• Passa alla navigazione primaria
  • Passa al contenuto principale
  • Passa alla barra laterale primaria
  • Accesso autori
  • Utilizzo dei Cookies
  • Privacy Policy

Solo Riformisti

Uno spazio aperto al confronto, civile e concreto, e un’occasione di riflessione. Per restare ancorati alla realtà, senza rinunciare agli ideali, per rifiutare le posizioni ideologiche, per riaffermare i valori democratici.

  • Solo Riformisti
  • Gli autori
  • Politica
  • Economia
  • Esteri
  • Cultura
  • Opinioni
  • Programma Toscana
  • Archivio articoli

Quale ricetta per il Mezzogiorno

E’ sbagliata l’immagine di un Mezzogiorno arretrato in confronto a un Nord progredito e innovativo. Il declino ha investito tutto il Paese. Si devono fare le riforme e rendere sistemica la crescita meridionale. Luciano Pallini ne parla con il Prof. Lepore. 

20 Febbraio 2021 da Amedeo Lepore Lascia un commento

Quale spazio ha riservato Mario Draghi al Mezzogiorno nel programma presentato al parlamento?

 Le dichiarazioni programmatiche di Draghi hanno trattato il tema del Mezzogiorno in modo secco e determinato, com’è nel suo stile, puntando sugli obiettivi prioritari dell’occupazione, specie femminile, dell’attrazione degli investimenti, attraverso il credito d’imposta, e del rafforzamento delle amministrazioni meridionali per riuscire, a differenza del passato, “a spendere e spendere bene”. La formazione del Governo è stata accompagnata da commenti parziali e probabilmente dissonanti dalle decisioni che assumerà in materia. In particolare, non è affatto detto che una valutazione della scelta dei Ministri in base alla loro provenienza debba corrispondere a una strategia meno attenta ai problemi del Sud. Come ha ricordato Sergio Zoppi nel volume “Diciotto voci per l’Italia unita”, nel corso della storia unitaria sono state molte le personalità di origine non meridionale (Franchetti, Einaudi, Cenzato, Morandi, Saraceno, Vanoni e Pastore) che hanno contribuito in modo risolutivo alla causa di un Mezzogiorno emancipato, pronto a concorrere allo sviluppo del Paese nel suo insieme. Quindi, è possibile che anche ora non vi sia uno “slittamento geografico” in base a parametri impropri.

E allora quale è l’approccio che emerge?

 L’elemento fondamentale che sta emergendo è l’intreccio tra consapevolezza dei problemi immediati e visione di lungo periodo come asse delle politiche del Governo. Questa novità permetterebbe di adempiere alla principale necessità dell’Italia: far ripartire a pieno regime il motore dell’industria, ampliandone le basi meridionali e riequilibrando le capacità produttive dell’intero territorio nazionale. Se è vero che il virus ha inferto pesanti colpi iniziali all’area in cui è concentrata la punta avanzata dell’economia, è altrettanto vero che il Mezzogiorno alla lunga sarebbe sfavorito per le sue debolezze strutturali e avrebbe una ripresa più lenta. Perciò, la vocazione per eccellenza è quella che invocava Giuseppe Galasso a sostegno di strategie di portata nazionale, con una maggiore intensità di impegno per il Sud.

Come si è tradotto questo approccio nella composizione enella struttura del Governo?

 La composizione del Governo offre una chiave interpretativa di quattro capisaldi dell’azione concreta del Paese nella loro connessione con le politiche europee. La scelta di un saldo nucleo di competenze centrali e di due Ministri politicamente forti allo Sviluppo economico e al Lavoro può permettere il decollo di investimenti volti ad accrescere la competitività e l’occupazione. Del resto, Erik Brynjolfsson, Daniel Rock e Chad Syverson hanno ammonito sull’esigenza di affrontare il paradosso tra la dotazione sempre più estesa di tecnologie abilitanti (Ket), anche a causa della pandemia, e l’andamento tuttora insoddisfacente delle statistiche sulla produttività. Quanto più profondo è il fenomeno della ristrutturazione, tanto più tempo e investimenti occorrono per trarre vantaggio da interventi diretti nell’innovazione e complementari nell’organizzazione dei processi produttivi. Per questa ragione, nell’assetto del Governo, è essenziale la condivisione di intenti tra il Ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale e il Ministro per la Transizione ecologica. Questi due autorevoli esponenti della compagine di Draghi saranno un fulcro della revisione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, coordinato da Daniele Franco, potendo peraltro convergere su un tema dirimente, come quello della bioeconomia, finora del tutto assente dall’orizzonte programmatico. Si tratta di cogliere rapidamente, nella combinazione di materiali e beni strumentali in grado di ridurre al minimo gli scarti massimizzando i processi di crescita, la più sfidante prospettiva di trasformazione dell’Italia e del Mezzogiorno nell’ambito della quarta rivoluzione industriale.

Dalle dichiarazione emerge che il PNRR farà capo al MEF: che ne pensa?e quali Ministeri saranno rilevanti per il Sud?

Di fronte all’obiettivo di impiegare al meglio i finanziamenti nazionali ed europei  la figura del Ministro dell’Economia, in piena sintonia con il capo dell’esecutivo, appare la garanzia di un sapiente utilizzo della leva della spesa, evitando squilibri inarrestabili del bilancio pubblico, ma anche di una progressiva modifica della leva fiscale. Infine, tornando al Sud, una Ministra concreta e aperta, se ben coadiuvata da un nuovo meridionalismo e in stretta correlazione con il Ministro delle Infrastrutture, può offrire un impulso originale alle politiche di sviluppo.

Quale rapporto Nord/Sud si prospetta?

 Non è per nulla convincente l’immagine di un Mezzogiorno interamente arretrato in confronto a un Nord progredito e innovativo. Il declino di questi anni ha investito tutto il Paese e solo la coscienza di un interesse comune alla trasformazione e alle riforme, promuovendo i comparti avanzati di ambedue le parti dell’Italia e rendendo sistemica la crescita meridionale, può stimolare una ripresa duratura. Il ritratto, creato da letture di comodo, di un Sud appiattito tra i due estremi del rivendicazionismo e del nuovismo fine a sé stessi non restituisce la realtà dei fatti. Abbiamo sicuramente bisogno di “pescatori” che captino risorse meridionali, ma del calibro di quello che di nome si chiamava Gabriele e guardava a un Mezzogiorno moderno ed europeo.

 

 

Condividi:

  • Tweet
  • WhatsApp
  • Stampa

Archiviato in:Redazionale

Info Amedeo Lepore

Professore Ordinario di Storia Economica presso il Dipartimento di Economia dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli, dove è titolare dei corsi di Storia Economica, di Storia dell’Impresa e della Finanza, di Evoluzione del Capitalismo, delle Tecnologie e della Finanza. È docente di Storia dell’Economia e dell’Impresa alla Luiss Guido Carli di Roma. Ha svolto insegnamenti in diverse Università italiane e straniere. È componente del Consiglio di Amministrazione e della SVIMEZ (Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno). È socio dell’Accademia Pontaniana, nella Classe di Scienze Morali. Fa parte di Comitati scientifici e di Redazione di varie riviste nazionali e internazionali. Ha ricevuto riconoscimenti internazionali per la sua attività di studio e di ricerca. Ha pubblicato volumi e saggi, in Italia e all’estero, su temi riguardanti la storia economica italiana ed europea; la storia d’impresa, della contabilità e del marketing; la storia del pensiero economico. I suoi attuali ambiti di ricerca riguardano la storia dell'economia euro-atlantica, il processo di globalizzazione nei suoi vari aspetti, l’impatto sull’economia della pandemia di Covid-19, l'evoluzione dell'impresa, la storia del dualismo economico italiano. Ha svolto anche ruoli istituzionali legati alle sue competenze economiche, da ultimo come Assessore alle attività produttive della Regione Campania.

Post precedente: « Obiettivo giovani
Post successivo: Per la qualità dell’abitare »

Interazioni del lettore

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Barra laterale primaria

Iscrizione alla newsletter SoloRiformisti

Inserendo i propri dati sarà possibile ricevere la nostra newsletter nella propria casella di posta elettronica.

Bastian contrario

La prima uscita

27 Febbraio 2023 | Il Bastian Contrario

Elly Schlein: “ La pace in Ucraina non si fa con le armi. Sosteniamo l’accoglienza, sbagliato aumentare le spese militari”.

Non c’è che dire.

La ragazza ci darà delle soddisfazioni.

Il paradosso ecologico della guerra

13 Marzo 2023 | Il tocco di Alviero

La trappola di Tucidide

24 Febbraio 2023 | Il tocco di Alviero

Per un pugno di PIL

13 Febbraio 2023 | Il tocco di Alviero

Salvi per un PIL

30 Gennaio 2023 | Il tocco di Alviero

Goodbye 2022 non ci mancherai

18 Gennaio 2023 | Il tocco di Alviero

Per chi suona la campanella

16 Dicembre 2022 | Il tocco di Alviero

Crisi continua

26 Novembre 2022 | Il tocco di Alviero

Trento Libera nos a malo (2 di 2)

12 Novembre 2022 | Il tocco di Alviero

Trento libera nos a malo (1 di 2)

12 Novembre 2022 | Il tocco di Alviero

Adda passà a nuttata (2 di 2)

17 Ottobre 2022 | Il tocco di Alviero

Ultimi commenti

  • RC su L’Italia e il fantasma della Nazione
  • Elisabetta Briano su Il sogno Schlein
  • Elisabetta Briano su Le due paci possibili
  • Sergio Giusti su La riforma fiscale della Meloni
  • daniela su Autonomia è responsabilità
  • Roberto su Ucraina: prima della “battaglia finale”
  • Ennio su Il sogno Schlein
  • MARCO POGGI su Ha vinto la Schlein. E allora?
  • Marco Mayer su Ha vinto la Schlein. E allora?
  • Manuela Carpinelli su Lettera aperta di una preside fiorentina
SoloRiformisti.it. Periodico di area riformista del Circolo SoloRiformisti. | E-Mail: redazione@soloriformisti.it