• Passa alla navigazione primaria
  • Passa al contenuto principale
  • Passa alla barra laterale primaria
  • Accesso autori
  • Utilizzo dei Cookies
  • Privacy Policy

Solo Riformisti

Uno spazio aperto al confronto, civile e concreto, e un’occasione di riflessione. Per restare ancorati alla realtà, senza rinunciare agli ideali, per rifiutare le posizioni ideologiche, per riaffermare i valori democratici.

  • Solo Riformisti
  • Gli autori
  • Politica
  • Economia
  • Esteri
  • Cultura
  • Opinioni
  • Programma Toscana
  • Archivio articoli

Che silenzio c’è in Toscana…

Non c’è nessuno degli esponenti attuali nelle istituzioni toscane che appaia portatore di una visione politica autonoma, tale da contribuire in maniera significativa alla discussione pubblica nel Paese.

31 Gennaio 2021 da Franco Camarlinghi 1 commento

“Madonna che silenzio c’è…in Toscana”. Spero che gli ammiratori di Francesco Nuti non me ne vogliano, se prendo a prestito il titolo del suo film del 1982, adattandolo al giudizio sul confronto politico nella nostra regione, in relazione alla crisi di governo ma non solo. Se facciamo a mano di riferirci alle comparsate tv su questo o quell’affannoso talk show di questo o quel personaggio politico locale, possiamo affermare senza tema di smentite che il silenzio delle idee, delle proposte e delle analisi originali è senz’altro assordante. Paradossalmente il protagonista della crisi politica in atto è un toscano, ma sempre il solito da alcuni anni a questa parte: Matteo Renzi. Ognuno può giudicare come vuole quello che fa l’ex sindaco di Firenze e non è questo il senso di queste righe. C’è un fatto, però, che possiamo osservare con oggettiva sicurezza: il Renzi di oggi non pare aver lasciato alcuna radice consistente nella città e nella regione in cui ha costruito la sua iniziale fortuna. Una qualche radice che si ritrovi nella classe politica o nei partiti che sono stati il suo terreno di cultura, prima il PD e ora quell’Italia Viva, scissione minoritaria utile alle manovre di palazzo romane e tanto basta. C’è forse qualcuno degli esponenti attuali nelle istituzioni toscane che appaia portatore di una visione politica autonoma, tale da contribuire in maniera significativa alla discussione pubblica nel Paese? Prendiamo i due più significativi, per tacer degli altri. Eugenio Giani tutt’al più sembra svolgere con ammirevole dedizione il compito che si era dato fin dalla sua discesa in campo per conquistare le stanze del Palazzo Strozzi Sacrati: essere il sindaco regionale dei sindaci municipali. E dal sindaco di Firenze Dario Nardella ci si poteva aspettare – dopo l’affermazione elettorale per il suo secondo mandato – una crescita di ruolo politico sul piano nazionale, una crescita che derivasse non solo dalla carica rivestita, ma dalla capacità di affrancarsi pienamente dall’eredità renziana, in modo da rappresentare un riferimento intellettuale e politico in modo nuovo e autonomo. Non è  ancora dato avvertire un fatto del genere, e non ci può confortare l’innegabile astuzia di un rentier politico come Riccardo Nencini che si porta appresso un’eredità storica come quella del PSI, con percentuali di voto impercettibili, quanto sufficienti ad un perenne galleggiamento personale.

Qualche esempio che dimostra una cosa: se vogliamo parlare di politica in Toscana (come altrove) non riusciamo ad andare oltre le persone perché dietro di loro non c’è più quella rete di sostegno culturale che una volta erano i partiti e non solo. Vale per le forze di maggioranza come per quelle di opposizione, forze di cui non sentiamo la voce se non per una gestione semplicemente e quotidianamente amministrativa. Pensando ad altre stagioni della politica in Italia e del protagonismo della Toscana, non potrà sfuggire quanto fondamentale fosse la ricchezza di contributi che veniva da una discussione pubblica le cui radici erano nei partiti, nel mondo intellettuale, in quello produttivo, nella scuola e nell’Università. Ora ci si arrangia diversamente, ma si resta ai confini dell’ininfluenza. Ci si può sempre consolare, come succede all’ex governatore Enrico Rossi che nel viso dell’esploratore Roberto Fico vede i tratti di un giovane comunista e tanto gli basta.

 

(questo articolo è stato pubblicato sul Corriere Fiorentino di Domenica 31 gennaio. Viene ripreso con il consenso dell’autore)

Condividi:

  • Tweet
  • WhatsApp
  • Stampa

Archiviato in:Redazionale

Info Franco Camarlinghi

Franco Camarlinghi ha fatto diverse cose, alcune giuste e altre sbagliate, occupandosi sempre di politica e di questioni riguardanti la cultura. Siccome il tempo passa inesorabile fa a meno di annoiare sé stesso e gli altri con i ricordi personali di un’epoca che si allontana.
Guarda con stupore alla nuova classe politica e a quella dirigente.
In contrasto totale con gli onnivori social dominanti, fa dei tentativi ( da buon “riformista” novecentesco, leggendo e scrivendo) per capire i perché della situazione attuale italiana, insieme ai motivi del disordine mondiale.

Post precedente: « Qualora
Post successivo: Adesso, ci vuole un partito riformista »

Interazioni del lettore

Commenti

  1. sandra bianchini dice

    1 Febbraio 2021 alle 09:03

    Renzi, che come Sindaco di Firenze poteva consentire alla citta’ di uscire dal provincialismo dorato della rendita parassitaria e diventare davvero il capoluogo internazionale della cultura, del turismo e delle infrastrutture innovative ha lasciato ruoli apicali senza occuparsi nella selezione, delle capacita’ intellettuali e dirigenziali degli stessi. La visione autonoma la si ottiene con un percorso personale e soprattutto professionale anche fuori dalla politica. se Renzi era un enfant prodige, a cui forse il talento bastava, per governare e sviluppare i territori occorre nutrirsi delle competenze acquisite anche in altri contesti. E oltre all’ambizione personale e al protagonismo di ruolo, non si vede altro all’orizzonte.

    Rispondi

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Barra laterale primaria

Iscrizione alla newsletter SoloRiformisti

Inserendo i propri dati sarà possibile ricevere la nostra newsletter nella propria casella di posta elettronica.

Bastian contrario

La prima uscita

27 Febbraio 2023 | Il Bastian Contrario

Elly Schlein: “ La pace in Ucraina non si fa con le armi. Sosteniamo l’accoglienza, sbagliato aumentare le spese militari”.

Non c’è che dire.

La ragazza ci darà delle soddisfazioni.

Il paradosso ecologico della guerra

13 Marzo 2023 | Il tocco di Alviero

La trappola di Tucidide

24 Febbraio 2023 | Il tocco di Alviero

Per un pugno di PIL

13 Febbraio 2023 | Il tocco di Alviero

Salvi per un PIL

30 Gennaio 2023 | Il tocco di Alviero

Goodbye 2022 non ci mancherai

18 Gennaio 2023 | Il tocco di Alviero

Per chi suona la campanella

16 Dicembre 2022 | Il tocco di Alviero

Crisi continua

26 Novembre 2022 | Il tocco di Alviero

Trento Libera nos a malo (2 di 2)

12 Novembre 2022 | Il tocco di Alviero

Trento libera nos a malo (1 di 2)

12 Novembre 2022 | Il tocco di Alviero

Adda passà a nuttata (2 di 2)

17 Ottobre 2022 | Il tocco di Alviero

Ultimi commenti

  • RC su L’Italia e il fantasma della Nazione
  • Elisabetta Briano su Il sogno Schlein
  • Elisabetta Briano su Le due paci possibili
  • Sergio Giusti su La riforma fiscale della Meloni
  • daniela su Autonomia è responsabilità
  • Roberto su Ucraina: prima della “battaglia finale”
  • Ennio su Il sogno Schlein
  • MARCO POGGI su Ha vinto la Schlein. E allora?
  • Marco Mayer su Ha vinto la Schlein. E allora?
  • Manuela Carpinelli su Lettera aperta di una preside fiorentina
SoloRiformisti.it. Periodico di area riformista del Circolo SoloRiformisti. | E-Mail: redazione@soloriformisti.it