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Le idee non si contrastano con la censura ma con altre idee. Per questo la domanda che alcuni consiglieri comunali del PD di Siena hanno rivolto al sindaco sul perché sia stato invitato in città il discusso filosofo è sostanzialmente sbagliata.

Chi ha paura di Diego Fusaro?

Le idee non si contrastano con la censura ma con altre idee. Per questo la domanda che alcuni consiglieri comunali del PD di Siena hanno rivolto al sindaco sul perché sia stato invitato in città il discusso filosofo è sostanzialmente sbagliata.

9 Ottobre 2021 da Roberto Barzanti Lascia un commento

Le idee si combattono o si criticano con le idee. Ostracismi o scomuniche non sono accettabili. Per questo è sorprendente che membri del Consiglio comunale di Siena del Pd abbiano formulato un’interrogazione al sindaco chiedendogli perché mai si sia voluto «riproporre» a Siena «la presenza del discusso filosofo Diego Fusaro, già ospite della nostra città nel 2020». Perché – si potrebbe rovesciare il quesito – ed in nome di quali motivazioni l’amministrazione comunale sarebbe dovuta intervenire per impedire, nell’ambito del festival “Sĺ Siena”, la presentazione del pamphlet “Golpe globale” ? Si sa che Fusaro ha un percorso ideologico-politico molto frastagliato e bizzarro e che le sue tesi operano uno spregiudicato mixdi tendenze e teorie, smantellando confini di scuole o di assunti collocati tradizionalmente a destra o a sinistra. Ma è innegabile che proprio misurarsi con questa sulfurea e abile, estrosa, impostazione è di autentico interesse. Dico subito che considero pericolose le posizioni dei «no vax» e sostengo convinto la campagna vaccinale in corso, nonostante sia stata condotta e attuata con una babelica confusione di linguaggi e modalità operative. Tuttavia dubbi e interrogativi sono più che leciti e occorre rispondere con pacatezza e con dati alla mano. Fusaro ha ripetuto e sistematizzato, volgarizzato una visione che discende da pagine di autori non liquidabili con un’alzata di spalle. Tra essi in Italia si è distinto Giorgio Agamben, secondo il quale le misure adottate in uno stato considerato di eccezione (o di emergenza che dir si voglia) sarebbero la prefigurazione di un futuro nel quale il potere dei ceti dominanti su scala globale agirebbe per sottoporre a controlli sempre più estesi e discriminatori (si veda quanto accade per il «green pass») allo scopo preminente di rafforzare il dominio sui corpi e sulla salute. Sicché si avrebbe la situazione descritta da Michel Foucault, secondo la quale nella sua fase ultima il capitalismo affiderebbe la sua sopravvivenza governando direttamente la vita, la «nuda vita», e restringendo la socialità e i diritti fondamentali. Un capitalismo terapeutico preoccupato esclusivamente della vita in quanto mera vita biologica ignorando ciò che rende la vita stessa (la «zoè» di cui scrisse Aristotele) incapace di evolversi in «bios», cioè in esperienza vissuta con pienezza mentale e spirituale. Riassumere così – mi rendo conto – un discorso arduo e ricco di suggestioni è banalizzarlo: serve solo a richiamare letture che richiederebbero spazio adeguato. Quale è il vizio di fondo che tesi del genere manifestano? Esse in varie sfumature non partono dalla realtà dei dati. Sostengono che l’epidemia, anzi la pandemia, sia un pretesto i cui danni sono amplificati in vista di un teorema tutto politico e assolutistico con la volontà di istituire un ordine post-umano incentrato su una tecnocrazia oppressiva e mutilante. Così la cura del virus che, con sperimentazioni e tentativi, si va precisando viene del tutto sottovalutata, facendo leva su problematiche tuttora aperte e su una sprezzante diffidenza verso la ricerca scientifica, le «scienze della vita» di cui a Siena tanto si parla. «Il post-umanesimo – scrive Fusaro – è, per dirla à la Lenin, la ‘fase suprema del capitalismo, il naturale approdo della open society del globalismo mercatista». Lo sbocco di questa riflessione sfocia, ahimè, in un’esaltazione del populismo contro ogni casta e viene usato in termini del tutto ostili ad una ragionevole difesa dei principi della democrazia liberale. Anziché lottare per avere buone regole e modalità efficaci per contrastare la devastante diffusione di Covid-19 e sue varianti si finisce per disegnare un’apocalisse senza rimedi possibili e quindi per consacrare come inevitabile un sempre più torvo governo attraverso la paura. Elevando cosi i rischi da battere ad un destino inattaccabile. Questioni enormi, contraddizioni evidenti, perplessità non fantasiose: da discutere dialogando con franchezza critica. È indubbio – credo – che l’esasperazione individuale  di un vitalismo ribelle ad ogni norma di cautela è il peggior nemico del rispetto della persona e di un attivo senso di solidarietà.

  (Articolo pubblicato su “La Nazione”, cronaca di Siena, 28 settembre 2021, qui in versione più ampia)

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Info Roberto Barzanti

Roberto Barzanti (n. 1939) iscritto nel 1957 al Partito Socialista Italiano, dirigente della Federazione Giovanile Socialista Italiana, quindi membro del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria fin dalla sua fondazione nel 1964. Dal 1974 è esponente del Partito Comunista Italiano, del PDS, dei DS e pur aderendo alla prospettiva disegnata a Torino da Walter Veltroni nel giugno 2007 non confluì, nel successivo ottobre, nel Partito Democratico. Né ha fatto parte di altre formazioni politiche
È stato sindaco di Siena dal 1969 al 1974, quindi assessore nella giunta della Regione Toscana dal 1975 al 1979 con l'incarico degli affari generali e delle politiche europee. Successivamente è stato vicesindaco del comune di Siena fino al 1984.
È stato eletto al Parlamento europeo alle elezioni europee del 1984, e poi riconfermato nel 1989 e nel 1994, per le liste del PCI e del PDS. È stato vicepresidente del Parlamento europeo dal 14 gennaio 1992 al 18 luglio 1994.
Ha tenuto corsi su istituzioni e politiche audiovisive in Europa nella Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Pisa e nella Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Siena, laurea specialistica in radiofonia.
Risiede a Siena, dove è stato presidente della Biblioteca comunale degli Intronati dal 2012 al 2018 . Attualmente è presidente dell’Accademia degli Intronati e presidente onorario delle Giornate degli Autori, associazioni di autori del mondo del cinema.

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