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Crisi e economia

Come evolverà la situazione economica in questo quadro di incertezza politica? Le previsioni non sono positive ed entro il 15 ottobre deve essere inviata alla CE una bozza della legge di bilancio.

19 Agosto 2019 da Alessandro Petretto Lascia un commento

La crisi politica è ormai deflagrata, subito dopo Ferragosto il Senato voterà la mozione di sfiducia al governo e inizierà una convulsa fase istituzionale dagli esiti molto incerti. L’unica evoluzione che sembra certa è che si voterà prima possibile, ma non si sa con quale governo in carica per il disbrigo degli affari correnti. Alla domanda su come la situazione economica evolverà in questo quadro di incertezza non è possibile dare una risposta univoca, è invece utile considerare le diverse circostanze che influiranno in prospettiva. Si tratta di considerare in contemporanea (i) l’attuale situazione dell’economia italiana, (ii) lo scenario dell’economia europea e internazionale, (iii) l’andamento tendenziale della finanza pubblica, (iv) il timing istituzionale che scaglionerà gli impegni sui conti pubblici dell’Italia. Sono quattro temi che, è bene dirlo, non depongono a favore di un quadro economico positivo a fine 2019 e per il 2020.

La situazione dell’economia italiana, a metà 2019, è di tipo stagnazione tendente a peggiorare. Tutti gli indicatori, dal PIL, alla produzione industriale e gli investimenti, agli indici di fiducia degli agenti economici concorrono a disegnare un quadro a fosche tinte. Una crisi politica dal carattere così conflittuale non può che incidere negativamente sulle aspettative delle imprese che, come minimo, rinvieranno i progetti di investimento. I consumatori, ormai molto attenti al profilo dell’economia, saranno indotti a scaglionare nel tempo i consumi durevoli (auto, elettrodomestici, interventi di manutenzione degli immobili, ecc.). Investimenti e consumi tenderanno a flettere e quindi le prospettive della domanda interna sono non positive.

Anche la domanda estera è motivo di preoccupazione, data la debolezza della crescita in Europa e segnatamente della Germania, la cui produzione industriale è stagnante o in calo da alcuni mesi. La guerra dei dazi e valutaria tra U.S.A. e Cina, che induce le due grandi potenze economiche a favorire le loro produzioni nazionali, la Brexit, che soffoca l’economia britannica, complicano ulteriormente il quadro. Il sistema monetario internazionale è in fibrillazione: la pretesa “sovranista” del Presidente Trump di condizionare il governatore della FED nella determinazione al ribasso del tasso di interesse può aprire scenari sconvolgenti dato che destabilizza le aspettative modificando le condizioni del mercato monetario in base alle quali agisce la FED, aprendo ad una possibile fase di decisa ripresa inflazionistica. Viceversa la mossa di Draghi di riprendere gli acquisti di titoli sovrani per immettere nuova liquidità nel sistema bancario, per quanto utile, indica che l’economia dell’Eurozona non riesce ancora a stare su con le proprie gambe. E questo i mercati lo percepiscono perfettamente, per cui è possibile che gli effetti del nuovo Quantitative easingsiano meno efficaci che nel 2014, quando la mossa fu a sorpresa.

La situazione della finanza pubblica italiana è cristallizzata dalla legge di assestamento del bilancio, votata prima dell’estate, dal Senato (non ancora dalla Camera), con la quale, ponendo il deficit per il 2019 al 2%, il governo ha evitato, utilizzando tutti i risparmi di spesa possibili, la procedura di infrazione per debito eccessivo, da parte della CE. Protagonista non del tutto occulto di questa operazione è stato il Presidente della repubblica con una decisa moral suasion, quando Salvini e Di Maio, in qualche modo, si sono dissociati non partecipando al CdM che varava la legge. Si è trattato di una naturale ricaduta del DEF presentato a maggio alla CE, che, delle riforme avventuristiche del governo giallo-verde, di fatto incamerava solo il reddito di cittadinanza e quota 100. I problemi si presentano drammatici per il 2020 e il 2021, quando, per evitare gli aumenti di IVA e accise della “famosa clausola di salvaguardia”, occorreranno circa 23 miliardi di euro in più dei 4,5 già previsti per rimanere nei vincoli del DEF che pongono il deficit 2020 all’1,8% e di qualche altro obbligo a legislazione vigente. Se aggiungono solo due delle misure sbandierate, rispettivamente dalla Lega (la flat tax, 15 miliardi) e dal M5S (salario minimo finanziato con decontribuzione, 5 miliardi), si arriva ad una cinquantina di miliardi da reperire nel 2020. Questo quadro finanziario è ben presente alle autorità monetarie europee, ai mercati e alle agenzie di rating, tanto che lo spread rispetto ai rendimenti dei bund decennali tedeschi oscilla, in agosto, dai 210, prima della crisi, ai 240, dopo l’inizio della crisi, punti base. Di conseguenza, Il sistema bancario è, malgrado gli sforzi e anche i relativi progressi conseguiti, in sofferenza a causa della perdita di valore dei propri asset di titoli del debito pubblico, che hanno rendimenti con differenziali molto alti e quindi prezzi molto bassi.

Il calendario extra-crisi delle scadenze istituzionali di finanza pubblica, prevede i seguenti adempimenti. L’approvazione da parte della Camera alla riapertura a metà settembre della legge di assestamento. Entro il 27 settembre la presentazione della Nota di aggiornamento del DEF (NADEF), contenente le nuove previsioni sull’andamento dell’economia e la cornice di finanza pubblica su cui costruire la legge di bilancio 2020-2023. Entro il 15 ottobre deve essere inviata alla CE una bozza della legge di bilancio con i principali numeri relativi in particolare al deficit primario su PIL, al saldo di bilancio strutturale e al rapporto debito su PIL. Entro il 20 ottobre la legge di bilancio arriverà alle Camere per l’inizio della sessione di bilancio. Questa deve terminare entro il 31.12 per non incorrere nell’esercizio provvisorio di bilancio, una fase di restrizione delle decisioni di spesa che il nostro paese non conosce da molti decenni.

Queste le quattro circostanze quasi “fattuali” che condizioneranno l’andamento dell’economia italiana da qui alla fine dell’anno e oltre. Basta innestarci le complicazioni istituzionali dovute ad una crisi di governo deflagrata ad agosto e il clima che si istaurerà tra i partiti prima alleati, per dare risposte alla domanda sulle implicazioni della crisi sull’economia e ovviamente sugli italiani.

Se dalla crisi sorgerà una “nuova alba” non è dato sapere e comunque dipende dal colore che ognuno di noi è portato a dare alle possibili alternative di questa.

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Archiviato in:Politica

Info Alessandro Petretto

Professore emerito dell’Università degli studi di Firenze. Insegna Politica economica alla Scuola di economia e management di Firenze. E’ stato presidente della Commissione tecnica per la spesa pubblica del Tesoro e presidente della Società italiana di economia pubblica. E’ membro del Comitato scientifico dell’Ufficio Parlamentare del Bilancio.

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