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Solo Riformisti

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Per tornare a crescere

Ancora una manovra economica che non ha il coraggio di prendere il toro per le corna. Una proposta riformista in dieci punti per il rilancio dell’economia, partendo dai problemi reali della società.

7 Ottobre 2019 da Luciano Pallini Lascia un commento

Son  tempi duri per chi pretende di avere un programma per il governo del paese che espliciti gli obiettivi che il governo intende raggiungere e consenta ai cittadini di poter misurare il grado di raggiungimento degli stessi.

Il cielo della politica si riempie dei fuochi d’artificio che i protagonisti pro-tempore della politica sparano sempre più alti, più fantasmagorici e rumorosi e sempre  meno credibili.

Allora in questo vuoto è consentito a ciascuno provare ad immaginare il programma che riterrebbe più idoneo a promuovere la riprese economica ed il rinnovamento sociale e civile del paese.

Il quadro nel quale dovrebbe collocarsi questo fantaprogramma dovrebbe avere come  priorità assoluta le questioni dell’economia e della finanza pubblica:  stabilizzare la spesa pubblica al netto degli interessi e promuoverne l’efficienza, accrescere la produttività del sistema economico per ritornare ad una   crescita dell’economia  più elevata e stabile.

Per questo in un divertissement tutto personale è stato compilato un Decalogo di azioni per il governo: sarebbe di un qualche interesse che anche altri si misurassero in questo esercizio, per verificare quanta consonanza effettiva di obiettivi concreti e di metodi esista tra chi si dichiara riformista.

 

  1. Avvio e/o ripartenza delle opere finanziate e non iniziate o sospese (in totale sono circa 120 miliardi fermi!) , dando attuazione anche a disposizioni dello sblocca cantieri per nomina dei commissari straordinari perché non pensare ai presidenti delle Regioni interessate?)  accompagnata da  accelerazione dei tempi della giustizia amministrativa ed in prospettiva dal nuovo codice dei lavori pubblici;
  2. Liberalizzazione degli interventi di riqualificazione e recupero del patrimonio edilizio esistente, con premialità volumetriche per edilizia abitativa pubblica e/o sociale e per attrezzature di servizio sociale;
  3. Approvazione costi standard in sanità calcolato per unità di prodotto/servizio da assumere come benchmark da raggiungere in definito intervallo temporale  ed avvio della sua  applicazione
  4. Approvazione dei livelli essenziali di prestazione nella scuola e determinazione costi unitari per studente da assumere come benchmark,   accompagnata dal rafforzamento della autonomia scolastica ed avvio della sua applicazione
  5. Approvazione autonomia differenziata con fase sperimentale decennale a partire da  Lombardia, Veneto Emilia Romagna ed a seguire dalle altre regioni  che rientrino nei parametri di efficienza predefiniti: sono le regioni a doversi meritare l’autonomia  del cui esercizio anche nei risultati finanziari dovranno rispondere agli elettori.
  6. Accelerazione dei tempi della giustizia civile con interventi sulle procedure anche con rafforzamento riti alternativi e con meccanismi premiali per chi raggiunge i benchmark
  7. Rafforzamento delle autorità indipendenti contro pratiche monopolistiche e comunque lesive dei diritti dei cittadini
  8. Implementazione del  mercato delle emissioni CO2 d ed applicazione carbon  tax  con destinazione vincolata dei fondi al potenziamento del trasporto pubblico locale e  della mobilità sostenibile
  9. Sostegno all’occupazione femminile ed alla conciliazione maternità lavoro ed in generale alla famiglia on risorse che possono arrivare dall’interruzione del reddito di cittadinanza
  10. Integrazione delle pensioni minime e delle indennità di accompagnamento attraverso la destinazione di risorse dalla interruzione di quota 100.

 

Assieme alla individuazione della priorità dell’azione di governo  sarebbe di grande utilità per il paese una   moratoria in tema di leggi di modifica costituzionale, di legge elettorale ed elettorato attivo: il Parlamento dovrebbe disporre   di  un congruo periodo di approfondimento per studiare  l’impatto del combinato disposto di queste  sul funzionamento  della democrazia rappresentativa in Italia.

Non si può procedere per improvvisazioni, non si può valutare la giustezza di una idea in base al numero dei like che riceve sui social o su piattaforme private tutt’altro che neutrali.

Fermatevi a pensare, se volete bene all’Italia.

 

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Archiviato in:Economia

Info Luciano Pallini

Laureato in Economia e commercio all’università di Firenze con il massimo dei voti e la lode, Luciano Pallini è stato dal 1970 al 1975 responsabile dell’Ufficio studi del Comune di Pistoia. Qui, dal 1975 al 1988, ha ricoperto diverse cariche elettive. Già componente del consiglio di amministrazione dell’Irpet e della S.a.t. “Galileo Galilei” di Pisa, svolge da trent'anni attività di consulenza alle imprese e di ricerca economica. Attualmente svolge attività di coordinamento del Centro studi Ance Toscana e del Centro studi della Fondazione Filippo Turati. Presiede inoltre l’associazione E.s.t. (Economia società territorio) con la quale realizza progetti di sviluppo basati sulle risorse locali, in particolare i beni culturali.

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