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Solo Riformisti

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L’attentato di Ankara

Il ruolo della diaspora e  dei flussi migratori sotto il profilo della sicurezza nazionale è un tema di cui si parla pochissimo,  ma che è di fondamentale importanza per il futuro dell' Italia.

1 Ottobre 2023 da Marco Mayer Lascia un commento

Le esplosioni kamikaze del terrorismo ad  Ankara

https://www.aljazeera.com/news/liveblog/2023/10/1/turkey-explosion-news-live-police-officers-struck-by-ankara-suicide-bomb

ci  ricordano che in Europa non possiamo permetterci di abbassare la guardia.

L” Italia è – come è noto – da tre decenni all’ avanguardia nella lotta al terrorismo internazionale.

Uno dei fattori che hanno prodotto i successi e’ la strategia adottata nei confronti delle comunità straniere insediate sul territorio nazionale

Il ruolo della diaspora e  dei flussi migratori sotto il profilo della sicurezza nazionale è un tema di cui si parla pochissimo,  ma che è di fondamentale importanza per il futuro dell’ Italia e degli altri Stati membri della Unione Europea.

In Italia la popolazione di cittadinanza straniera al 1°gennaio 2023 era di 5 milioni e 50 mila unità. Questo dato è ben noto.

Viceversa l’ intensa collaborazione – ormai  trentennale –  tra comunità straniere e  forze dell’ ordine  (ignorata da sempre dai media mainstream) è uno dei tre fattori determinanti che spiegano i grandi successi italiani nell’azione di prevenzione e contro il terrorismo internazionale.

Sono stato tra i primi ad andare in missione in Albania  dopo il crollo del regime  nel lontano 1991 (per aprire l’ufficio dell’ICE a Tirana) e mi ricordo bene la vicinanza dei militari italiani  della missione Pellicano  alla popolazione albanese.

https://www.carabinieri.it/arma/arma-all’estero/proiezione-internazionale/vol-ii-1936—2001/parte-ii/1991—1993/in-albania .

In quegli anni un  evento straordinario in Albania  fu la storica visita di Papa Giovanni II in Albania. Il Pontefice polacco espresse un forte senso di vicinanza ad lpopolo che usciva da più di 40 anni di dittatura comunista  filocinese.

https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/speeches/1993/april/documents/hf_jp-ii_spe_19930425_nazione-albanese.html

Queste iniziative di solidarietà (siano esse militari o religiose)  non si dimenticano. In Kosovo la comunità cattolica si ricorda ancora la bella visita del Cardinale di Firenze, S.E. Silvano Piovanelli 23 anni fa.

Negli anni novanta numerose famiglie albanesi sono  immigrate  in Italia con le  modalità più varie  (con navi,  gommoni e/o visti turistici, ec) , ma tutti con un profondo debito di riconoscenza verso la nostra Nazione.

Lo stesso discorso vale per chi – negli anni novanta e all’ inizio del millennio – e’ arrivato dalla Bosnia, dal Kosovo, dai Balcani,  dall’Afghanistan, dall’ Eritrea, ecc.

Un secondo fattore – oggettivo –  che spiega il successo dell’ Italia delle iniziative contro il terrorismo e’ l’assenza nel nostro paese  di grandi metropoli dove i contatti con le comunità straniere e la stessa la polizia di prevenzione è più difficile (si pensi a  Parigi o alla stessa Bruxelles). Su questo piano resta ovviamente sempre alto  il rischio di una saldatura tra mafie italiane e straniere (ad esempio le triade  cinesi in alcuni porti), ma ciò riguarda soprattutto la criminalità finanziaria, la contraffazione e il riciclaggio

Il terzo fattore – quello sempre più importante- e’ quello del capitale umano. Dalla seconda metà degli anni settanta in poi si sono formati formidabili  team (in parte provenienti dai corpi speciali delle forze armate) che hanno portato alla sconfitta del terrorismo interno in tutte le sue matrici.

La persona che meglio di tutti simboleggia  questa fase è il Generale dei Carabinieri Alberto Dalla Chiesa, ma il merito va a tutto al  personale dei NOCS della Polizia di Stato, dei GIS dell’Arma, delle unità speciali della GdF per non parlare dell’ impegno di magistrati e dei servizi.

L’ esperienza accumulata  della lotta contro il partito armato e il terrorismo nero ha favorito le attività di prevenzione e di contrasto sul territorio di fronte alle sfide del  terrorismo internazionale.

Venendo  agli anni più recenti grande è stato il contributo delle comunità straniere  nelle indagini  sui Foreign Fighters, la propaganda e il reclutamento dell’ ISIS e drlle altre organizzazioni del  terrorismo islamista.

Rispetto a queste positive esperienze del passato oggi  intravedo un rischio potenziale rischio.  Gli immigrati che vivono in Italia sanno che in nessun paese del mondo si possono accogliere tutti.

Tuttavia quelli con cui ho parlato  mi hanno trasmesso un allarme che condivido volentieri con il lettori di Formiche.

Tanti di loro  hanno parenti che sono arrivati con mezzi di fortuna (gommoni compresi);  alcuni di loro sono stati salvati  dalle  navi militari della Missione Europea Sofia,  dalla Guardia Costiera  e  dalle ONG.

Per queste persone e per i loro parenti  l’ espressione. ” dissuadere i salvataggi in mare”  suona sinistra perché conoscono bene il sottile confine tra la vita e la morte.

Sanno anche che un automobilista che rallenta  o ostacola un’ ambulanza con le sirene spiegate compie un reato E lo stesso vale per il bagnino che non aiuta un bagnante in difficoltà.

Per farla breve nelle comunità straniere comincia a serpeggiare per la prima volta un disagio psicologico che potrebbe allontanarli dalle istituzioni.  Sarebbe grave.

Non possiamo disperdere il grande patrimonio di fiducia costruito in tre decenni dalle nostre forze dell’ ordine. E non è questione di buonismo.

Al di la’ della doverosa  solidarietà umanitaria l’ Italia non può permettersi di mettere a rischio la propria sicurezza nazionale.

Perdere  la fiducia e la disponibilità proattiva delle comunità straniere sarebbe un danno rilevante . Non resta che sperare che la  competizione elettorale  tra i partiti  della maggioranza  non superi il livello di  guardia.

 

 

 

 

 

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Info Marco Mayer

docente al Master In Cybersicurezza di LUISS Guido Carli e al Cyber Defence della Scuola:di Telecomunicazione del Ministero della Difesa in partnership con
Università di Modena e Reggio Emilia

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