• Passa alla navigazione primaria
  • Passa al contenuto principale
  • Passa alla barra laterale primaria
  • Accesso autori
  • Utilizzo dei Cookies
  • Privacy Policy

Solo Riformisti

Uno spazio aperto al confronto, civile e concreto, e un’occasione di riflessione. Per restare ancorati alla realtà, senza rinunciare agli ideali, per rifiutare le posizioni ideologiche, per riaffermare i valori democratici.

  • Solo Riformisti
  • Gli autori
  • Politica
  • Economia
  • Esteri
  • Cultura
  • Opinioni
  • Programma Toscana
  • Archivio articoli

Un voto riformista per Eugenio Giani

Nel programma di governo di Giani, una scala di priorità che sono quelle di cui la Toscana ha bisogno per proiettarsi nel XXI secolo: potenziamento dei sevizi; loro co-progettazione, co-programmazione, co-gestione insieme al Terzo settore, infrastrutture integrate, materiali e immateriali; investimenti nella digitalizzazione,, nella formazione professionale e nella progettazione europea. 

15 Settembre 2020 da Filippo Buccarelli Lascia un commento

Fra meno di una settimana, il 20 il 21 Settembre prossimi, si voterà per il nuovo Consiglio Regionale della Toscana, un un clima –  a me sembra – che ha in parte del surreale. Stando agli ultimi sondaggi usciti prima del loro “silenziamento” elettorale, coloro che dichiarano che andranno alle urne sono un po’ più del 50% (complice, io credo, anche il timore di contagio causato da possibili assembramenti per la pandemia di CoviD-19). Circa una persona su due si dice sostanzialmente soddisfatta dell’operato della Giunta uscente ma, quando si tratta di dire per chi si ha intenzione di votare, ecco che i campioni si dividono in parti grosso modo equivalenti, con i due principali contendenti – Eugenio Giani per il Centrosinistra e la leghista Susanna Ceccardi per il Centrodestra – che sembrano poter contare su stimate forbici di consenso in parte sovrapposte, a segnalare una partita ancora aperta.

La vera domanda è come sia possibile che, in una terra di tradizioni riformiste e progressiste, culture politiche tanto diverse – la prima basata sui principi dell’apertura e dell’inclusione nei canali della cittadinanza, su quello della solidarietà come condizione di convivenza civile (nel vero senso vero della parola: civiltà) fatta di diritti ma anche di doveri, su patti sociali fra produttori e sulla valorizzazione dell’associazionismo dal basso; la seconda invece rabbiosamente ispirata alla paura del “là fuori”, qualunque cosa sia questo “non conosciuto” (mercati, innovazione, competizione economica, stili di vita e usanze consuetudini differenziati) – paiano oggi in qualche modo equivalersi.

È – io credo – una questione di ragioni ma anche di alibi. Pur restando al vertice di tutte le classifiche in tema di buon governo e di correttezza a trasparenza istituzionale, di qualità ambientale e sociale della vita di persone e comunità, di servizi socio-sanitari e assistenziali diffusi ed efficienti per chi si trovi in momenti di bisogno, la Toscana – terra di imprese produttive vocate all’export, di turismo e di cultura – ha risentito non poco del lungo periodo di crisi economica iniziato fin dai primi degli anni Duemila e ora riaggravatosi a causa della pandemia. Come in ogni altro  territorio italiano, la gente sente la necessità di un cambio di passo che consenta di fronteggiare sfide ancora adesso poco immaginabili ma ben presenti e avvertite in tutta la loro gravita.

Si tratta però anche di alibi, perché – nei momenti di difficoltà e di apertura rischiosa verso il futuro – è antica consuetudine umana reagire d’istinto, di pancia, scegliere la strada personalmente più conveniente e meno costosa, guardare a salvarsi nell’immediato scordando il senso della responsabilità verso gli altri interessi in gioco e verso quelli delle generazioni  a venire. Quando ci si sente a rischio di insicurezza, si tende, con buona pace di sé stessi, a pensare a breve termine, senza considerare le ricadute che questa logica di corto respiro – dimentica di quanto costruito a vantaggio dei tutti – potrebbero avere nel tempo nel complicare i problemi anziché nel provare a risolverli saggiamente.

Tutto ciò è l’esatto opposto della civiltà che mi fa sentire, sin nel profondo, un Toscano (con la maiuscola). Non è solo una questione di linguaggio, di educazione, di tatto e di rispetto dell’altro, di schifo che provo di fronte alla derisione e allo sminuimento delle ragioni dei miei interlocutori e dei miei avversari. No. È invece un modo di pensare, un modo di essere, di sentirsi in relazione con gli altri, e di aver la consapevolezza che gli altri, con cui entrare in relazione, io non posso avere la presunzione né la protervia di poterli scegliere, di poterli selezionare. Me lo hanno insegnato De Gasperi, Don Sturzo, Terracini, Ingrao, Berlinguer, Moro, Anselmi, La Pira, Don Milani, Padre Balducci, per non fare che qualche nome dei grandi Maestri che ho avuto. “Un vero Statista – diceva uno di loro, parafrasando un antico detto pellerossa (“decidi valutando quali ricadute la tua decisione potrebbe avere fino alla settima prossima generazione”) – è quello che pensa ad agire più per le generazioni future che per quelle attuali”.

Non mi interessa dunque se Giani sia affabile o scontroso, se paia empatico (è in gran parte questione di carattere, ma il carattere di un uomo non si esaurisce mai nella sola empatia) o un po’ distante, se dalle foto appare affidabile o poco convincente (odio i selfie). Ha, nel suo programma di governo, una scala di priorità che sono esattamente quelle che la Toscana, da qui al 2030, ha bisogno per proiettarsi nel pieno del XXI secolo, dopo di me: potenziamento della territorialità dei sevizi; loro co-progettazione, co-programmazione, co-gestione insieme al Terzo settore e a tutti gli attori, pubblici e privati, che innervano il territorio, in una logica partecipativa di coinvolgimento  dal basso; infrastrutture integrate, materiali e immateriali; investimenti nella digitalizzazione,, nella formazione professionale (oggi cruciale canale di cittadinanza attiva) e nella progettazione europea.  E so che la politica è compromesso, ma che compromesso non vuol dire affatto compromissione. So dunque che con lui, le misure per realizzare questi obiettivi saranno discusse, contrattate, co-decise e alla fine, responsabilmente, decise. Ma che lo saranno però – questo è importante – in una prospettiva non immediatamente utilitaristica ma strategicamente di lungo termine.

 

Io credo che chiunque, domenica e lunedì prossimo, debba prima di tutto andare a votare: le elezioni toscane – proprio per il modello di civiltà sul quale si svolgono – hanno un enorme valore in sé ma lo hanno anche sulle sorti della cultura democratica – sì, democratica! – dell’intero nostro Paese (si badi: non parlo di tenuta o meno del Governo in carica).  Ma credo che, nel decidere a chi dare il proprio voto, si debba riflettere su quel lascito di Civiltà che abbiamo ricevuto in eredità e che in eredità lasceremo ai nostri figli e ai loro figli. Non mi importa a quale lista di Centrosinistra si dia il proprio consenso. L’importante è che lo si dia senza nascondersi dietro i propri alibi.

 

Condividi:

  • Tweet
  • WhatsApp
  • Stampa

Archiviato in:Apertura

Info Filippo Buccarelli

Filippo Buccarelli è Professore incaricato e ricercatore a contratto presso l’Università di Firenze. Si laurea nel 1995 presso la Facoltà "Cesare Alfieri" di Firenze con una tesi sui nuovi conflitti sociali postindustriali. Nel 2001 - dopo le prime esperienze didattiche e di ricerca presso la stessa Facoltà - è dottore di ricerca in sociologia generale presso la facoltà di scienze politiche di catania, con una tesi sulle nuove culture del lavoro. Dallo stesso anno, è professore Incaricato presso la facoltà di psicologia dell'ateneo fiorentino (sociologia del lavoro e delle organizzazioni), e dal 2003 presso quella di Scienze Politiche (sociologia della devianza, sociologia dei comportamenti devianti, storia della sociologia, sociologia corso avanzato). dal 2003 al 2006 è stato responsabile di ricerca dell'area studi sociali di asel-agenzia servizi economie locali di prato, e dal 2007 svolge attività di coordinamento scientifico dell'osservatorio sociale della provincia di pistoia per conto del dipartimento di scienza della politica e di sociologia dell'università di Firenze.

Post precedente: « Una “melina” al giorno toglie il Super Euro di torno
Post successivo: Per un Salario Minimo Europeo »

Interazioni del lettore

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Barra laterale primaria

Iscrizione alla newsletter SoloRiformisti

Inserendo i propri dati sarà possibile ricevere la nostra newsletter nella propria casella di posta elettronica.

Bastian contrario

La prima uscita

27 Febbraio 2023 | Il Bastian Contrario

Elly Schlein: “ La pace in Ucraina non si fa con le armi. Sosteniamo l’accoglienza, sbagliato aumentare le spese militari”.

Non c’è che dire.

La ragazza ci darà delle soddisfazioni.

Il paradosso ecologico della guerra

13 Marzo 2023 | Il tocco di Alviero

La trappola di Tucidide

24 Febbraio 2023 | Il tocco di Alviero

Per un pugno di PIL

13 Febbraio 2023 | Il tocco di Alviero

Salvi per un PIL

30 Gennaio 2023 | Il tocco di Alviero

Goodbye 2022 non ci mancherai

18 Gennaio 2023 | Il tocco di Alviero

Per chi suona la campanella

16 Dicembre 2022 | Il tocco di Alviero

Crisi continua

26 Novembre 2022 | Il tocco di Alviero

Trento Libera nos a malo (2 di 2)

12 Novembre 2022 | Il tocco di Alviero

Trento libera nos a malo (1 di 2)

12 Novembre 2022 | Il tocco di Alviero

Adda passà a nuttata (2 di 2)

17 Ottobre 2022 | Il tocco di Alviero

Ultimi commenti

  • Elisabetta Briano su Il sogno Schlein
  • Elisabetta Briano su Le due paci possibili
  • Sergio Giusti su La riforma fiscale della Meloni
  • daniela su Autonomia è responsabilità
  • Roberto su Ucraina: prima della “battaglia finale”
  • Ennio su Il sogno Schlein
  • MARCO POGGI su Ha vinto la Schlein. E allora?
  • Marco Mayer su Ha vinto la Schlein. E allora?
  • Manuela Carpinelli su Lettera aperta di una preside fiorentina
  • Elisabetta Briano su Guerra e economia in Ucraina
SoloRiformisti.it. Periodico di area riformista del Circolo SoloRiformisti. | E-Mail: redazione@soloriformisti.it