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Solo Riformisti

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D’Alema, ma che vergogna

In una democrazia la misura della critica non può essere misurata sulla base della popolarità di chi la promuove. Di converso un personaggio “popolare” non può essere per questo sciolto da ogni giudizio negativo.

9 Gennaio 2021 da Biagio De Giovanni Lascia un commento

Ho avuto un sentimento di vergogna e di ribellione nel leggere la dichiarazione di Massimo D’Alema di qualche giorno fa sullo scandalo prodotto dal fatto che il politico “più impopolare d’Italia”, Matteo Renzi, secondo sondaggi, possa osare di criticare e sfidare il politico “più popolare d’Italia”, che sarebbe Conte, sempre secondo sondaggi. Vergogna, non ho altra parola: ma come? In una democrazia la misura della critica, e il suo merito, si misurano sulla popolarità o impopolarità che ciascuno può in un momento rappresentare? Valeva così anche per Mussolini, domanderei al D’Alema? Chi rappresentava il povero Matteotti? È questa la democrazia di D’Alema? La critica, e altro, vale solo se chi la promuove è “popolare”? Chi non è “popolare”, può vedere l’Italia andare in rovina, come sta avvenendo, nelle mani di un gruppo di pericolosi incapaci guidati da Conte, e non può dirlo? E dunque il “popolare” è come tale sciolto da ogni critica, da ogni vincolo? Dove siamo arrivati, in quale pantano? Temo che nell’affermazione del D’Alema ci sia una parte almeno dell’eredità del Pci, trasmessa ai cinque stelle e rimbalzata sul PD, con giochi di acrobazia favoriti da un capocomico, quell’eredità che permette un discorso così scandaloso e illiberale.
“Popolarità” di Conte, di un avvocato pugliese, mai eletto, mai votato dal “popolo”, e che si muove nel vuoto delle sue affabulazioni? Può darsi, tutto è possibile. Ma davanti a noi sta un uomo inquietante, che ha accettato di presiedere due governi di segno opposto senza batter ciglio, annegando la politica in un pantano di potere senza idee. È imbarazzante confrontarlo con la personalità e la battaglia condotta da Matteo Renzi per anni, con gli errori che può aver commesso come chiunque mette le mani in un groviglio, nel tentativo di offrire un terreno riformista al PD che appariva irrimediabilmente legato a un mondo finito per sempre. Come residuo del quale, e non c’è altro da aggiungere, sgorga la scandalosa espressione dal profondo dell’anima di un D’Alema.

 

(questo articolo con il consenso dell’amministratore del blog è ripreso da www.ragionepolitica.it)

 

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