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In ricordo di Gianfranco Chiavacci

La vicenda artistica di Gianfranco Chiavacci, si colloca in quella terra di confine che dall’arte concreta porta a quella programmata, concettuale e ottico-cinetica senza dimenticare la fotografia sperimentale.

3 Dicembre 2019 da Carlo Chiavacci Lascia un commento

Gianfranco Chiavacci nasce a Cireglio il 1 dicembre 1936 e muore a Pistoia, città dove ha vissuto e lavorato, il 1 settembre 2011. Intorno ai primi anni cinquanta inizia a visitare in più occasioni la vicina Firenze e successivamente Roma, frequentando musei, gallerie e mostre. Grazie a queste esperienze la sua passione per l’arte si trasforma in un vero e proprio interesse. A questo periodo risale l’inizio della sua attività artistica. Verso la fine degli anni cinquanta, proprio in uno di quei suoi viaggi a Roma, vede per la prima volta, in una collettiva di artisti italiani, francesi e americani, le opere di Jackson Pollock e ne rimane folgorato. Quel reticolo di segni e connessioni probabilmente intravisto nel padre dell’espressionismo astratto comincia a maturare nei lavori dei primi anni sessanta fino all’incontro con il mondo dei calcolatori e della logica binaria, che nella razionalizzazione di quel reticolo troverà il trait d’union fra cifra logica e spazio pittorico dando origine a quel particolare reticolo che Chiavacci stesso definirà reticolo binario, come matrice della sua grammatica, la Binarietà.

Cosa ha fatto Gianfranco Chiavacci

Questa è la genesi del suo impianto teorico, la Binarietà, che lui stesso definirà la grammatica con cui elaboro il mondo. Più propenso ad un approccio filosofico che matematico la sua ricerca prende origine dalla definizione di bit in teoria dell’informazione, e pionieristicamente porta questo concetto rivoluzionario in arte. La sua scommessa è proprio questa, portare in arte una logica, quella binaria, fino ad allora totalmente estranea al processo creativo artistico e per cinquant’anni la sua mission sarà testare le possibili criticità di questo suo visionaria e originalissima intuizione. Dopo quasi cinquant’anni, al culmine di questo percorso, agli inizi del terzo millennio, intuisce i possibili drammatici esiti di un mondo totalmente bittizzato, e si riserva una utopistica via di fuga decretando la morte del bit in quella che, pur non essendo l’ultima opera, rimane un punto di arrivo, se non altro dal punto di vista strettamente teorico. La sua produzione artistica abbraccia un periodo che tocca sei decenni, dalla fine degli anni cinquanta ai primi anni duemila mantenendo una lucidità e una freschezza davvero rara. In quest’avventura la sua ricerca passa attraverso una fitta e complessa “rete” di sperimentazioni, dalle opere su carta alla pittura, che grazie proprio alle sue sperimentazioni in fotografia degli anni settanta, da bidimensionale si fa tridimensionale, dando origine ad un complesso corpus di opere concettuali che saranno la svolta per una pittura sempre più ricca di contaminazioni filosofiche e concettuali. Affrontare lo studio di un lavoro tanto complesso non è stato semplice, fortunatamente negli ultimi anni di vita Chiavacci ha trovato in Piergiorgio Fornello, suo storico collezionista fin dalla fine degli anni sessanta, un interlocutore curioso e coraggioso che ha portato alla collaborazione con la galleria Die Mauer arte contemporanea di Prato la quale, con infinita passione e una sana dose di incoscienza, ha avuto il coraggio di approfondire in modo appassionato tutta la sua ricerca artistica, partendo proprio da quel mondo che da tutti era stato sempre trattato con troppa superficialità, la fotografia.

Perché è importante Gianfranco Chiavacci

La vicenda artistica di Gianfranco Chiavacci, si colloca in quella terra di confine che dall’arte concreta porta a quella programmata, concettuale e ottico-cinetica senza dimenticare la fotografia sperimentale. Ma a differenza di queste, che attraverso un orientamento geometrico si contrapponevano all’astrattismo lirico e al suo rapporto con la realtà, Chiavacci introduce per la prima volta la variante binaria del bit e della rete come elementi innovativi fino ad allora completamente estranei all’arte, e visto come sono andate le cose da quel lontano 1963 non è stata una scelta da poco. Dai primissimi anni sessanta intuisce la portata epocale di queste nuove tecnologie legate non tanto al calcolatore in se, ma al suo linguaggio di programmazione. Affascinato da questa imponente rivoluzione tecnologica ma anche culturale e sociale, Chiavacci introduce nel processo creativo artistico il concetto di bit come minimo elemento capace di evidenziare la scelta fra due eventi equiparabili e trova nell’elemento visivo di un rettangolo composto da un doppio quadrato l’equivalente in arte del bit. Quella dualità verticale/orizzontale che Mondrian vede come sintesi della realtà, in Chiavacci diventa sintesi di quel processo logico di scelta fra 0/1 e quindi la posizione verticale o orizzontale, come la scelta fra presente o assente del suo bit, diventa la base della sua teoria e conseguentemente della sua arte. Quelli che nelle sue opere possono apparentemente sembrare elementi geometrici, tipici dell’astrattismo concreto, sono in realtà delle porzioni di superficie cromaticamente elaborate attraverso una logica che mai prima di lui aveva fatto parte del mondo dell’arte. Una volta assimilata questa innovativa chiave di lettura del suo fare creativo, ogni opera appare nella sua corretta interpretazione e districarsi fra le infinite ricerche di questo geniale artista italiano diventa tanto affascinante quanto semplice.

La promozione dell’opera di Chiavacci negli ultimi anni

  • Gianfranco Chiavacci 1970 – Lato e Die Mauer Prato Maggio 2011
  • MIA Fair – Milano Die Mauer Maggio 2012 primo libro A.Madesani
  • Binaria – Palazzo Collicola Spoleto Gianluca Marziani Giugno 2013
  • Fotografia Totale – Palazzo Fabroni a cura di Valerio Dehò dicembre 2012
  • 2015 pubblicazione del libro Fotografia Totale
  • Chiavacci / Morellet Galleria Die Mauer arte contemporanea settembre 2015
  • Sequenza per un giorno di inverno Gianfranco Chiavacci riflesso in dieci artisti contemporanei Gianfranco Chiavacci – Cristina Balsotti – Carlo Colli Raffaello Gori – Andrea Marini – Paolo Meoni – Giada Mazzini Andrea Pinchi – Maurizio Sapia – Massimiliano Turco – Mo2 Die Mauer arte contemporanea, Prato, Dicembre 2015.
  • Gianfranco Chiavacci 1967 Galleria Die Mauer, Prato, riallestimento prima personale di Chiavacci alla galleria Numero di Firenze del 1967, Marzo 2016.
  • WopArt Lugano Settembre 2016
  • Senza Titolo, la pittura come modello Casa Masaccio, San Giovanni Valdarno, a cura di Saretto Cincinelli e Cristiana Collu (Burri, Mulas, Munari veronesi, Parmiggiani, Pascali, Afro e altri)
  • Fotofever Paris, novembre 2016, Die Mauer arte contemporanea.
  • Mia Fair Milano, Marzo 2017, Die Mauer arte contemporanea
  • Expo Chiacago, novembre 2017, Sous Les etoiles Gallery.
  • Fotofever Paris, novembre 2017, Die Mauer arte contemporanea.
  • Art Miami 2017, dicembre 2017, Sous Les etoiles Gallery.
  • The Photography Show, The Association of International Photography Art Dealers, New York, 2018, Sous Les Etoiles Gallery.
  • Chiavacci / Michel Die Mauer arte contemporanea – giugno 2018
  • Gianfranco Chiavacci Works: 1957 – 2005 Sous Les etoiles Gallery New York Settembre 2018
  • Expo Chiacago , novembre 2018, Sous Les etoiles Gallery.
  • Binary/Non-Binary November – Dicembre 2018 Parigi
  • Art Miami, dicembre 2018, Sous Les etoiles Gallery
  • Painting with Light Yossi Milo Gallery New York /  gennaio – febbraio 2019
  • The Photography Show, The Association of International Photography Art Dealers, New York, Sous Les Etoiles Gallery.
  • Expo Chicago, novembre 2019, Sous Les etoiles Gallery.
  • Paris Photo, Grand Palais Parigi, novembre 2019, Die Mauer arte contemporanea.
  • Art Miami, dicembre 2019, Sous Les etoiles Gallery.

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