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Scongiurare la recessione

Nostra intervista al Prof. Petretto sulle prime misure del Governo e sulla situazione economica al tempo del coronavirus. È essenziale scegliere bene la destinazione della spesa pubblica.

6 Marzo 2020 da Luciano Pallini Lascia un commento

Oggi c’è questa grande pressione per misure che allevino le difficoltà di cittadini ed imprese: rinvio scadenze fiscali, rinvio pagamenti di mutui.. Il governo pensa alla zona rossa, ma c’è la corsa a chiedere che siano estese alle regioni (per ora) più colpite. Ma Le sembra sufficiente?

Per ora non sono ancora chiare la portata, l’estensione e la durata dello shock (di questo si tratta nella declinazione della teoria economica). Si tratta di un evento globale che potrebbe generare un rischio sistemico, ma ancora non lo sappiamo, quindi queste prime misure per quanto non sufficienti, in quanto circoscritte, sono di certo necessarie. Quando gli shock hanno natura del tutto (statisticamente) casuale e non sistematica, le economie dinamiche si mostrano reattive e conoscono un andamento delle performance (PIL, investimenti, innovazione…) a V: prima una caduta poi un’immediata forte ripresa. È accaduto così dopo l’11 settembre 2001 e tutto sommato anche dopo la crisi del 2008, almeno in USA. Le economie dinamiche hanno al loro interno gli incentivi, per assecondare le aspettative quando si invertono dopo una fase negativa. I problemi sono tutti per le economie a bassa produttività e con carenze strutturali, come la nostra, che non riprendono ai forti shock 

La prima e più semplice richiesta è stata quella di aumentare la spesa pubblica e del debito. Ma non potrebbe essere occasione per intervenire su nodi strutturali quali ritardi nei pagamenti della P.A. e compensazioni tra crediti e debiti verso il fisco?

È nella natura dei governi italiani e, alla base, dei cittadini che li hanno eletti il richiedere, per prima cosa, misure in deficit che allargano il debito pubblico. Le generazioni future sono il bersaglio più naturale di questa logica: il virus ce lo siamo preso noi e le conseguenze economiche ce le sostenete voi…..Lo si è fatto per molto meno, non stupisce che lo si faccia per un’epidemia. Tuttavia, mai come questa volta è indispensabile scegliere bene la destinazione della spesa pubblica. Se si continua privilegiare il trasferimento di reddito alle famiglie, anziché sostenere i settori produttivi si rischia di costruire un maxi reddito di cittadinanza a effetto nullo perché potrebbe andare a favore di categorie con alta propensione al risparmio. Quanto al debito, mi aspetterei (invano però…) che il nostro governo nel momento in cui si appresta a chiedere sforamenti di deficit facesse sapere al mondo e ai mercati come intende procedere con la riduzione del debito almeno nel medio lungo periodo. Finora …..da eventi eccezionali a eventi eccezionali per superare, con voto unanime del Parlamento, il vincolo costituzionale del pareggio…, non c’è stata una pur minima visione di consolidamento.

Cosa si può chiedere alle banche per non aggravare la situazione di liquidità delle imprese?

La funzione delle banche è certamente essenziale, ma occorrerebbe che questo tornassero a fare compiutamente credito all’economia e meno promozione finanziaria. L’andamento dei tassi appena sopra lo zero le scoraggia in tal senso. Per il momento razionano, discriminano e selezionano il credito più che regolarne il costo. Per cui interventi classici tesi a diminuire quest’ultimo non è detto abbiano l’effetto in questo momento di mettere a disposizione delle imprese liquidità. Le imprese poi soffrono di cali vistosi della domanda più che di vincoli finanziari. Questi dovranno essere limitati quando la domanda riprenderà lungo il ramo crescente della V

Tutto queste misure sono all’insegna del primum vivere…. Ma occorre domandarsi se questa vicenda non rischia di mutare gli scenari competitivi a livello globale. Quanto è alto il rischio di perdere quote di mercato a vantaggio di concorrenti di altri paesi per le difficoltà di produzione e di rifornimento di materie prime e semilavorati?

Questo è il pericolo più grave, ma potremo conoscere se e quando si manifesterà solo quando avremo un’idea della durata e della profondità dello shock 

Nel procedere della globalizzazione, non si sono trascurati i rischi di natura politica, sociale, ambientale, sanitari che potevano bloccare le catene di subfornitura o limitare l’accesso ai mercati di sbocco?

Questo è inevitabile: la globalizzazione è un allargamento e ampliamento dei mercati (e questo per me è un gran pregio), con i vantaggi e gli inconvenienti tipici dei mercati imperfetti. Tra le imperfezioni rientrano i rischi menzionati nella domanda, alcuni dei quali non sono gestibili in una logica assicurativa. Quale poteva essere l’alternativa? Bloccare il processo? Arrestare il volume degli scambi? Arretrare e rinchiudersi nel proprio “giardino”?. L’intervento pubblico ben indirizzato può limitare questi rischi, basti pensare alla differente ricaduta in un paese con un sistema sanitario efficiente rispetto ad un paese privo di sistema sanitario nazionale. O la diversa ricaduta in paesi con un diverso livello di evoluzione e qualità delle istituzioni (sistema costituzionale, politico, parlamentare e regionale). Ancora una volta l’Italia con una sanità molto differenziata sul territorio, con la presenza di eccellenze e realtà da paese arretrato, e istituzioni carenti si mostra debole.

Eventi globali annullati o rinviati, da Barcellona a Ginevra a Milano: può essere la fine di questi appuntamenti dai quali l’Italia traeva evidenti vantaggi a favore di grandi kermesse on line dove saremo irrilevanti’

Dipende dalla durata dello shock. Comunque nei settori espositivi e fieristici c’è il meglio dell’imprenditoria italiana, con le maggiori capacità di reazione 

Tra tante misure che si rincorrono, tutte complicate, non sarebbe meglio puntare sul liberare le energie degli imprenditori: a quali misure si potrebbe pensare per avere reazioni in tempi brevi?

Direi più che regalie o risarcimenti, lo snellimento delle complicazioni burocratiche e tutti i livelli, anche ricorrendo a provvedimenti eccezionali di sospensione delle regole più esigenti

Tutta questa enfasi sullo smart working: come può cambiare il mercato del lavoro? 

Già indipendentemente dallo shock da virus, questa trasformazione è in atto. Può risultare positiva se ben regolata in modo da non ridurre eccessivamente la produttività che deriva dal lavoro di squadra e dal contatto delle diverse conoscenze e capacità

 

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Info Luciano Pallini

Laureato in Economia e commercio all’università di Firenze con il massimo dei voti e la lode, Luciano Pallini è stato dal 1970 al 1975 responsabile dell’Ufficio studi del Comune di Pistoia. Qui, dal 1975 al 1988, ha ricoperto diverse cariche elettive. Già componente del consiglio di amministrazione dell’Irpet e della S.a.t. “Galileo Galilei” di Pisa, svolge da trent'anni attività di consulenza alle imprese e di ricerca economica. Attualmente svolge attività di coordinamento del Centro studi Ance Toscana e del Centro studi della Fondazione Filippo Turati. Presiede inoltre l’associazione E.s.t. (Economia società territorio) con la quale realizza progetti di sviluppo basati sulle risorse locali, in particolare i beni culturali.

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