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Solo Riformisti

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Una Repubblica di task force

Ormai, per la guida del Paese, abbiamo più esperti che parlamentari. La politica è scomparsa e la teoria dell’”uno vale uno” è andata in soffitta. Ma il risultato è una gran confusione e la democrazia si affievolisce.

5 Dicembre 2020 da Giancarlo Magni Lascia un commento

“Il Sole 24 Ore del 18 aprile scorso ha fotografato i gruppi di lavoro nazionali calcolandone una quindicina con oltre 450 esperti, più altri 30 a livello locale con almeno 400 componenti. La seconda puntata è stato l’incarico a Vittorio Colao, chiamato a guidare una super task force con l’ambizioso compito di indicare la strada per rilanciare il Paese. Seguito a ruota, nel giugno scorso, dagli Stati generali dell’Economia tenuti a Villa Pamphilj, passerella per manager e politici. E ora sta prendendo forma un’altra super task force, questa volta incaricata dei progetti per l’utilizzo italiano delle risorse rese disponibili dal Recovery fund. 

Peccato che l’esperienza fatta non abbia insegnato nulla. La pletora di commissioni e task force ha creato un vero caos.”

Così il fondo del Sole24Ore di martedì 1° dicembre.  In effetti il bilancio del lavoro svolto dalle tante commissioni che sono state create da febbraio ad oggi è qualcosa di più che deludente, per la ragione molto semplice che proprio non esiste. C’è qualcuno in grado di dire cosa hanno fatto i 123 esperti che hanno affiancato la ministra Azzolina o i 76 che hanno supportato Paola Pisano (no, non è un errore, la Pisano, anche se non si vede mai, è un ministro del Conte II ed è la responsabile del dicastero per l’innovazione tecnologica)?

Eppure, ora, e proprio sulla partita più importante, arriva la supercommissione da 300 membri, coordinata da sei supermanager e guidata dal Quadrunvirato Conte, Gualtieri, Patuanelli, Amendola.

Fantascienza pura. Tutta la vicenda dei fondi del Recovery però ha dell’incredibile. Intanto non c’è ancora nessuna certezza che quei fondi ci siano. Lo stesso di Maio ha iniziato a manifestare qualche preoccupazione.

Ma anche ammesso che quei 209 miliardi siano lì sul piatto pronti ad essere incassati dov’è il piano per il loro utilizzo? “Serve una visione. Non occorrono complicate task force, ma ci vuole la forza di chi ha un’idea e la sa realizzare” ha scritto Matteo Renzi nella sua Enews del 1° dicembre. Ebbene dove sono visione e idee? Da quello che sappiamo il governo ha chiesto i progetti ai singoli ministri e questi si sono limitati a tirare fuori dai cassetti tutto quello che stava dormendo per mancanza di fondi. Il risultato è che di soldi ce ne vorrebbero almeno il triplo. Quel lungo dossier sarà sfoltito ma, nella migliore delle ipotesi, avremo una somma di cose da fare, non dei programmi da realizzare come parti di un unico disegno complessivo per il rilancio del Paese.

Su questa carenza ed indeterminatezza si aggiunge ora la super task force. Quale sarà il compito di questa pletora di supposti esperti? Redigere, sfoltire, gestire, o controllare il Piano? E i singoli ministri e le strutture amministrative dei ministeri cosa ci stanno a fare? E la Ragioneria generale dello Stato farà solo da passacarte?

In Francia, tanto per fare l’esempio di un Paese simile al nostro, hanno affidato tutta la gestione dei fondi europei al Ministro dell’economia e delle finanze. Semplice, razionale, veloce.

In Italia invece si sta di fatto commissariando la politica a favore degli “esperti”. Una pletora di esperti, o supposti tali, che ormai supera ampiamente il numero dei parlamentari. Sembra quasi una nemesi per i 5Stelle. Volevano sostituire la democrazia rappresentativa con la democrazia diretta e invece la stanno sostituendo con la democrazia dei competenti.

Passata l’ondata dell’”uno vale uno” ora ci si affida agli scienziati. È l’ennesimo trucco di una politica sconclusionata, senza idee, senza una visione di società, che non sa che pesci pigliare e non si preoccupa nemmeno di rispettare le regole, formali ma in realtà sostanziali, della democrazia.

Fra l’altro, questo continuo ricorso alle task force è un modo per “congelare” un governo fatto in larga misura di persone che non sono assolutamente all’altezza della situazione e per tentare, da parte di chi sa almeno leggere e scrivere, come Conte, di crearsi una propria rete di supporter per giocare in proprio la partita per eventuali, futuri nuovi incarichi e responsabilità.

Il tutto ovviamente con grave danno per la qualità della nostra democrazia.

 

 

 

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Info Giancarlo Magni

Giancarlo Magni, giornalista professionista, ha seguito per anni, a Roma, la vita politico-parlamentare. Ha lavorato nella carta stampata, nelle radio e nelle TV. In RAI è’ stato vice-caporedattore del TGR della Toscana. Dal 2012 al 2017 è stato Vice-Presidente del Comitato Regionale per le Comunicazioni della Regione Toscana. Fa parte del Comitato Direttivo della Fondazione "F. Turati", una Onlus che gestisce Centri di Riabilitazione, Rsa e Centri per disabili. E' Presidente dell'ETS Raggio Verde che assiste minori e adulti affetti da autismo.

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