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Quanto può durare la politica di chiusura di Letta verso Italia Viva e Matteo Renzi? Il malcontento nel Pd sta raggiungendo livelli da non ritorno, ma Letta (sempre più isolato) sembra non mollare.

La strategia suicida di Letta

Quanto può durare la politica di chiusura di Letta verso Italia Viva e Matteo Renzi? Il malcontento nel Pd sta raggiungendo livelli da non ritorno, ma Letta (sempre più isolato) sembra non mollare.

10 Gennaio 2022 da Daniele Marchetti 6 commenti

La corsa al Colle più Alto si appresta allo sprint ed una domanda sta montando a sinistra: quanto può ancora durare la politica portata avanti da Enrico Letta di chiusura verso Italia Viva e Matteo Renzi? Sì, perché, di giorno in giorno, appare sempre più evidente come la marginalizzazione del Partito Democratico si identifichi con il niet a Renzi: unico a sinistra (anche a detta di molti Dem) ad avere una visione ampia ed inclusiva. Marginalizzazione che rischia di aprire per Italia Viva ed il nascente polo di centro le porte di un’alleanza stabile con il centrodestra. Non sarebbe quindi un semplice accordo per l’elezione del prossimo capo dello Stato (che a quel punto, anche per la contrarietà di Italia Viva, difficilmente potrebbe essere Silvio Berlusconi) ma si tratterebbe di una alleanza strategica in grado di assicurare, da una parte, lunga vita al governo Draghi e dall’altra di offrire una proposta politica credibile e forte in vista delle elezioni politiche della primavera 2023. Anche in questo senso vanno lette le parole di Gaetano Quagliariello quando -rivolto al Nazareno- afferma che sarà difficile ricomporre un quadro politico unitario tra forze che, sulla vicenda Quirinale, si siano trovate su fronti diversi ed opposti.

Una strategia, quella ad excludendum di Enrico Letta sempre sopportata ma mai condivisa dall’ala riformista del partito ancora legata (sentimentalmente e per sensibilità politica) alla stagione renziana del 40%. Perdere è un conto, si sottolinea nelle fila di Base Riformista, ma decidere scientemente di mettersi fuori della gara è tutto un altro paio di maniche. E ciò è politicamente inaccettabile oltre ad apparire insensato agli occhi dell’elettorato. La logica di costringere Renzi a votare con il centrodestra per dargli la colpa di aver lacerato l’alleanza di centrosinistra (si contesta in buona parte dei gruppi parlamentari) bisserebbe la pessima figura fatta dal partito in occasione della legge Zan: affossata da un calcolo miope e supponente.

Il malcontento nel Pd sta raggiungendo livelli da non ritorno, ma Letta (sempre più isolato) sembra non mollare. La sua idea è la stessa da tempo: spingere Renzi nelle braccia di Matteo Salvini, far scontrare Mario Draghi con Silvio Berlusconi per il Quirinale e tentare, in extremis, il colpo di mano con un altro nome (non importa chi) oppure decretare la fine della maggioranza, far cadere il governo ed andare alle elezioni nella primavera prossima. Il tipico gioco che gli avversari di Letta, dentro e fuori il suo partito, giudicano “alla meno»!

 

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Archiviato in:Politica

Info Daniele Marchetti

Daniele Marchetti (Lucca, 1965) risiede a Firenze. Laureato in scienze biologiche, specializzato in epistemologia nell'Università di Pisa e perfezionato in bioetica e biotecnologie nell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, dal 1997 è abilitato alla professione di biologo e dal 2003 è giornalista iscritto all'Ordine della Toscana. Già ricercatore nell'Università di Firenze e titolare di una borsa di ricerca del ministero degli Esteri, nel 2001 entra in Consiglio regionale della Toscana come funzionario e nel 2009 guida, con la carica di dirigente, una segreteria istituzionale. Dal 2010 è stato responsabile dell'ufficio stampa di un gruppo consiliare.

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Interazioni del lettore

Commenti

  1. Andrea Boitani dice

    10 Gennaio 2022 alle 10:46

    Premetto di non essere iscritto al PD e a nessun altro partito. Mi sembra che l’articolo di Marchetti muova da assunti indimostrati e giunga, di conseguenza, a conclusioni sbagliate, per di più attraverso passaggi logici traballanti.
    1) È un fatto che sia stato Renzi ad abbandonare il PD, non dopo averlo portato al 40% (2014), ma dopo la sconfitta referendaria (2016) ed elettorale (2018) e dopo aver convinto Zingaretti a entrare in un governo con i 5S.
    2) È un fatto che sia stato lo stesso Renzi a far cadere quel governo da lui caldeggiato e di cui IV faceva parte organicamente. Una volta di più Renzi aveva giocato in proprio, come dopo aver fatto cadere Letta nel 2014 per sostituirlo a Palazzo Chigi.
    3) È un fatto che Renzi ha scelto la via rischiosa delle consulenze ben remunerate al principe saudita, pur rimanendo senatore, contro qualsiasi accettabile comportamento etico per un riformista serio.
    4) È logicamente inconsistente sostenere che Renzi venga “spinto” nelle braccia del centro-destra. Ciascuno è libero di scegliere le proprie alleanze. Se Renzi andrà con il CD, lo avrà scelto sua sponte, pur essendo l’alleanza con il CS possibile, ancorché non banale.
    5) Marchetti fa passare l’idea che Letta e Salvini-Meloni siano perfettamente sostituibili per un riformista. Ma questo, francamente, mi sembra assurdo.
    6) Secondo me Renzi dovrebbe accettare che, col suo 2%, non può dettare legge e forse neanche fare il Ghino di Tacco (Craxi aveva più del 10%, dopotutto). Se avesse la cultura e l’intelligenza di un Ugo La Malfa, farebbe fruttare il suo 2% per dare un segno politico e ideale alla coalizione di CS, senza mettere in discussione la sua collocazione ogni due per tre.

    Rispondi
    • Pierluigi Couzzi dice

      10 Gennaio 2022 alle 12:19

      Le sue sono parole in libertà, pronunciate senza conoscere, nel merito, gli argomenti che analizza. Al punto 1 Renzi non ha convinto Zingaretti a fare l’alleanza coi 5S e non ha fatto cadere il governo Conte 1 per piacere personale,lo ha fatto per non dare “i pieni poteri” a Salvini e non permettere proprio al contrario del suo ragionamento che Zingaretti portasse l’Italia al voto consegnando il governo al cdx;
      Punto 2 non fu Matteo Renzi a far cadere il Governo Letta, ma la direzione del PD a maggioranza;
      Punto 3 nessuna legge vieta ad un Senatore della Repubblica Italiana di fare conferenze e consulenze all’estero, le scelte sono personali e molti tra politici ed ex PdC e/o leader le fanno;
      Punto 4 su questo Italia Viva non ha alcuna intenzione di approdare al cdx, ma resta cmq difficile fare un’alleanza strutturale coi 5s ;
      Punto 5 sia Letta coi 5s che Salvini Meloni sono ciò che Italia Viva ma tutto il mondo dei liberali riformisti democratici contrasta;
      Punto 6 in politica, è vero, che contano i voti, ma con l’attuale legge elettorale e l’attuale sistema parlamentare , chi ha anche solo pochi punti percentuali ( e stia sicuro che Italia Viva non ha solo il 2%), sia in grado di dare le carte, soprattutto con la frammentazione dei gruppi parlamentari.
      Cmq se a lei non piace Renzi ed Italia Viva, sono dispiaciuto, perché se si dichiara riformista almeno ci rispetti.

      Rispondi
  2. Andrea Boitani dice

    10 Gennaio 2022 alle 14:46

    Il Signor Couzzi si commenta da solo. Confonde il governo Conte 1 (che non ha certo fatto cadere né Renzi né il PD) con il Conte 2. Parla di legge quando io parlo di etica o quantomeno di decenza, con riferimento alle consulenze, non a chiunque ma al principe saudita ritenuto mandante di assassini politici.
    Confondere un democratico liberale come Letta con il fascio-populismo di Salvini e Meloni è evidentemente privo di senso. Ipocrita, infine, dire che fu la direzione del PD e non Renzi a far cadere il governo Letta, quando Renzi era allora segretario e dominus del PD.
    Comunque, Signor Couzzi, stia sereno: ho riposto grandi speranze in Renzi nel 2012-13 e l’ho anche votato allora alle primarie quale nuovo segretario del PD (aperte anche ai non iscritti, come me). Poi ho visto come ha governato e come è riuscito a trasformare il riformismo radicale di un partito di centro-sinistea in un conservatorismo moderato, più ispirato ai luoghi comuni del neoliberismo rinfrescato (in salsa Giavazzi-Alesina, per capirci) che a una visione liberal o socialdemocratica (alla Tony Judt, Joe Stiglitz, o alla Zygmunt Bauman e Amartya Sen, per dare riferimenti “alti”). Per non parlare, del populistico bonus di 80 euro del 2014 (per vincere le elezioni europee) poi trasformato in permanente, scassando il bilancio pubblico), del tragico errore del referendum 2016, della tesi più volte affermata che “le tasse possono solo diminuire”..
    Dopo tutto ciò, che stima posso ancora avere per Renzi? Di altra pasta è il riformismo cui tengo da 40 anni e più.

    Rispondi
    • Pierluigi Couzzi dice

      10 Gennaio 2022 alle 15:11

      Beh non commento ulteriormente la Sua inconcludente polemica, Si rilegga la storia di quei giorni. Buon 2022

      Rispondi
  3. Andrea Boitani dice

    10 Gennaio 2022 alle 15:54

    “Parole in libertà”, “inconcludente polemica”… Signor Couzzi, cambiano i tempi e le posizioni politiche. Ma il linguaggio rimane quello antico: un po’ liquidatorio, un po’ denigratorio dell’interlocutore, un po’arrogante (“si rilegga la storia”). Ma sì, finiamola qui.

    Rispondi
  4. Gius Cricchio dice

    10 Gennaio 2022 alle 20:17

    Couzzi un saluto a Lei!
    E un consiglio … a lasciar perdere, è stato fin troppo esplicativo!
    dalle mie parti si dice “A lavare la testa all’asino, coll’acqua der secchio ce perdi pure il sapone!”
    Questi ignoranti dell’ultimissima storia parlamentare italiana che Le hanno risposto sono solo Vedovelle di Conte che je stà ancora a rode er cu.lo che Renzi abbia mandato a casa d’un colpo solo oltre al loro beneamato Conte, anche l’altra nullità di Zingalema, Arcuri, Casalino e tutta la cricca! Oltre al capolavoro della defenestrazione del Papeetaro!
    S’accorgeranno a breve dell’implosione del PD e dei loro amichetti PDioti!

    Rispondi

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