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In questi primi cento giorni il Presidente non è riuscito ad incrementare il suo consenso tra i gruppi di americani il cui sostegno gli è mancato nel 2020:   tra gli elettori bianchi della classe operaia rimane bloccato attorno al 30%

G.I. – Joe Biden va alla guerra

In questi primi cento giorni il Presidente non è riuscito ad incrementare il suo consenso tra i gruppi di americani il cui sostegno gli è mancato nel 2020:   tra gli elettori bianchi della classe operaia rimane bloccato attorno al 30%

6 Maggio 2021 da Luciano Pallini Lascia un commento

C’è una narrazione sulla stampa italiana – in particolare dei cantori del politically correct – che in assenza di altre prospettive vede il sol dell’avvenire  spuntare sulle praterie nordamericane dove il presidente Biden, raccogliendo l’invocazione di Nanni Moretti, sta dicendo “qualcosa di sinistra” e starebbero finalmente arrivando per gli Stati uniti d’America “the days of wine and roses”.

Vista la nota propensione di quell’area politico culturale a scambiare i fari di TIR per annunci del giorno che sta arrivando, è lecito nutrire qualche scetticismo su questa narrazione, cui non vale la pena di dedicare più di tanto tempo e cercare invece  di comprendere cosa pensano gli  statunitensi di Biden e dei suoi primi cento giorni attraverso i risultati di alcuni importanti sondaggi condotti nella prima metà d’aprile.

I giudizi sulla azione complessiva e sui principali progetti

Il giudizio complessivo sul Presidente Biden è positivo con il 53% degli intervistati che approvano la sua azione contro il 41% che dà una valutazione negativa.

.E’ la lotta al COVID ha segnare il momento di più alto consenso per il presidente: il 72% degli americani gli assegna punteggi elevati   per la produzione e la distribuzione del vaccino Covid  così come  il 67% approva la sua proposta di legge sugli aiuti per il COVID-19, approvata a marzo dal Congresso.

Anche il piano americano per l’occupazione ( Jobs Plan)  proposto da Biden –  sbagliando viene chiamato piano per le  “infrastrutture” –riceve un buon consenso che tuttavia non è schiacciante, consenso  che aumenta quando alle persone viene detto che sarà finanziato con tasse più elevate per le grandi società ed i ricchi: se invece il piano dovesse essere finanziato con un aumento dei pedaggi o della tassa sul gas  solo 3 americani su 10 lo sosterrebbero  e ancora meno (solo 2 su 10) sarebbero a favore di un aumento generale delle tasse o di  un maggiore indebitamento pubblico  per realizzare questo Piano.

A favore sì, ma il conto va presentato agli altri, non a noi, questo dicono i cittadini americani.

Anche lo stile di Biden è apprezzato dalla maggioranza relativa dei suoi concittadini, il 46%, mentre il 27% non lo approva ed un altro 27% è indeciso: il suo contributo al miglioramento del tono del dibattito politico (compito non difficile dopo gli anni del trumpismo ruggente) soddisfa un numero ancora più contenuto degli intervistati, il 44%, contro il 29% che nega questo miglioramento.

Resta il fatto che in termini di empatia  registra buoni risultati: secondo un sondaggio il 58% degli intervistati ritiene che egli si preoccupi degli americani medi, come loro.: sono comunque minoranze forti quelle che ritengono un leader onesto, forte, che contribuisce ad unire più che a dividere.

Quello che più colpisce è il consenso di cui gode all’interno del suo partito: il 96% dei Democratici  approva il suo lavoro, il risultato più alto di qualsiasi presidente prima di lui, di ambo i partiti, almeno dai tempi di Bill Clinton.

Il 46% degli americani, la percentuale più alta negli ultimi dieci anni, è convinto che stia andando nella direzione giusta, una solida base sulla quale costruire le future iniziative della presidenza.

I punti deboli

Il rovescio della medaglia  del consenso pressoché unanime ricevuto  dagli elettori democratici  è la netta divaricazione tra gli appartenenti ai diversi schieramenti:  divisione partigiana: Il divario tra l’approvazione da parte dei democratici e quella  dei repubblicani per Biden è di 86 punti, un  record rispetto ai 77 punti per Trump, 56 per Obama, 57 per Bush e 50 per Clinton. Anche i divari di genere e di istruzione sono a livelli record, e Biden è probabilmente  l’unico presidente nella storia recente  dei sondaggi  a ricevere , dopo i primi cento giorni,   il sostegno di meno della metà dei bianchi americani, un argomento sul quale varrà la pena di riflettere . Se queste divaricazioni persisteranno, sarà difficile per il presidente mantenere  la  promessa elettorale di riunificare il paese.

maschi femmine bianchi neri ispanici bianchi laureati bianchi non laureati
Approvazione piena + sufficiente 36 57 44 76 50 60 34
Bocciatura piena + parziale 50 35 48 9 36 34 55
Non rispondono 14 8 8 15 14 6 11

Fonte: Quinnipiac Poll, 14 aprile 2021

In questi primi cento giorni il Presidente non è riuscito ad incrementare il suo consenso tra i gruppi di americani il cui sostegno gli è mancato nel 2020:   tra gli elettori bianchi della classe operaia rimane bloccato attorno al 30% mentre tra gli ispanici non supera il 50%: di questi il 25% che giudica assai negativamente la sua azione bilancia quel 25% che approva fortemente.

Il Presidente non è neanche riuscito  a “vendere”  la sostanza della sua presidenza: appena  il 44% degli americani afferma di essere d’accordo con lui sulla maggior parte o su tutti i problemi, a fronte del  54% che afferma di essere in disaccordo con lui su tutto o quasi.  quasi. Il 48% degli americani pensa che stia spendendo troppo , mentre il 37% pensa che in questo stia facendo bene: le posizioni  dell’ala radicale del Partito Democratico secondo cui Biden spende troppo poco riceve il consenso solo  dall’8% degli americani.

Il consenso  per le infrastrutture “green”, come le stazioni di ricarica dei veicoli elettrici, è assai minore di quello ricevuto  dai progetti  di infrastrutture più tradizionali : vale la pena ricordarlo anche in riferimento al Next Generation EU,

Da dove potrebbe arrivare l’uragano

I sondaggi indicano chiaramente che dallo scorso giugno la quota di americani che giudicano  l’immigrazione illegale come  un problema “molto grande” è assai aumentata, passando dal 28% al 48%: per questo il giudizio sulla gestione da parte di Biden del confine con il Messico è fortemente negativo, con soli il 29% che l’approva contro il 55% che la disapprova. Ed a questo ha sicuramente contribuito  la confusa gestione da parte dell’amministrazione della questione dei rifugiati.

Come è già successo nel 2016, l’immigrazione è una questione esplosiva attorno alla quale può consolidarsi l’opposizione ai candidati democratici. Gli strateghi del Partito democratico democratici sono convinti  che un buon andamento dell’economia  2022 (ed il +6,4% di questo primo trimestre è un buon viatico)  eviti al  partito di pagare dazio alle elezioni di medio termine,  e che,  in assenza un presidente Trump ad agitarla (ma sarà assente?)  la questione dell’immigrazione perderà parte della sua forza. A questa convinzione degli strateghi democratici,  quelli repubblicano rispondono che ,con  un buon andamento dell’economia con una disoccupazione che diminuisce, l’attenzione dell’opinione pubblica, non più concentrata sulle preoccupazioni economiche,  si rivolge a questioni altrimenti  messe in secondo piano  e quindi si concentrerà su un tema assai avvertito come quello dell’immigrazione. Riuscirà ‘amministrazione Biden ad elaborare una strategia di immigrazione che conquisti l’elettorato e ad evitare la confitta nelle elezioni di metà mandato che trasformerebbero il presidente in un’anatra zoppa?  L’anno prossimo verrà  la risposta a questa domanda.

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Info Luciano Pallini

Laureato in Economia e commercio all’università di Firenze con il massimo dei voti e la lode, Luciano Pallini è stato dal 1970 al 1975 responsabile dell’Ufficio studi del Comune di Pistoia. Qui, dal 1975 al 1988, ha ricoperto diverse cariche elettive. Già componente del consiglio di amministrazione dell’Irpet e della S.a.t. “Galileo Galilei” di Pisa, svolge da trent'anni attività di consulenza alle imprese e di ricerca economica. Attualmente svolge attività di coordinamento del Centro studi Ance Toscana e del Centro studi della Fondazione Filippo Turati. Presiede inoltre l’associazione E.s.t. (Economia società territorio) con la quale realizza progetti di sviluppo basati sulle risorse locali, in particolare i beni culturali.

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