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Solo Riformisti

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Immigrazione, la verità dei numeri

Immigrazione: ancora sullo scarto tra realtà e percezione. Le persone che arrivano via mare sono una minoranza. E queste diventano un “peso” per il paese di accoglienza solo nel momento in cui presentano una domanda di asilo o di protezione.  

8 Novembre 2022 da Fabio Colasanti 5 commenti

Il parziale rifiuto del governo italiano di far sbarcare i profughi salvati da alcune navi gestite da organizzazioni non governative sta mostrando ancora una volta lo scarto tra la realtà dell’immigrazione e la percezione che la maggioranza dei cittadini italiani ne ha.

Il problema non è nuovo.   Già nell’agosto del 2018 l’Istituto Cattaneo aveva pubblicato i risultati di uno studio che mostrava che tra tutti i paesi dell’Unione europea l’Italia era quello dove lo scarto tra la percentuale effettiva di stranieri nel nostro paese e la cifra percepita dagli intervistati era il più alto (7 per cento di stranieri nel paese ai tempi dell’inchiesta, contro una cifra media del 25 per cento risultante dalle risposte al sondaggio).

Le discussioni di questi giorni mostrano che c’è uno scarto altrettanto forte per quello che riguarda il peso dell’immigrazione irregolare, dell’arrivo di profughi, per il nostro paese e per i principali paesi europei.

Un primo problema riguarda il concetto stesso di profughi in arrivo.   Per molti italiani i profughi sono unicamente quelli che arrivano varcando il Mediterraneo su barconi o altre imbarcazioni di fortuna.    La realtà è ben diversa.  Un profugo diventa un “peso” per il paese di accoglienza nel momento in cui presenta una domanda di asilo o di protezione.   Da quel momento lo stato nel quale è stata presentata la domanda diventa responsabile per l’accettazione della domanda di asilo/protezione, per l’eventuale espulsione o ritorno nel paese d’origine del richiedente asilo e per il suo supporto fino a quando la sua situazione si sarà stabilizzata, in un senso o nell’altro.

Le statistiche ci mostrano che il numero dei profughi che fanno domanda di asilo o protezione in un paese europeo è molto più alto di quello delle persone sbarcate nei paesi dell’Unione europea dopo un viaggio in mare.

Nel corso del 2021 e dei primi sei mesi del 2022, secondo le statistiche dell’Organizzazione mondiale delle migrazioni (agenzia ONU che usa i dati del nostro Ministero dell’interno), sono arrivate nell’UE (Spagna, Italia, Grecia, Cipro e Malta), via mare, 140 333 persone.   Uso questo periodo perché nel corso del 2020 c’è stata un’interruzione della raccolta di questi dati a causa della pandemia.

Nello stesso periodo, i paesi dell’Unione europea hanno ricevuto, secondo Eurostat, 1 038 685 domande di asilo (unicamente prime domande).   Quindi gli sbarchi via mare in questo periodo hanno rappresentato meno del 15 per cento di tutti i nuovi profughi che hanno fatto domanda di asilo in un paese europeo.    La cosa sarà molto sorprendente per tutti quelli che assimilano il problema delle migrazioni irregolari e della presa in carico di profughi ai soli sbarchi che vediamo alla televisione.

Come si spiega questa grossa differenza?   Un primo fattore è ovviamente rappresentato dalle persone che arrivano via terra.   Ma quantitativamente si tratta del fattore meno importante.   Il grosso dei profughi sono invece persone che arrivano in aereo o con altri mezzi di trasporto e che entrano nell’UE con un visto turistico.   Dopo la scadenza del periodo previsto da questo tipo di visto, si presentano alle autorità e fanno domanda di asilo.   Dal punto di vista del peso finanziario e amministrativo e da quello della responsabilità legale per le decisioni sul futuro del nuovo arrivato la maniera in cui le persone sono arrivate alla presentazione della domanda di asilo non cambia nulla.

Per l’Italia, lo scarto è molto minore.   Nel periodo indicato, 2021 e primi sei mesi del 2022, sono sbarcate in Italia 64 958 persone e il nostro paese ha ricevuto 90 575 domande di asilo.

Dove questa differenza ha un ruolo importante è sulla percezione del peso dell’immigrazione irregolare sui vari paesi.   La maggioranza dei nostri concittadini guarda il fatto che su 140 333 persone arrivate nell’Unione europea via mare, 64 958 (più del 45 per cento del totale) sono arrivate nel nostro paese.   Gli altri paesi vedono invece che su 1 038 685 domande di asilo ricevute nell’Unione europea, in Italia ne sono state presentate “solo” 90 575, ossia l’8,7 per cento; una percentuale ben inferiore al peso del nostro paese nel PIL dell’Unione europea (12,4 per cento) o nella sua popolazione (13,2 per cento).

Questa situazione dura da moltissimi anni.   Le domande di asilo presentate nell’Unione europea negli ultimi dieci anni completi (2012-2021) sono state 6 511 970.   Il numero di quelle presentate in Italia nello stesso periodo è stato di 628 200, pari al 9,1 per cento del totale.   Se fosse esistita una possibilità di redistribuzione dei profughi tra i paesi europei sulla base del PIL o della popolazione di ogni paese l’Italia avrebbe dovuto accettare più profughi di quelli che sono effettivamente arrivati nel paese.

Un altro problema che mostra gli errori di percezione del problema è rappresentato dalle frequenti accuse di mancanza di accoglienza rivolte al governo maltese.   Molto spesso chi fa accuse del genere non sa che Lampedusa è più vicina alla Libia di Malta e che la superficie di questo stato è pari ad un quarto di quella del comune di Roma.   La popolazione italiana è poi 110 volte quella di Malta e il nostro PIL è pari a 125 volte quello del nostro vicino.   Quando questo paese accoglie un profugo fa uno sforzo equivalente a quello fatto dall’Italia accogliendone tra 110 e 125.

Dove l’Italia è in una posizione sfortunata è nel fatto che grazie a degli accordi con alcuni paesi, soprattutto il Marocco e la Turchia, è stato possibile rallentare i flussi di migranti attraverso il Mediterraneo occidentale ed il Mediterraneo orientale.    Di fronte all’Italia c’è invece la Libia che è un “failed state” e l’Egitto che non fa quello che potrebbe fare.   Non c’è quindi nessuno che possa fare da filtro e con il quale si possano fare accordi.

Purtroppo l’Unione europea non ha la possibilità di stabilire che un certo richiedente d’asilo vada in un certo paese.   Non le è mai stata data questa possibilità.   Le “redistribuzioni” che sono state fatte qualche anno fa erano sulla base di disposizioni dei Trattati che le permettevano su base temporanea e in situazioni di forte emergenza.   La Commissione europea cerca di aiutare anche adesso, ma lo fa rivolgendo richieste a quei 18 paesi che si sono dichiarati disposti a fare qualcosa su base volontaria.

Ma le discussioni non sono facili e la situazione dell’Italia non appare tale da incitare a molta generosità.   Ho ricordato che nel 2021 e nei primi sei mesi del 2022 in Italia sono state presentate 90 575 domande di asilo.   Ma questa cifra va paragonata alle 288 515 domande identiche presentate nello stesso periodo in Germania; alle 189 810 presentate in Francia e alle 122 800 presentate in Spagna.   Nello stesso periodo Malta ha ricevuto 2 075 domande.  In proporzione al PIL e alla popolazione, è più del doppio di quelle che sono state ricevute in Italia.

A complicare ulteriormente la situazione, c’è poi il problema dei profughi ucraini.   Si tratta sicuramente di profughi temporanei.   Ma il loro costo per le amministrazioni pubbliche è ben più alto di quello dei profughi provenienti da altre parti del mondo.   Il grosso dei profughi ucraini è andato in Polonia.   In Italia è difficile dire esattamente quanti ne siano arrivati.   A fine luglio, il ministero degli interni li stimava in 150mila.   Ma in Germania sono più di un milione.   Qualche giorno fa ho visto a Templehof, l’ex aeroporto di Berlino, un enorme villaggio costruito con case-container per accoglierli.   Strutture del genere sono state costruite in molte città.   Nonostante questo, i governatori dei Länder si lamentano di non riuscire più a far fronte alle domande.   E ci si aspetta che l’inverno, grazie anche ai bombardamenti russi sulle infrastrutture energetiche, porti ad un nuovo flusso di rifugiati dall’Ucraina.   Non abbiamo argomenti molto forti per chiedere un aiuto.

L’immigrazione è un grosso problema.   Nessuno vuole l’immigrazione irregolare e tutti si rendono conto delle difficoltà che presenta l’integrazione dei profughi.   Tutti i paesi cercano di scoraggiare gli arrivi.   Ma cercano di farlo in maniera dignitosa.   Non stiamo parlando di merci, ma di esseri umani alla ricerca di una vita migliore.   Purtroppo non ci sono soluzioni facili o soluzioni belle.   La pressione migratoria continuerà per i prossimi decenni e diventerà sempre più forte.   I profughi continueranno ad arrivare e dovremo gestire il loro arrivo in una maniera di cui non ci si debba vergognare.

Un’ultima cifra.   Gli 88 100 profughi arrivati via mare dall’inizio dell’anno fino al 6 novembre rappresentano lo 0.15 per cento della nostra popolazione.   Siamo veramente messi così male da non riuscire a gestire una cifra simile di profughi ?   Gli altri paesi europei, Malta compresa, stanno facendo sforzi maggiori.   Le resistenze agli sbarchi e le richieste rivolte agli altri paesi danno l’impressione di una sorta di accattonaggio.   Non riesco a capire come persone che si presentano spesso come paladini dell’orgoglio nazionale possano poi sostenere una politica così meschina.

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Info Fabio Colasanti

Fabio Colasanti è un economista che ha lavorato per molti anni alla Commissione europea. Si è laureato in economia a Roma con il professore Federico Caffè e con Ezio Tarantelli. Ha lavorato per una ventina d'anni nella direzione generale per gli affari economici e finanziari dove ha lavorato sul Sistema monetario europeo, è stato coordinatore delle previsioni economiche della Commissione europea e poi responsabile della redazione dei documenti di analisi economica (rapporti annuali e raccomandazioni di politica economica).

Nel 1996 è diventato direttore alla direzione generale per il bilancio. Successivamente ha diretto la direzione generale per le imprese e poi quella responsabile per le telecomunicazioni, lo sviluppo delle politiche digitali ed il finanziamento della ricerca in questi campi.

Nel 2010 ha fatto parte di un gruppo internazionale incaricato di formulare raccomandazioni per il futuro dell'ICANN e per il suo ruolo nell'assegnazione degli indirizzi internet e dei nomi di dominio.

Dall'aprile 2010 a marzo 2016 è stato presidente dello International Institute of Communications (Londra, UK). Dal 2014 al 2020 è stato membro del Consiglio di amministrazione di Rai Way (società quotata in borsa). Dal 2011 è uno degli organizzatori del seminario di Villa Vigoni sull'euro.

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Interazioni del lettore

Commenti

  1. Marcello Battistig dice

    8 Novembre 2022 alle 14:26

    Infatti, è incredibile che la popolazione italiana non capisca che considerata la situazione demografica dell’Italia e del tipo di economia del nostro paese ( necessità di sviluppare produzione agricola ed industriale nazionale ) dovremmo dare il benvenuto a questi profughi invece di cacciarli almeno per i prossimi 10 anni . Lo stato italiano dovrebbe organizzare dei traghetti dalla Sicilia alla Libia per evitare tutte le perdite di vite umane nel mediterraneo.

    Rispondi
  2. Giovanni dice

    9 Novembre 2022 alle 13:57

    qualsiasi persona che osserva la popolazione nella sua nazione e nella UE dovrebbe dedurre che la vecchia Europa è in via di decomposizione fisica , sempre più vecchi sempre più ” malati ” sempre più longevi nell’invecchiamento, questo comporta numerosi problemi, primo problema gli attivi sono meno dei pensionati, e questo crea uno squilibrio economico che si ripercuote su tutta la vita economica sociale delle nazioni , secondo solo gli immigrati per questioni di essere gli ultimi e poco e nulla specializzati in maggioranza, sono quelli che potrebbero, e già in parte lo fanno , fare i mestieri che per l’Europa vecchia e ” ricca ” sono indispensabili, tipo nella cura della persona, sanità, e lavori ” pesanti ” e pagati ” poco ” l’elenco è lungo. diversamente l’Europa si darebbe la zappa sui piedi. Chiaro che bisogna trovare con l’Europa una soluzione equa nella distribuzione e accoglienza di questi migranti, chiaro che devono essere seguiti inseriti in un contesto organizzativo e non lasciati solo assistiti e in balia della noia improduttiva che è un’arma che incentiva molti immigrati a diventare mano d’opera per la malavita e ” l’arte ” di arrangiarsi. in sostanza è un grosso ” problema” e nei prossimi anni si vedranno le conseguenze, per ora ci sono le avvisaglie per chi le sa vedere , in maggioranza purtroppo in negativo, o si “limita ” gli arrivi , li si distribuisce equamente nella UE li si utilizza in modo PRAGAMATICO nelle realtà sopra scritte, o vedremo , vedranno , scenari di forti tensione SOCIALI. NOI SIAMO PADRONI DEL NOSTRO FUTURO . DIPENDE. ……

    Rispondi
  3. Fabio Colasanti dice

    9 Novembre 2022 alle 22:32

    Per “Giovanni”.

    Lei scrive ” bisogna trovare con l’Europa una soluzione equa nella distribuzione e accoglienza di questi migranti”.
    Ma il messaggio del mio articolo è che, almeno per l’Italia, questa ripartizione “equa” già c’è. Contrariamente a quello che tanti credono.

    Rispondi
  4. luigi.Paganetto dice

    18 Novembre 2022 alle 18:32

    Fa molta chiarezza sul tema immigrazione

    Rispondi

Trackback

  1. La politique migratoire du gouvernement Meloni à l’épreuve de la tragédie de Cutro - Un premier test grandeur nature ? - La Grande Conversation ha detto:
    7 Aprile 2023 alle 08:10

    […] https://www.soloriformisti.it/immigrazione-la-verita-dei-numeri/ […]

    Rispondi

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