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Democrazia e pericoli digitali

Gli Stati Uniti e l' Europa devono difendere i pilastri della democrazia dalle molte  insidie delle  società digitali in cui viviamo. Il possibile ruolo del Governo italiano.

30 Marzo 2022 da Marco Mayer Lascia un commento

Il 25 marzo i Presidenti Joe Biden e Ursula Von Der Leyen hanno siglato un accordo preliminare   tra USA e UE in materia di trasferimento e trattamento dei dati personali.    https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_22_2087

Poche ore prima l’Unione Europea ha raggiunto un accordo politico sulle nuove normative in materia di mercato digitale e di servizi digitali.  https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/IP_22_1978

Gli accordi politici dei giorni scorsi costituiscono un buon punto di partenza, ma richiedono ancora molto lavoro diplomatico tra le due sponde dell’Atlantico perché come si usa dire “il diavolo si nasconde nei dettagli”

Nei prossimi mesi il Governo italiano (e la Farnesina in particolare) potrà e dovrà  offrire un contributo efficace e creativo  per la messa a punto dei testi finali e dei meccanismi applicativi dell’intesa tra USA e UE.

Sul versante dello scambio di informazioni l’Italia può, infatti,   vantare – come nessun altro paese –  una trentennale  esperienza di cooperazione bilaterale con gli Stati Uniti nell’azione di contrasto contro la criminalità organizzata e la corruzione a partire dalla Pizza Connection, ecc…

Basti qui ricordare ad un mese dalla sua scomparsa il ruolo della Dott. Liliana Ferraro nella cooperazione con FBI  ed in particolare  il suo legame con Il direttore del FBI Louis Freeh  https://www.zerozeronews.it/il-grande-poker-ferraro-falcone-borsellino-caponnetto/

Sul piano, invece,  della regolamentazione del  mercato è stato proprio il Presidente del Consiglio Mario Draghi in prima persona (nella sua veste di Presidente del Financial Stability Board) per conto dei G20 a  definire la nuova regolamentazione delle “banche di rilevanza sistemica globale” dopo la crisi finanziaria del 2008.

In questo caso la posta in gioco non è la stabilità finanziaria globale, ma il futuro politico delle democrazie contemporanee.  Nei prossimi anni in tutto il mondo libero  – proprio a partire dagli Stati Uniti – l’oligopolio di cinque mega aziende   potrebbe, infatti, incrinare alcuni dei principi fondamentali di libertà che si sono affermati in seguito a quattro grandi rivoluzioni politiche (inglese, americana, francese e indiana).

Amazon, Google, Facebook (oggi Meta), Apple e Microsoft   dispongono, infatti,    di un potere crescente su troppi piani. L’aspetto più inquietante è la profilazione segmentata delle persone (in particolare di minori e bambini)   sulla base del commercio in aree  grigie dei dati psicometrici   e comportamentali da parte dei cosiddetti data brocker.

Se sul piano del marketing   la pubblicità occulta determina comportamenti di acquisto di tipo compulsivo (per esempio la dipendenza digitale dalle slot machine online) sul piano politico il condizionamento può falsare le elezioni libere e regolari come è stato per esempio   per il referendum sulla Brexit nel celebre  caso di Cambridge Analytica. https://www.agi.it/estero/cambridge_analytica_chiude_facebook-3843573/news/2018-05-02/

Mentre le iniziative di disinformazione su NO VAX e COVID da parte di emittenti russe non rappresentano certo una novità o una  sorpresa https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:52020JC0008&from=IT    l’uso a fini politici dei  maggiori social media in chiaro sia gli scambi tra data brocker nel dark web dovrebbero  essere più attentamente monitorati.

C’ è,  infine,  l’aspetto più strettamente economico da considerare. Troppo spesso nei confronti di start up  e piccole e medie imprese innovative l’atteggiamento è stato quello del ricatto: o ti compro o ti faccio chiudere.

Negli Stati Uniti il Congresso ed il Senato hanno, infatti, recentemente messo in evidenza come l’oligarchia dei Big Teh  possa frenare l’innovazione allontanando   l’economia dai principi della libera e leale concorrenza. In Europa esiste da più tempo la consapevolezza che in campo digitale le regole fondamentali del  mercato non sono rispettate né  in materia Antitrust né in materia di protezione dei dati.

Rispetto alle novità europee in questi giorni la prima reazione è arrivata da Cupertino. La portavoce di Apple  è particolarmente critica per la previsione di interoperabilità tra piattaforme;  ha dichiarato: «I governi e le agenzie internazionali di tutto il mondo hanno esplicitamente sconsigliato i requisiti di sideload , che paralizzerebbero le protezioni della privacy e della sicurezza che gli utenti si aspettano».

Il   divieto di combinare dati personali per pubblicità mirata se non viene dato un più chiaro consenso dall’utente preoccupa, invece, la pianificazione  pubblicitaria di Google. Il messaggio da   Mountain View è, infatti,  il seguente: “ Sebbene sosteniamo molte delle ambizioni del DMA (Digital Market ACT ndr)  in merito alla scelta dei consumatori e all’interoperabilità, , siamo preoccupati che alcune di queste regole possano ridurre l’innovazione e la scelta a disposizione degli europei ».

Siamo entrati nella fase finale di un processo politico importante per il futuro di tutte le democrazie occidentali, africane e asiatiche. Come è avvenuto in materia di anti terrorismo ( si pensi al  G7 Ministri dell’interno Ischia 2017 a Presidenza Italiana)  i Bigh Tech non devono essere demonizzati,  anzi è necessario stabilire canali di cooperazione su basi chiare.

La differenza rispetto al passato è che se l’accordo tra Biden e Von Der Layen verrà attuato rapidamente  i Big Tech non potranno più approfittare (come in passato)  delle  divisioni politiche tra Stati Uniti ed Europa che – non solo in materia digitale e ICT – hanno caratterizzato la difficile fase dal 2003 in seguito all’invasione dell’ IRAQ e che si sono ulteriormente accentuate negli anni della Presidenza Trump. .

L’imperativo per tutti è quello di non dimenticare mai è che viviamo in un mondo diviso tra regimi democratici e autoritari. Per essere credibile la critica all’eccessivo potere dei big tech deve essere sempre  accompagnata dalla consapevolezza che in tanti paesi (Cina e Russia, in primis) dove  le libertà fondamentali sono negate  la rivoluzione digitale ha avuto effetti politici ben peggiori.

Essa ha infatti  favorito la sorveglianza tecnologica capillare di massa nonché  la diffusione di sofisticate campagne di disinformazione in favore delle oligarchie politico-finanziarie al potere.

 

Marco Mayer

Docente al Master in Cyber security della LUISS

Consigliere del Ministro dell’interno nel biennio 2017/218

 

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Info Marco Mayer

docente al Master In Cybersicurezza di LUISS Guido Carli e al Cyber Defence della Scuola:di Telecomunicazione del Ministero della Difesa in partnership con
Università di Modena e Reggio Emilia

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