chi suona la campanella

16 Dicembre 2022 | Il tocco di Alviero

Crisi continua

26 Novembre 2022 | Il tocco di Alviero

Trento Libera nos a malo (2 di 2)

12 Novembre 2022 | Il tocco di Alviero

Trento libera nos a malo (1 di 2)

12 Novembre 2022 | Il tocco di Alviero

Adda passà a nuttata (2 di 2)

17 Ottobre 2022 | Il tocco di Alviero

Ultimi commenti

  • RC su L’Italia e il fantasma della Nazione
  • Elisabetta Briano su Il sogno Schlein
  • Elisabetta Briano su Le due paci possibili
  • Sergio Giusti su La riforma fiscale della Meloni
  • daniela su Autonomia è responsabilità
  • Roberto su Ucraina: prima della “battaglia finale”
  • Ennio su Il sogno Schlein
  • MARCO POGGI su Ha vinto la Schlein. E allora?
  • Marco Mayer su Ha vinto la Schlein. E allora?
  • Manuela Carpinelli su Lettera aperta di una preside fiorentina
SoloRiformisti.it. Periodico di area riformista del Circolo SoloRiformisti. | E-Mail: redazione@soloriformisti.it