Le elezioni che si terrano nel collegio di Monza il 22 e 23 ottobre a causa della scomparsa di Silvio Berlusconi, e che vedranno il noto esponente radicale Marco Cappato competere con il forzista doc Adriano Galliani, potrebbero rappresentare uno spartiacque tra la politica erede delle tradizioni novecentesche e una politica laicamente proiettata sul presente. In che modo?
Perché Cappato, la cui battaglia campale è quella dell’eutanasia che lo ha visto processato ed assolto per aver accompagnato Dj Fabo a porre fine alla sua sofferenza in una clinica svizzera, obbliga e obbligherà i leader della galassia sedicente liberal-riformista ad esprimersi, e di conseguenza a chiarire una volta per tutte da che parte stanno: se ancora si sentono figli della cultura cattolica e/o comunista che ha dominato tutta la storia italiana dal secondo dopoguerra fino all’irrompere sulla scena dei populismi; oppure possono finalmente voltare pagina e ritrovarsi nella tradizione del libero pensiero dei Giordano Bruno, dei Leopardi, dei Mazzini, dei Benedetto Croce e dei Prezzolini.
La questione dirimente è semplicemente quella della libertà, di pensiero e di azione; per cui chi si è già espresso contro la candidatura di Cappato e lo ha fatto in primis per via della sua battaglia per il fine vita, ma anche chi non si è ancora espresso perché vuole evitare spaccature in seno al proprio partito, evidentemente, sta al di qua del crinale, dove tuttora predominano il cattolicesimo con la sua concezione della vita come dono irrinunciabile di Dio e il marxismo con la sua idea della supremazia del collettivo sull’individuale.
La dimostrazione di quanto sia “scottante” la candidatura del leader radicale l’abbiamo già vista nella reazione delle due parlamentari di Azione, Gelmini e Carfagna, all’appoggio espresso dal loro leader. E sarà interessante vedere se Carlo Calenda si manterrà saldo nella sua posizione da qui fino ad ottobre o non sarà costretto dall’ala cattolica di Azione ad un passo indietro.
Il silenzio da parte di Elly Schlein si spiega facilmente: il Pd è nato proprio dalla confluenza delle due grandi tradizioni politiche ed è per tanto il vero partito cattocomunista. Qui la questione del fine vita è percepita come urticante e probabilmente anche irrilevante, per cui meno se ne parla e meglio è: questa dev’essere la strategia della segretaria del Pd.
Resta da vedere il comportamento di Matteo Renzi e di Italia Viva. In questo caso la faccenda si rivela di importanza primaria per il futuro della politica italiana: perché, se è vero (e io penso sia vero) che Renzi si è dimostrato, con l’aver defenestrato Giuseppe Conte nel momento massimamente drammatico della nostra storia recente, il politico con la visione più realistica e al tempo stesso più lungimirante, ancora ci deve dimostrare di aver definitivamente tagliato il cordone ombelicale con il suo mondo di provenienza, fatto di scoutismo, parrocchie e circoli del Pd.
Insomma, a farla breve, l’elezione di Marco Cappato sarà un banco di prova per molti ma anche l’occasione per noi elettori di capire, al di là della dialettica stra-superata tra destra e sinistra, chi sono i tradizionalisti e chi sono gli autentici liberali nel nostro Paese.
Giancarlo
Con Cappato scrivi libri di etica e filosofia condivisibili….ma vinci il seggio? sei a Monza….Non a Roma…