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Solo Riformisti

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Una sinistra senza Speranza

La posizione anacronistica del leader di LeU, Roberto Speranza, che punta al ripristino dell’art. 18. Non si difende il lavoro conservando i ferri vecchi. La necessità di investire su scuola e formazione per garantire una vera libertà di scelta nel mercato e nel tessuto produttivo.

13 Gennaio 2020 da Pietro Ichino Lascia un commento

Di fronte agli 1,2 milioni di posti di lavoro che restano permanentemente scoperti per mancanza di persone capaci di ricoprirli; di fronte all’evoluzione tecnologica galoppante, che di anno in anno travolge vecchi mestieri (e prodotti, e modi di produrre, e aziende) facendone nascere altrettanti nuovi, senza che i corsi di formazione finanziati coi soldi pubblici cambino di una virgola i propri contenuti; di fronte a un mercato del lavoro sempre più globalizzato, nel quale il solo modo per difenderci dalla concorrenza dei Paesi in via di sviluppo consiste nell’innovare incisivamente le strutture produttive e nel coltivare competenze sempre più sofisticate; di fronte a tutto questo sapete quale dovrebbe essere “la priorità del Governo” secondo il leader di LeU Roberto Speranza? Forse la riforma del nostro sistema della formazione professionale? L’attivazione di un sistema di monitoraggio permanente a tappeto della qualità dei corsi finanziati coi soldi pubblici? Un grande investimento sulla nostra scuola e la nostra università per toglierle dalla loro attuale posizione di coda nelle graduatorie internazionali? No: la priorità secondo Speranza e compagni è ripristinare l’articolo 18. Non gliene importa niente che con o senza l’articolo 18 il rischio di licenziamento nel nostro Paese sia rimasto invariato, intorno all’1,4 per cento annuo. Non gli passa per la testa l’idea che la risposta ai problemi posti dalla globalizzazione, dall’automazione, dall’intelligenza artificiale, possa consistere in qualche cosa di diverso dal ripristinare il vecchio regime di job property, che non esiste più in alcun Paese del mondo. Né lo sfiora l’idea che la sola protezione efficace può essere data da una vera libertà di scelta nel mercato e nel tessuto produttivo; e che questa si ottiene soltanto se si investe sulla scuola, sui servizi di informazione, di formazione mirata agli sbocchi occupazionali effettivi e di assistenza intensiva efficace per chi resta indietro.

(L’articolo, con il consenso dell’autore, è ripreso dal sito www.pietroichino.it)

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