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Solo Riformisti

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E’ malata anche la politica

Populismo e sovranismo hanno infettato la politica italiana. Prevalgono le posizioni estreme. Non ci sono più il centro e le forze di equilibrio del Paese. Dopo il coranavirus sarà difficile tornare un Paese normale.

17 Marzo 2020 da Stefano Baccelli Lascia un commento

ll Coronavirus ha giustamente posto in standby il dibattito politico, nonostante non poche uscite irresponsabili delle forze di opposizione, che comunque non fanno altro che evidenziare la pochezza dei loro leader. Una domanda però, in questa fase di decantazione, possiamo serenamente porla. Dove sono finiti il centro e l’equilibrio nel nostro Paese? Le truppe a libro paga di Berlusconi, sono un vero e proprio esercito al servizio dell’estrema destra, in guerra permanente e continua, contro la moderazione. Una vera e propria macchina di propaganda, a favore di Salvini, ovvero l’idolo delle teste rasate ‘de noantri’ e della Meloni, vale a dire la piccola italiana, che rappresenta gli eredi di Almirante, ovvero i nostalgici del Duce. Basta sfogliare Il Giornale, La Verità, Panorama, Libero, o ascoltare i loro direttori e collaboratori di queste macchine di propaganda. Oppure seguire il modo con il quale gente come: Giordano, Porro, Del Debbio, perfino la Palombelli, conducono sulle reti del Biscione, le loro trasmissioni di finto dibattito politico. Il sovranismo è una vera e propria dottrina, professata H24. Difficile pensare che l’ordine non sia partito dal capo. Anzi è facile immaginare il contrario. Il sultano di Arcore, ha deciso da tempo che cosa far professare ai suoi sudditi: Berlusconi è tutt’altro che il moderato della coalizione, anche se talvolta in modo quasi caricaturale prova a dichiararlo. Nessuno dunque crede, che da quella parte vi possa essere un centro moderato, salvo immaginari futuri scenari, al momento nemmeno ipotizzabili. I cosiddetti centristi della destra, tipo Lupi e Rotondi? Non pervenuti. Qualcosina cerca di dire Mara Carfagna, che pare la classica noce nel sacco vuoto. Stessa situazione dall’altra parte dello schieramento, che vede il sostegno da parte di forze di centro e sinistra, ad un governo a trazione grillina che, finalmente, depurato dall’ingombrante propaganda salviniana, esprime una visione populista e a larghi tratti illiberale. Il Partito Democratico, che nelle passate stagioni, specie quelle a guida Renzi, si distingueva per la spinta riformista, la visione liberale della Società e l’attenzione al Sociale, ha voltato pagina. Con l’avvento della Segreteria Zingaretti, questa spinta ha infatti compiuto una vera e propria inversione ad U, acutizzata con il rientro al Governo del partito di via del Nazzareno. Il Pd zingarettiano ha abbandonato il progetto di modernizzazione, tornando agli schemi del Novecento, ma con l’aggiunta di spinte populiste che cozzano perfino con il pragmatismo e l’equilibrio che per anni ha caratterizzato il partito degli eredi di Enrico Berlinguer, ma anche di Pertini, Saragat e La Pira. I riformisti del partito hanno poca voce e soprattutto poco ascolto. Il repentino cambio di strategia Dem, si è evidenziato nelle scelte sull’abolizione della prescrizione, bandiera del giustizialismo. Inoltre i democratici paiono aver abbandonato ogni velleità contro i provvedimenti populisti, come ‘quota cento’ e ‘reddito di cittadinanza’. Le forze di governo a sinistra del Pd? Non pervenute. Insomma in Italia non solo non esiste più il centro, ma sono sparite anche la destra e la sinistra. Via libera invece a sovranismo, populismo, in una parola all’estremismo.  Una debolezza che si acuisce con la totale incomunicabilità tra residue forze di centro e di sinistra, non estremiste, che ancora provano a resistere. La loro debolezza è nella frammentazione e nella mancanza di strategia comune, non solo nello scarso seguito. Renzi e Calenda, Bonino e Carfagna (ammesso e non concesso che decida di staccarsi da Forza Italia), procedono in ordine sparso, contendendosi spiccioli di elettorato. La speranza che potesse esserci un exploit di Italia Viva, che Renzi potesse sfondare, visto il carisma e le capacità del suo leader, sta sfumando. L’ipotesi che l’Italia possa tornare ad essere un Paese normale, è ben più lontana del superamento dell’incubo Coronavirus, peraltro ancora incombente.

 

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Info Stefano Baccelli

Classe 1955, giornalista iscritto all’Albo professionale dal 1982. Già dipendente della Pubblica Amministrazione, ha svolto per molti anni il ruolo di economo nella Rsa Villone Puccini, per poi passare all’area della Comunicazione dell’Azienda Usl pistoiese. E’ stato tra i soci fondatori della Cooperativa Giornalistica “Settegiorni” e direttore responsabile dell’omonima rivista settimanale. Dal 1990 agli inizi degli anni 2000 ha ricoperto il ruolo di responsabile dell’ufficio stampa della Cgil di Pistoia e dal 2000 svolge il medesimo incarico alla Pistoiese Calcio. E inoltre autore dei libri: “Ho vinto”, intervista ad un malato terminale, “il Nonno”, libro/intervista sulla vita di un noto imprenditore, “Memorie”, pubblicazione storica per i 100 anni dello SPI/CGIL e “Barile tra storia e leggenda”, dedicato ad un borgo alle porte di Pistoia.

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