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Solo Riformisti

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Lo stato d’emergenza è per sempre

L’insistenza con cui il PD vuole ripetere nelle elezioni regionali l’alleanza PD-5S ha qualcosa di diabolico e di autodistruttivo. Costruire le alleanze a tavolino, da Roma, è una pura operazione di potere “romano”, oltretutto mal sopportata dalle 5S.

8 Luglio 2020 da Luigi Corbani 1 commento

La stragrande maggioranza degli italiani (anche quelli che non l’hanno votato) erano convinti che il PD al governo avrebbe portato saggezza e capacità e messo un freno alle stupidaggini di quella compagnia di smandrappati, senza arte né parte, delle 5S. Come tanti altri, mi sono sbagliato.

E non è tanto per le dichiarazioni di uno che se ne sta in Thailandia o di governisti, attaccati al potere con la colla: si può anche capire che per giustificare la partecipazione ad un governo di “mal trà insema”, di male assortiti, si presenti Conte come il “leader dei progressisti” e l’alleanza con le 5S, strategica per il futuro dell’Italia. Si sperava che tali affermazioni fossero solo un modo per darsi un tono, per fingere che il governo non fosse solo per impedire i “pieni poteri” di Salvini e quindi per dare una spolverata progettuale e programmatica alla partecipazione al governo.

Ma l’insistenza con cui il PD vuole ripetere nelle elezioni regionali l’alleanza PD-5S ha qualcosa di diabolico e di autodistruttivo. Costruire a tavolino, da Roma, delle alleanze che non sono maturate localmente è una pura operazione di potere “romano”, oltretutto mal sopportata dalle 5S. La lezione dell’Emilia Romagna non è servita. Per di più, la riproduzione, pari pari, dell’alleanza di governo nelle elezioni regionali e amministrative prossime,  favorisce la “politicizzazione” con la conseguenza che il voto rischia di diventare un referendum pro e contro il governo. Una follia politica.

A cui si accompagnano le mosse del Conte, altra figura, comparsa per caso e che, per una serie di malefiche combinazioni, ha preso gusto a stare a Palazzo Chigi e che cerca di prendere tempo, di rinviare sine die il confronto politico e la resa dei conti. E allora si inventa la “proroga” dello “stato di emergenza” che, detta così, già fa sorgere dubbi: non esiste una “proroga”, o esiste o non esiste una situazione di emergenza e se c’è, si va in Parlamento a dirlo e non lo si dice ai giornalisti, prima che al Capo dello Stato e alle Camere. Viene anche da chiedersi: ma ci sono previsioni drammatiche per l’autunno, che non ci dicono? Sulla base dell’esperienza dei mesi scorsi, governo e Regioni hanno predisposto dei piani per l’autunno, per una eventuale ripresa del virus?

Pare che queste preoccupazioni non sfiorino neanche Zingaretti, alle prese con la sua Giunta nella Regione Lazio, che quindi se ne esce con una sorprendente dichiarazione: “sosteniamo qualsiasi scelta del governo utile a contenere la pandemia”.  Come se la “proroga” dello stato di emergenza, fosse la risoluzione dei problemi della pandemia.

Forse dovrebbe leggersi  Sabino Cassese, che  sul “Corriere della Sera” scrive: “Da ultimo, la proroga della dichiarazione dello stato di emergenza è inopportuna perché il diritto eccezionale non può diventare la regola. Proprio per questo sia la legge che lo prevede, sia la costante giurisprudenza della Corte costituzionale hanno insistito sulla necessaria brevità degli strumenti derogatori, perché non è fisiologico governare con mezzi eccezionali. Questi possono produrre conseguenze negative non solo per la società e per l’economia, creando tensioni nella prima e bloccando la seconda, ma anche per l’equilibrio dei poteri, mettendo tra le quinte (ancor più di quanto non accada già oggi) il Parlamento e oscurando il Presidente della Repubblica e la Corte costituzionale, al cui controllo sono sottratti gli atti dettati dall’emergenza. Non dimentichiamo che Viktor Orbán cominciò la sua carriera politica su posizioni liberali.”

È bene ricordare che in questi mesi ci sono stati oltre 300 atti monocratici, che Conte è andato poche volte in Parlamento ma ben diciannove volte in diretta televisiva. E che il virus si è combattuto con una cura vecchia di quattrocento anni: il distanziamento fisico. A quello sociale ha provveduto Conte e il suo governo con decine e decine di bonus.

Se fosse per Conte, Casalino, e per le 5S, lo stato d’emergenza andrebbe prorogato almeno fino al 2023, così l’Europa ci regala i soldi per distribuirli a tutti: un bonus non si nega a nessuno.

“La colpa, caro Bruto, non sta nelle nostre stelle, ma in noi stessi” “Buona notte e buona fortuna”

(questo articolo con il consenso dell’amministratore del blog è stato ripreso da: www.ilmigliorista.it)

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Interazioni del lettore

Commenti

  1. Adriano De Maio dice

    18 Luglio 2020 alle 16:46

    Moltl la pensano così. ma non viene detto a sufficienza.. Perché non si può promuovere una campagna su questi temi? Sono poco interessanti?

    Rispondi

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