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La Fondazione Toscana Life Sciences può diventare il cuore intelligente di un Hub dedicato alla ricerca scientifica, che spinga a forme di collaborazione strutturata con gli operatori settoriali del territorio.

Un polo di biotecnologie

La Fondazione Toscana Life Sciences può diventare il cuore intelligente di un Hub dedicato alla ricerca scientifica, che spinga a forme di collaborazione strutturata con gli operatori settoriali del territorio.

7 Aprile 2021 da Roberto Barzanti Lascia un commento

Torna alla ribalta la Fondazione Toscana Life Sciences, una no-profit che si trova nell’occhio del ciclone per varie circostanze. Guardiamo all’attualità, non dimenticando che le radici evocano una tradizione che a Siena ha una lunga e feconda storia. E la tradizione in questo caso conta, e come! Le ragioni profonde della Fondazione risalgono ai primi del Novecento, alla nascita dell’Istituto Sieroterapico e Vaccinogeno Toscano voluta da Achille Sclavo. Sono state seguite da allora due piste autonome e complementari: in ambito scientifico l’area delle biotecnologie, in ambito industriale i settori corrispettivi farmaceutico e diagnostico. Da questo retroterra sorge il progetto che si concretizza nel 2005 nella costituzione di TLS. Soci fondatori sono stati la Regione Toscana, la Fondazione e la Banca Monte dei Paschi di Siena; la Provincia di Siena; le Università di Siena, Pisa e Firenze; le Scuole di alta formazione Sant’Anna e Normale di Pisa e l’Istituto di alti studi Imt di Lucca; l’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese, il Comune e la Camera di Commercio di Siena. L’elenco è lungo, ma non sarebbe onesto tralasciare qualche soggetto, anche perché la concorde pluralità degli apporti è un tratto distintivo che conferisce all’organismo una dimensione di per sé non locale e stimola una cooperazione a largo raggio che nessuno deve ignorare. Quando il sindaco di Firenze Dario Nardella, giorni addietro, si lasciò scappare dalla bocca un’infelice battuta, cioè l’obiettivo di “portare” TLS a Firenze, dimostrò – forse tradito dalla fretta di un’intervista – di avere in testa una concezione inadeguata e anacronistica degli equilibri territoriali, dei livelli occupazionali e degli opportuni rapporti di cooperazione che è necessario consolidare senza improvvise pretese egemoniche. Sarebbe l’ora di aver presente non più la sola geografia fisica di una collocazione ma lo spazio che si articola a rete e non esclusivamente toscano, secondo una dinamica che anche le nuove tecnologie rendono accessibile e funzionale con crescente fluidità di scambi. Questa è la prima circostanza: ha fatto molto discutere e ha suscitato fraintendimenti che paiono superati. Vigilare è sempre bene.

Una breve sintesi ricavabile da informazioni ufficiali può essere utile per richiamare le molteplici forme di presenza e rapporti che TLS intrattiene

La Fondazione è nata dandosi questi obiettivi: facilitare il processo di start-up di impresa nel settore delle biotecnologie applicate alla salute dell’uomo; fornire supporto per la ricerca; gestire attività di trasferimento tecnologico in campo biomedico valorizzando la ricerca anche attraverso attività di networking nazionale e internazionale. Per raggiungere questi obiettivi, TLS ha creato il bioincubatore, dove mette a disposizione spazi, piattaforme tecnologiche e servizi e offre il proprio supporto in ambito industriale, scientifico e di “business development”. Oggi, inoltre, la Fondazione gestisce progetti e strutture per conto dei propri stakeholder, a partire dalla Regione Toscana, e si pone sempre di più come un aggregatore e facilitatore di sistema nell’ambito scienze della vita, sia a livello territoriale, sia su progettualità internazionali. Da qualche anno la Fondazione ha investito in attività di ricerca propria, attraverso il potenziamento delle piattaforme tecnologiche e dell’offerta di servizi di ricerca, e oggi può vantare diversi gruppi di ricerca attivi su importanti sfide di salute come l’antibiotico-resistenza, l’immuno-oncologia, la vaccinologia e, non meno importante, l’infezione da coronavirus SARS-CoV-2. Se guardiamo alla sola attività di incubazione, oggi sono 47 le realtà di impresa e di ricerca legate a Toscana Life Sciences, operanti principalmente nei settori biotecnologie, farmaceutica, dispositivi medici e diagnostici, ICT applicato a salute e medicina. Le persone che lavorano in TLS sono oltre 400, un dato che comprende sia il personale afferente alle imprese e agli enti di ricerca sia i dipendenti diretti della Fondazione. L’occupazione, che nel 2019 ha visto per la Fondazione una crescita del 27%, registra un 36% del personale impegnato in attività di ricerca e sviluppo. Sul fronte della produzione scientifica sono 509 gli articoli pubblicati sulle principali riviste scientifiche internazionali dal 2007 a oggi.

Il modello caratterizzante della Fondazione TLS implica, dunque, un ruolo intermedio tra enti pubblici e iniziative private. Pur serbando la sua natura di organismo no-profit non le sono estranee partnership basate su progetti che si sviluppino tanto nell’area senese e regionale quanto su scala nazionale e internazionale. L’esempio che ha avuto ampia risonanza è senz’altro il progetto MAbCo19 per lo sviluppo di una terapia specifica contro COVID19 a base di anticorpi monoclonali umani che vede collaborare TLS con numerosi attori, oltre che ricevere diverse fonti di finanziamento. Altro importante esempio di partnership è l’accordo siglato di recente con AID (Agenzia Industrie Difesa) e lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, che vede TLS impegnata per cinque anni in un progetto congiunto di condivisione di piattaforme, competenze e percorsi formativi in ambito produzione di vaccini e anticorpi sperimentali.

In prospettiva, la Fondazione Toscana Life Sciences intende proseguire con questo modello che ne rappresenta la forza per continuare a investire finalità che val la pena sottolineare: valorizzare la ricerca e il trasferimento tecnologico; sostenere il business e la ricerca per realtà che operano nelle scienze della vita; contribuire con la propria attività alle più grandi sfide oggi attuali; continuare a rappresentare un punto di riferimento nonché braccio operativo per alcuni enti quali la Regione Toscana; investire nelle competenze e nella formazione altamente specializzata; perseguire un posizionamento sempre più strategico nel panorama dei progetti europei; proseguire nel dialogo con le Università e favorire dottorati di ricerca industriali e innovativi.

È evidente che TLS promuove e attua la ricerca di base, pre-industriale, fino alla fase della produzione. Le prospettive di applicazione industriale che possono derivarne sono un altro capitolo, che può certo dar luogo ad un polo che abbracci per intero la filiera di un settore che sta assumendo una rilevanza sempre maggiore e mobilita energie nuove che formano un panorama da considerare in tutte le sue potenzialità. In occasione della presentazione del progetto di ricerca MAbCo19, per lo sviluppo di farmaci e vaccini contro il coronavirus SARS-Cov-2 attraverso l’isolamento di anticorpi monoclonali umani, la Fondazione Toscana Life Sciences ha messo in rilievo questa prospettiva già, del resto, accolta con favore dalla Regione Toscana, che se n’è fatta portavoce presso il Ministero della Salute, il Comune di Siena, la Fondazione MPS e  altri importanti soggetti. «Il tassello rappresentato dal “progetto impianto sperimentale per produzioni cGMP” – si fa notare da TLS –  permetterebbe alla Fondazione di rappresentare il primo caso in Italia di un’intera filiera (dalla ricerca di base alla produzione) dedicata a vaccini e biofarmaci».

E si aggiunge:

«Il progetto sperimentale per produzioni cGMP sarebbe attuabile considerando che la Fondazione TLS ha la possibilità di ricevere da GlaxoSmithKline (con concessione trentennale in comodato gratuito) un edificio dotato di impianti e apparecchiature necessarie per lo sviluppo e la produzione (attualmente in stand-by), secondo la normativa internazionale cGMP (current Good Manufacturing Practice), di lotti di anticorpi monoclonali umani per uso terapeutico e vaccini sperimentali da impiegare nelle prime fasi della sperimentazione clinica sull’uomo».

TLS è e si prefigge di essere sempre più, insomma, il cuore intelligente un Hub dedicato alla ricerca scientifica, che spinga a forme di collaborazione strutturata con gli operatori settoriali del territorio e di uno spazio che va al di là di stretti confini.  Un ruolo strategico nella creazione di questo ecosistema è certo affidato alle imprese qui insediate, a partire da GSK e dalla Diesse Diagnostica Senese per arrivare a start-up innovative come Vismederi e “Achilles Vaccines”. Ovviamente questi ulteriori sviluppi implicano anche la soluzione di problemi di logistica che sono l’altra cruciale questione che si profila. C’è chi ha proposto che la Regione stessa acquisti la sede di TLS. Ultimamente si è accennato ad una più convincente idea: puntare su una dismessa zona industriale al limite del Comune di Siena, Isola d’Arbia, come sbocco idoneo per superare ristrettezze e ostacoli non sono più tollerabili se si punta davvero alle finalità proclamate. Il cosiddetto Piano Operativo licenziato di recente dal Comune prevedeva per quest’area insediamenti  per la grande distribuzione. Destinazione quanto mai sbagliata e nociva per un commercio che voglia recuperare la logica della prossimità e di un vivo rapporto con l’agrialimentare di qualità che Siena vanta. Sarebbe una buona “correzione”. Il Piano Operativo all’esame della Regione del resto assomiglia al menu di un’urbanistica – se il termine ha ancora un senso – contrattabile a piacere. E su questa ipotesi, accolta con pieno consenso dalle organizzazioni economiche e dai sindacati,  il polo delle biotecnologie ed in esso, con la sua autonomia e indipendenza, TLS troverebbe un’articolazione consona con le ambizioni complessive: scientifiche, produttive e, perché no?, di ampliamento industriale. La guerra dei brevetti è la forma di un conflitto che deve cedere ad una logica universale. La Toscana può dare un contributo serio, non basato su auliche parole.

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Info Roberto Barzanti

Roberto Barzanti (n. 1939) iscritto nel 1957 al Partito Socialista Italiano, dirigente della Federazione Giovanile Socialista Italiana, quindi membro del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria fin dalla sua fondazione nel 1964. Dal 1974 è esponente del Partito Comunista Italiano, del PDS, dei DS e pur aderendo alla prospettiva disegnata a Torino da Walter Veltroni nel giugno 2007 non confluì, nel successivo ottobre, nel Partito Democratico. Né ha fatto parte di altre formazioni politiche
È stato sindaco di Siena dal 1969 al 1974, quindi assessore nella giunta della Regione Toscana dal 1975 al 1979 con l'incarico degli affari generali e delle politiche europee. Successivamente è stato vicesindaco del comune di Siena fino al 1984.
È stato eletto al Parlamento europeo alle elezioni europee del 1984, e poi riconfermato nel 1989 e nel 1994, per le liste del PCI e del PDS. È stato vicepresidente del Parlamento europeo dal 14 gennaio 1992 al 18 luglio 1994.
Ha tenuto corsi su istituzioni e politiche audiovisive in Europa nella Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Pisa e nella Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Siena, laurea specialistica in radiofonia.
Risiede a Siena, dove è stato presidente della Biblioteca comunale degli Intronati dal 2012 al 2018 . Attualmente è presidente dell’Accademia degli Intronati e presidente onorario delle Giornate degli Autori, associazioni di autori del mondo del cinema.

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