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Solo Riformisti

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Vincono di misura i socialdemocratici ma la CDU, pur perdendo, supera le previsioni della vigilia. Determinanti Verdi e Liberali. Le varie ipotesi sul tappeto. SoloRiformisti apre un confronto sul voto in Germania e sulle sue possibili ripercussioni sul quadro politico italiano.

Il voto tedesco

Vincono di misura i socialdemocratici ma la CDU, pur perdendo, supera le previsioni della vigilia. Determinanti Verdi e Liberali. Le varie ipotesi sul tappeto. SoloRiformisti apre un confronto sul voto in Germania e sulle sue possibili ripercussioni sul quadro politico italiano.

8 Ottobre 2021 da Luciano Pallini Lascia un commento

C’è stata una febbrile attenzione al risultato delle elezioni politiche in Germania sia per il ruolo  che il  paese esercita in Europa e nel consesso delle democrazie occidentali sia per il richiamo indubbio esercitato dall’abbandono del potere, dopo 16 anni ininterrotti, della Cancelliera Angela Merkel, alla guida  di quattro governi consecutivi,  dei  quali tre sono stati di   Grosse Koalition (CDU-CSU/SPD) e uno, il secondo, fondato sull’alleanza  CDU-CSU/FP.

I sondaggi che hanno preceduto le elezioni mostravano il deciso calo di consensi per il partito della Cancelliera e del suo alleato per la fisiologica stanchezza dopo un così lungo e ininterrotto esercizio del potere e per la domanda, forte, di rinnovamento, che era evidenziata dai consensi in decisa ascesa per l’SPD e soprattutto per i Verdi.

La debolezza del candidato CDU-CSU Armin Laschet con le sue gaffe aveva fatto precipitare in qualche sondaggio la sua coalizione sotto il 20%: alla vigilia delle elezioni ,  per  l’istituto Forsa le intenzioni di voto collocavano la  SPD al 25% e la CDU-CSU al 22%. Una sconfitta annunciata ed ormai data per certa e che tuttavia, con un colpo di reni sul traguardo, è stata contenuta recuperando fino al 24,1%, tanto che il titolo del Corriere della Sera nella corrispondenza da Berlino è stato “Elezioni Germania 2021: la Spd ha vinto, ma la Cdu non cede”

Se la SPD ha confermato le stime dei sondaggi arrivando al 25,7%, i seggi hanno punito, anche per gli errori della candidata, i Verdi che si sono fermati al 14,8% mentre i liberali di FP in ripresa sono arrivati all’11,5%.

Le estreme hanno perso, meno il partito di estrema destra AfD che si conferma al di sopra del 10%, di più l’estrema sinistra di Linke che si ferma appena al di sotto del 5%, con questo cancellando l’ipotesi di un governo rosso-verde-rosso con SPD e Verdi.

C’è da dire che il candidato socialdemocratico, moderato, si colloca sulle orme di Helmut Schmidt e non è amato dalla sinistra che guida il partito, e che non è stata in grado di esprimere una credibile candidatura alternativa, rappresenta il massimo di continuità con l’esperienza della Grosse Koalition, “Pragmatismo, affidabilità, determinazione”,  e prospetta una salda collocazione della Germania nella NATO e nell’alleanza con gli USA.

Se proviamo a leggere i risultati nell’ottica del consenso ricevuto dalle forze di opposizione, che hanno rincorso tutti i temi, dall’ambiente ai migranti alle tasse e al no alla condivisione del debito, vediamo che i consensi non sono cresciuti ma si sono redistribuiti, penalizzando le formazioni estreme:  nel totale i voti sono stati il 41,5% del totale, con una crescita dello 0,1% sul 2017.

Anche collocandosi dalla parte delle forze di governo, il consenso, seppur calato del 3,8%, sfiora il 50% del totale dei voti, con la divaricazione tra CDU-CSU (- 8,9%) e SPD (+5,2%), e con le turbolenze attraversate in questi anni, con la pandemia ancora in corso, non sarebbe un risultato disastroso. Sancirebbe la necessità di un cambio alla guida, con una attenzione maggiore al lavoro ed i diritti sociali, all’ambiente ed al contrasto al cambiamento climatico, alle infrastrutture.

Al momento, questa opzione appare esclusa da entrambi i partner ed entrambi sono alla ricerca di coalizioni che obbligatoriamente prevedono la compresenza di Verdi e i liberali di FP: con la CDU-CSU formerebbero la coalizione Giamaica (nero, giallo, verde), con la SPD quella semaforo (rosso-giallo-verde).

Il problema è che sono forze comunque minori, fortemente identitarie, che trasferirebbero le loro radicali differenze programmatiche, senza mediazioni, nella coalizione, rendendo difficile il cammino del nuovo governo  sia sul piano interno, sia su quello internazionale: per tutti, e riguarda l’Italia, quale mediazione con le posizioni di FP contrarie alla mutualizzazione del debito e favorevole alla reintroduzione, dal 2023 , delle regole del patto di stabilità?

D’altronde anche nel 2017 il conflitto programmatico con questi partiti riaprì la strada alla Grosse Koalition.

È allora saggio trattare, ma non chiudere nessuna porta: vedremo nei prossimi mesi come si svilupperanno le trattative, nel frattempo resta Angela Merkel.

 

PARTITO PERCENTUALE SEGGI
CDU-CSU 24,1 196
SPD 25,7% 206
Verdi 14,8% 118
Liberali 11,5% 92
AfD 10,3% 83
Linke 4,9% 39
Altri 8,7% 1
Totale 735

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Archiviato in:Redazionale

Info Luciano Pallini

Laureato in Economia e commercio all’università di Firenze con il massimo dei voti e la lode, Luciano Pallini è stato dal 1970 al 1975 responsabile dell’Ufficio studi del Comune di Pistoia. Qui, dal 1975 al 1988, ha ricoperto diverse cariche elettive. Già componente del consiglio di amministrazione dell’Irpet e della S.a.t. “Galileo Galilei” di Pisa, svolge da trent'anni attività di consulenza alle imprese e di ricerca economica. Attualmente svolge attività di coordinamento del Centro studi Ance Toscana e del Centro studi della Fondazione Filippo Turati. Presiede inoltre l’associazione E.s.t. (Economia società territorio) con la quale realizza progetti di sviluppo basati sulle risorse locali, in particolare i beni culturali.

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