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Solo Riformisti

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Il presidente del consiglio Giuseppe Conte (S) con il ministro dellinterno e vicepremier Matteo Salvini (D) ed il ministro del lavoro e vicepremier Luigi Di Maio (S)durante il dibattito in aula al senato sul voto di fiducia, Roma, 05 giugno 2018. ANSA/ANGELO CARCONI

Il silenzio di Zagrebelsky and company

Altro che Craxi, Berlusconi e Renzi. Un passo dopo l’altro il governo gialloverde sta stravolgendo la Costituzione. L’obiettivo, dichiarato, è quello di sostituire la democrazia rappresentativa con la democrazia diretta di marca populista.

13 Luglio 2019 da Giancarlo Magni Lascia un commento

Sul Foglio di sabato 13 luglio il direttore, Claudio Cerasa, in un editoriale dal titolo “Il dramma dell’opposizione al lupo al lupo”sottolinea con preoccupazione il quasi totale silenzio che sta accompagnando in Parlamento la discussione di un disegno di legge costituzionale, già approvato dalla Camera dei deputati in data 21 febbraio 2019 ed ora trasmesso al Senato (A.S. n° 1089). Il ddl modifica l’art. 71 della Costituzione in materia di iniziativa legislativa popolare e di referendum. Lo riportiamo fedelmente così come risulta dagli atti parlamentari:

Dopo il secondo comma dell’articolo 71 della Costituzione sono aggiunti i seguenti:

«Quando una proposta di legge è presentata da almeno cinquecentomila elettori e le Camere non la approvano entro diciotto mesi dalla sua presentazione, è indetto un referendum per deliberarne l’approvazione. Se le Camere la approvano con modifiche non meramente formali, il referendum è indetto sulla proposta presentata, ove i promotori non vi rinunzino. La proposta approvata dalle Camere è sottoposta a promulgazione se quella soggetta a referendum non è approvata.

Il referendum non è ammissibile se la proposta non rispetta la Costituzione, se è ad iniziativa riservata, se presuppone intese o accordi, se richiede una procedura o una maggioranza speciale per la sua approva- zione, se non provvede ai mezzi per far fronte ai nuovi o maggiori oneri che essa importi e se non ha contenuto omogeneo.

La proposta sottoposta a referendum è approvata se ottiene la maggioranza dei voti validamente espressi, purché́ superiore a un quarto degli aventi diritto al voto.

Con legge approvata a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera sono disciplinati l’attuazione dell’iniziativa legislativa esercitata da almeno cinquecentomila elettori e del relativo referendum, il concorso di più̀ proposte di legge di iniziativa popolare, il loro numero massimo, le modalità̀ di verifica dei mezzi per far fronte a nuovi o maggiori oneri anche in relazione al loro eventuale adeguamento da parte dei promotori, le modalità̀ per assicurare eguale conoscibilità̀ della proposta di iniziativa popolare e di quella approvata dalle Camere o della normativa vigente, nonché́ la sospensione del termine previsto per l’approvazione della proposta nel caso di sciogli- mento delle Camere ».

 

Non importa essere dei costituzionalisti per capire come la norma mini alla base il sistema della democrazia rappresentativa ed introduca elementi non secondari di quella democrazia diretta tanto cara ai grillini. Ma perché una norma così dirompente sta passando nel quasi totale disinteresse dell’opinione pubblica? Cerasa avanza una tesi che condividiamo in toto. Il fatto è, dice il direttore del Foglio, che per tantissimi anni la cosiddetta intellighentia di questo Paese ha gridato al fascismo e alla deriva autoritaria di fronte ad ogni minima ipotesi di adeguamento della Costituzione ad una società profondamente cambiata rispetto al momento in cui la Carta fu approvata. Un po’come quel contadino che gridava “al lupo al lupo”senza che il lupo ci fosse e poi, quando il lupo arrivò davvero, a quel grido di aiuto non rispose nessuno per la ragione molto semplice che nessuno credeva più a quel tipo di allarme. A nostro giudizio le cose stanno effettivamente così. Tutto cominciò con Craxi, negli anni ‘80. A fronte di alcuni tentativi di modificare la Carta, nel Paese, si scatenò una canea di proteste, appelli, sit-in contro la supposta deriva autoritaria. E il tentativo naufragò. La stessa identica cosa, e a fronte di proposte diverse, è poi successa sia con Berlusconi che con Renzi. Ora, conclude Cerasa, con quale credibilità la Zagrebelsky e Associati potrebbe parlare?

Giusto, ma con un’aggravante. Oggi di fronte a tentativi non di cambiare ma di stravolgere la Costituzione, su una deriva populista, minandone alla base l’originario funzionamento,  questi intellettuali da quattro soldi stanno del tutto zitti. Nessun appello, nessun sit-in, nessuna raccolta di firme. Silenzio, silenzio assoluto. Forse è vero che dopo i tanti inutili e assurdi allarmi di prima nessuno presterebbe loro più attenzione, ma il fatto è che loro non tentano neppure di parlare. Stanno zitti e di fatto acconsentono.

Come potremmo definire il comportamento di questi “signori”?

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Info Giancarlo Magni

Giancarlo Magni, giornalista professionista, ha seguito per anni, a Roma, la vita politico-parlamentare. Ha lavorato nella carta stampata, nelle radio e nelle TV. In RAI è’ stato vice-caporedattore del TGR della Toscana. Dal 2012 al 2017 è stato Vice-Presidente del Comitato Regionale per le Comunicazioni della Regione Toscana. Fa parte del Comitato Direttivo della Fondazione "F. Turati", una Onlus che gestisce Centri di Riabilitazione, Rsa e Centri per disabili. E' Presidente dell'ETS Raggio Verde che assiste minori e adulti affetti da autismo.

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