Sul fatto che i parlamentari siano troppi e che quindi andassero tagliati niente da dire. Quello su cui invece un liberal-democratico non può essere d’accordo è il modo con il quale si è arrivati al taglio. Facciamo un passo indietro. Nella legislatura precedente, nelle tre votazioni che ci sono state in Parlamento su questa misura, il PD, giustamente, ha sempre votato contro. Non perché non fosse d’accordo nel merito ma perché quella riforma era isolata, staccata cioè dalle altre misure che sarebbe stato necessario adottare per non avere uno stravolgimento delle regole democratiche.
Ora invece, dopo tre NO, è arrivato un SI, senza che sia cambiato niente. Il taglio dei parlamentari è ancora una misura isolata, e le riforme collegate, ancorché promesse, sono di là da venire. Né più né meno la situazione delle tre volte precedenti.
Si dirà. Cosa cambia se le leggi correttive collegate si approvano fra tre mesi invece di ora? Cambia moltissimo, e la riprova sta nel fatto che i grillini non hanno voluto aspettare tre mesi. Ammesso, e non concesso, che la legge elettorale, come le altre misure, vengano approvate, aver fatto passare la riforma ora e da sola significa accettare l’impostazione che i 5Stelle hanno sempre dato a questo provvedimento che è stato visto come un taglio di “poltrone” della casta. Come ha scritto egregiamente sul Corriere Panebianco “Il loro progetto (certo non da realizzare immediatamente) è la democrazia diretta in versione digitale, è il depotenziamento massimo della democrazia rappresentativa/parlamentare. La riforma messa in cantiere (la riduzione dei parlamentari) nonché i penosi argomenti che la accompagnano (sui risparmi che deriveranno dal «taglio delle poltrone») sono coerenti con una visione del mondo per la quale i Parlamenti, e quello italiano in particolare, sono potenziali luoghi di malaffare.
Di fronte a questo attacco, culturale, politico e istituzionale, alla democrazia parlamentare, gli altri, per lo più, balbettano o assumono posizioni poco credibili. Balbettano quando tentano di normalizzare la riforma dei 5 Stelle, costituzionalmente ineccepibile nelle forme, ma eversiva nelle aspirazioni. Oppure, se non balbettano, fanno proposte che sembrano solo strumentali, sconnesse da una qualsivoglia visione politica”.
Ma nonostante queste motivazioni, ben presenti a moltissimi parlamentari, il taglio dei seggi ha ottenuto la quasi unanimità con 553 Si. E naturalmente hanno votato a favore anche coloro che per tre volte avevano detto che quella era una legge populiste e peronista. Simona Malpezzi, sottosegretario PD alla Presidenza del Consiglio, nel tentativo di spiegare il voltafaccia del suo partito ha detto: Non è cambiato il testo della legge a cui noi del PD abbiamo votato no per tre volte, è cambiato il contesto”.
Tradotto in italiano. La legge è populista e peronista ma noi ora siamo al governo e vogliamo restarci.
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