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Per applicare il PNRR è necessario semplificare le norme e renderle funzionali alle urgenze. Una questione che investe molto la Toscana è la rigenerazione urbana. Sarebbe un guaio se esplodesse una guerra tra indirizzi varati dai Comuni e dagli altri enti o organismi pubblici e posizioni delle Soprintendenze da poco riformate.

Attenti alle guerre tra istituzioni

Per applicare il PNRR è necessario semplificare le norme e renderle funzionali alle urgenze. Una questione che investe molto la Toscana è la rigenerazione urbana. Sarebbe un guaio se esplodesse una guerra tra indirizzi varati dai Comuni e dagli altri enti o organismi pubblici e posizioni delle Soprintendenze da poco riformate.

7 Giugno 2021 da Roberto Barzanti Lascia un commento

Dare un’attuazione coerente con gli obiettivi fissati a livello europeo al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) nei tempi previsti non è impresa facile. Quando occorrono decisioni rapide e procedure eccezionali vengono a galla i nodi irrisolti che da anni si trascinano nella nostra enfatica articolazione amministrativa. È essenziale semplificare le norme e renderle funzionali alle urgenze, ma stando attenti a non cadere in scorciatoie perniciose. Talvolta la via italiana alla semplificazione si è trasformata in aggiunte di organi destinati ad aumentare antagonismi e contenziosi. Una questione che investe molto la Toscana ed è certamente tra le principali di quelle inscritte nelle normative che si vanno elaborando è la “rigenerazione urbana”. Se non si vuol ripartire trascinandosi dietro errori, limiti e strozzature ormai a tutti evidenti. L’alternativa non è tra coraggio dell’innovazione e fedeltà alla tutela. Sarebbe un bel guaio se esplodesse una guerra tra indirizzi varati dai Comuni e dagli altri enti o organismi pubblici e posizioni delle Soprintendenze da poco (inadeguatamente) riformate. Avvisaglie ce ne sono ed è bene tentar di fare chiarezza senza addentrarsi  in disquisizioni legislative che cambiano di giorno in giorno. La via scelta dal governo è stata quella di istituire presso il Ministero della cultura (Mic) una Soprintendenza speciale – transitoriamente operativa fino a tutto il 2026 – che passi al vaglio ed esprima pareri sui progetti di pertinenza facendo valere, se del caso, «poteri di avocazione e sostituzione nei confronti delle varie Soprintendenze Archeologia Belle Arti e Paesaggio». E l’articolo della bozza di decreto presentata che ha destato più di una perplessità è il 18: vi si delineano «interventi di demolizione e ricostruzione con ampliamenti fuori sagoma o innalzamenti all’altezza massima dell’edificio demolito» oltre le distanze minime prescritte, purché non difformi da quelle preesistenti e comunque consentite da «appositi piani urbanistici di recupero e riqualificazione» rispettosi della disciplina di tutela vigente. Arrovellato com’è, accenderebbe dispute a non finire. A nome dell’ANCI, l’associazione nazione dei comuni, il presidente Antonio Decaro, primo cittadino di Bari, ha criticato aspramente il centralismo dell’impianto e minacciato che i sindaci abdichino dal loro ruolo e consegnino alle Soprintendenze le fasce tricolori indossate «in rappresentanza del popolo».  In una stagione difficile come quella che stiamo vivendo una tale contrapposizione è da escludere a tutti i costi. Rigenerare una città non può significare demolire disinvoltamente elementi del tessuto storico in nome di una febbre edificatoria alleggerita da ogni regola. Tra una vigile conservazione del patrimonio esistente e le innovazioni di ordine non solo tecnologico da innestarvi non c’è contraddizione. I nemici da battere sono il conservatorismo inerte delle rendite e uno scriteriato liberismo. Conciliare con intelligenza e sensibilità le ragioni della cultura e le spinte di una nuova economia è possibile. In Toscana ci si rende conto ora con punte di angoscia che spesso la tutela di per sé si è tramutata talvolta in un privilegiamento dell’estetica e delle forme. In nome di un giusta protezione di valori  da tesaurizzare, ma in assenza di politiche nazionali lungimiranti, i residenti sono stati costretti a disperdersi nei dintorni. E i nuclei prestigiosi delle città più ambite son diventati luoghi di esibito commercio e di invadente turismo. La dimensione sociale e la solidale convivialità sono state marginalizzate o ignorate. Ben venga una ripartenza che crei spazi di incontro nuovi, conferisca destinazioni utili a immobili in degrado o a vuoti deserti. Si torna a parlare di Grande Firenze, ma limitando l’auspicata cooperazione tra Comuni alla gestione dei servizi, che è già qualcosa. Tra città e campagna, tra costruito e verde, è fondamentale una complementarità che sia frutto di una visione ecologica storicizzata. Senza tutelare la forza del passato non ci può essere un futuro amabile e salubre. Altezzose rivendicazioni populistiche di autosufficienza sono anacronistiche.  C’è bisogno più che mai di una comprensiva alleanza tra missioni differenziate e una critica convergenza di discipline.

 

(Questo articolo, con il consenso dell’autore, è stato ripreso dal “Corriere Fiorentino”, 27 maggio 2021, p. 1 e p. 12)

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Info Roberto Barzanti

Roberto Barzanti (n. 1939) iscritto nel 1957 al Partito Socialista Italiano, dirigente della Federazione Giovanile Socialista Italiana, quindi membro del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria fin dalla sua fondazione nel 1964. Dal 1974 è esponente del Partito Comunista Italiano, del PDS, dei DS e pur aderendo alla prospettiva disegnata a Torino da Walter Veltroni nel giugno 2007 non confluì, nel successivo ottobre, nel Partito Democratico. Né ha fatto parte di altre formazioni politiche
È stato sindaco di Siena dal 1969 al 1974, quindi assessore nella giunta della Regione Toscana dal 1975 al 1979 con l'incarico degli affari generali e delle politiche europee. Successivamente è stato vicesindaco del comune di Siena fino al 1984.
È stato eletto al Parlamento europeo alle elezioni europee del 1984, e poi riconfermato nel 1989 e nel 1994, per le liste del PCI e del PDS. È stato vicepresidente del Parlamento europeo dal 14 gennaio 1992 al 18 luglio 1994.
Ha tenuto corsi su istituzioni e politiche audiovisive in Europa nella Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Pisa e nella Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Siena, laurea specialistica in radiofonia.
Risiede a Siena, dove è stato presidente della Biblioteca comunale degli Intronati dal 2012 al 2018 . Attualmente è presidente dell’Accademia degli Intronati e presidente onorario delle Giornate degli Autori, associazioni di autori del mondo del cinema.

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