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Solo Riformisti

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Il mitico Ponte

Dopo due anni a Palazzo Chigi Giuseppe Conte sta convincendosi di essere un leader politico. Vuole far partire le grandi opere e pensa, addirittura, al Ponte sullo Stretto. Forse non ha capito con chi a che fare.

8 Giugno 2020 da Roberto Riviello Lascia un commento

Quando ci provò Berlusconi, a ipotizzare la costruzione del grande Ponte che unisse Scilla e Cariddi, fu travolto da un’ondata di insulti; in gran parte provenienti da quel mondo di ampio respiro composto da ambientalisti, verdi, benaltristi, sismologi dilettanti, catastrofisti e pessimisti cosmici ( i no-Tav a quei tempi non erano ancora pervenuti e Greta Thunberg neppure nata).

Per cui non se ne fece nulla; così come non si fece nulla della preannunciata rivoluzione liberale – taglio delle tasse, deregulation, riforma della giustizia, sburocratizzazione -, ma questa è un’altra storia.

Sono passati gli anni; intanto i no-Tav sono cresciuti e a loro si sono aggiunti i no-vax, i no-Tap, i no-tutto e adesso pure i negazionisti del coronavirus; e tutti loro hanno trovato un capocomico, Beppe Grillo, che in un momento storico fortunato, ma disgraziato per noi, li ha portati ad essere per un po’ il primo partito italiano e, di conseguenza, a governare l’Italia: quella che fino a pochi anni fa era la quarta o quinta potenza industriale del mondo, mica la repubblica delle banane.

Ma siccome l’ideologia dominante è rimasta la stessa, anche se oggi ha trovato una più elegante definizione (decrescita felice), come si può pretendere che in Italia, di punto in bianco, ripartano le grandi opere; si sblocchino i cantieri; si utilizzino i fondi già stanziati o quelli che arriveranno da Bruxelles; si accolgano a braccia aperte gli investitori stranieri che ancora ci credono; si diano soldi alle start-up di giovani meritevoli; e si costruiscano le infrastrutture reali e virtuali di cui abbiamo disperatamente bisogno?

Con quale faccia, allora, il presidente Conte, che si trova a Palazzo Chigi solo perché ce lo hanno messo Beppe Grillo, il quale sogna la decrescita felice dell’Italia oltre che della sua pancia, e il ministro giustizialista Bonafede che ha preso lezioni di giurisprudenza dai Pm di Mani pulite e da Robespierre, può permettersi di evocare la costruzione del Ponte sullo stretto di Messina?

Lo sappiamo bene perché siamo riusciti a vedere il nuovo ponte di Genova costruito in pochi mesi: solo perché sulle macerie del Morandi c’era il sangue di 43 disgraziati; e, intorno, una città intera pronta a fare le barricate (ve la ricordate Genova la Superba?).

Finché ci saranno questi dilettanti allo sbaraglio a dirigere i ministeri dello Sviluppo, dell’Istruzione, della Giustizia, degli Esteri – tutta gente che di impresa, lavoro, conoscenza e produttività non capisce un bel niente -, il mitico Ponte, purtroppo, non verrà mai costruito e la Sicilia resterà solo, come diceva Sciascia, “una dimensione fantastica”.

 

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Info Roberto Riviello

R.R. nel 1978 si è laureato in Filosofia nell'Università di Firenze ed ha sempre insegnato negli istituti secondari della Toscana. Ha scritto per la radio, il cinema e il teatro. Tiene con regolarità maniacale un blog su Valdarnopost.it e trascorre il suo tempo libero passeggiando in campagna. È appassionato di storia, arte e cucina.

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“Non è caduto. È stato fatto cadere. Le ragioni debbono essere ancora indagate meglio” ha detto.

Ha ragione. Sembra che ad inizio anno il Britannia sia stato avvistato nel mare di Civitavecchia.

 

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