• Passa alla navigazione primaria
  • Passa al contenuto principale
  • Passa alla barra laterale primaria
  • Accesso autori
  • Utilizzo dei Cookies
  • Privacy Policy

Solo Riformisti

Uno spazio aperto al confronto, civile e concreto, e un’occasione di riflessione. Per restare ancorati alla realtà, senza rinunciare agli ideali, per rifiutare le posizioni ideologiche, per riaffermare i valori democratici.

  • Solo Riformisti
  • Gli autori
  • Politica
  • Economia
  • Esteri
  • Cultura
  • Opinioni
  • Programma Toscana
  • Archivio articoli

Ambarabaciccicoco’, lo scudo Si o No?

La scusa ad Arcelor-Mittall per uscire dall’ILVA è stata servita su un piatto d’argento dall’abolizione dello scudo penale voluta dal Governo. Ma niente paura. Emiliano ha pronta la soluzione: tutti a Grottaglie a lavorare alla stazione per i voli suborbitali.

15 Novembre 2019 da Luciano Pallini Lascia un commento

E’ stata dura, ma dopo una lunga riunione del governo assistito dalle più vivaci menti dei Cinquestelle pare guidate  da Carlo Sibilia, l’uomo delle scie chimiche,  e da Barbara Lezzi, studiosa  dell’effetto dei condizionatori sul PIL,   è stato definito un metodo,  scientifico e quindi  assolutamente neutrale,  per stabilire se vada o meno reintrodotto lo scudo penale per gli amministratori di ILVA di Taranto.

Sul tavolo del consiglio dei ministri sarà segnato da un lato SI e dall’altro NO e il premier Conte, l’avvocato del popolo, scandirà, sotto il controllo di un notaio, le sillabe della filastrocca,  e dove cadrà il CO’ finale lì sarà la decisione ponderata.

Ma anche se dovesse uscire il SI alla reintroduzione,  quando le hai rotte, le uova sono impossibili da aggiustare: l’abolizione dello scudo penale ha fatto riaprire la vicenda ILVA, dimenticando che l’ averla ceduta – in un contesto favorevole di mercato –  era stato un miracolo e l’unica cosa che avrebbe dovuto fare  Giuseppe Conte era andare in pellegrinaggio con l’intero governo a S. Giovanni Rotondo a rendere grazie a San Padre Pio, del quale è notoriamente un devoto.

Doveva vigilare  – quello che mai era stato fatto nei quarant’anni precedenti – sull’attuazione del Piano di risanamento ambientale dovuto ai cittadini di Taranto  per il quale erano stati previsti investimenti per 1,1 miliardi,  oltre ad investimenti produttivi per 1,2 miliardi e al prezzo della cessione  fissato in  1,8 miliardi di euro (detratti i canoni di affitto versati): il piano di risanamento aziendale che senza un soggetto responsabile resterà lì inattuato, con le bonifiche che non si fanno, come testimonia Bagnoli.

Gli scenari di mercato dall’assegnazione sono radicalmente mutati:  i risultati trimestrali del gruppo  hanno evidenziato un aumento della perdita a 539 milioni di euro – 2 milioni di euro al giorno –  per  condizioni di mercato difficili nel terzo trimestre, con prezzi dell’acciaio in ribasso e costi elevati della materia prima grezza, così che diventa indispensabile  secondo l’azienda ridurre i costi e contenere la produzione.

La soluzione – uscire da ILVA – è stata servita su un piatto d’argento con la rimozione dello scudo, preteso dai commissari straordinari, viste le iniziative “creative” della magistratura che in più  faranno chiudere l’Altoforno 2: tanto più che uscire da ILVA è condizione per l’assegnazione del rating ha dichiarato Moody’s, e la mancanza di rating rende più costoso se non impossibile il finanziamento del gruppo.

E se anche non dovesse uscire le condizioni per proseguire sono  tre: primo, il ripristino dello scudo legale; secondo l’autorizzazione a ridurre di circa 5 mila unità  i dipendenti di ILVA e  la produzione-obiettivo da sei a quattro milioni di tonnellate; terzo l’approvazione di una legge che permetta di tenere aperti gli altoforni sotto esame della magistratura per ancora 14-16 mesi.

Il premier-avvocato del popolo ha già detto che farà causa e porterà in tribunale l’azienda, mentre il ministro degli esteri Luigi di Maio in visita presso l’amico Ping (che esporta acciaio in dumping ambientale) ha dichiarato che Arcelor – Mittal va obbligata a restare, forse allertando i carabinieri.

Ma tutti sono lì a gridare che il piano industriale deve essere realizzato ed è affermazione giusta ma parziale perché  il piano, elaborato formulando  serie previsioni di medio-lungo periodo, deve adeguarsi ai cambiamenti negli scenari di mercato: forse i nostri esperti grillini hanno studiato le esperienze di economia pianificata dei paesi dell’Est , i cui risultati possono essere riassunti nel crollo del muro di Berlino e nella fine dell’URSS.

E se i privati non ci stanno, bene si nazionalizza l’acciaio, che peraltro non era stato privatizzato per una ossessione neoliberista (povero Calenda, in suo autodafé in materia è stato penoso) ma per i disastrosi risultati delle imprese pubbliche.

In proposito è di estremo interesse un documentato studio di R&S redatto venti anni fa che ha calcolato che l’IRI complessivamente all’epoca aveva generato debito pubblico per   72.000 miliardi di vecchie lire (40 miliardi di euro) e che l’acciaio – dedotti gli incassi dalla privatizzazioni – aveva concorso per circa 14 miliardi di euro.

Nazionalizzare ILVA vuol dire mettere in conto 1 miliardo di euro annui di perdita: son soldi che verranno a mancare per i giovani, per le pensioni minime, per servizi essenziali. Ma si dice occorre trovare un partner privato (che accetta di rimetterci soldi) e poi Cassa Depositi e prestiti che ovviamente non guadagnerà dall’investimento,  mettendo a rischio i rendimenti del risparmio che gli italiani affidano alle Poste

Colpisce la natura associativa del delitto di rimozione dello scudo  che ha portato a questi esiti: l’altalenante posizione della Lega che oggi si erge a paladina di Taranto e del suo acciaio, lo smarrimento del PD che tra pulsioni ambientaliste e cedimenti al populismo non è più paladino del lavoro, del lavoro che cambia, del lavoro che assicura dignità all’uomo,  e si condanna all’irrilevanza politica, il machiavellismo intorcinato  di Renzi che vota la fiducia al decreto che toglie lo scudo ma grida che non se ne può fare a meno.

Sarà possibile portare di nuovo Arcelor – Mittal a trattare? La strada  per salvare il lavoro a Taranto ed assieme assicurare il risanamento ambientale e stretta e tutta in salita.

Ma a Taranto ed in Puglia stanno tranquilli:  il rais della Regione  ha già pronta l’alternativa, tutti a Grottaglie a lavorare alla stazione spaziale per i voli suborbitali.

E noi siamo ancora  ancora qui  a parlar d’acciaio…

 

Condividi:

  • Tweet
  • WhatsApp
  • Stampa

Archiviato in:Economia Contrassegnato con: ILVA

Info Luciano Pallini

Laureato in Economia e commercio all’università di Firenze con il massimo dei voti e la lode, Luciano Pallini è stato dal 1970 al 1975 responsabile dell’Ufficio studi del Comune di Pistoia. Qui, dal 1975 al 1988, ha ricoperto diverse cariche elettive. Già componente del consiglio di amministrazione dell’Irpet e della S.a.t. “Galileo Galilei” di Pisa, svolge da trent'anni attività di consulenza alle imprese e di ricerca economica. Attualmente svolge attività di coordinamento del Centro studi Ance Toscana e del Centro studi della Fondazione Filippo Turati. Presiede inoltre l’associazione E.s.t. (Economia società territorio) con la quale realizza progetti di sviluppo basati sulle risorse locali, in particolare i beni culturali.

Post precedente: « ILVA: il costo della volatilità delle norme
Post successivo: La nuova Destra che avanza »

Interazioni del lettore

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Barra laterale primaria

Iscrizione alla newsletter SoloRiformisti

Inserendo i propri dati sarà possibile ricevere la nostra newsletter nella propria casella di posta elettronica.

Bastian contrario

La prima uscita

27 Febbraio 2023 | Il Bastian Contrario

Elly Schlein: “ La pace in Ucraina non si fa con le armi. Sosteniamo l’accoglienza, sbagliato aumentare le spese militari”.

Non c’è che dire.

La ragazza ci darà delle soddisfazioni.

Everything everywhere all at once

27 Marzo 2023 | Il tocco di Alviero

Il paradosso ecologico della guerra

13 Marzo 2023 | Il tocco di Alviero

La trappola di Tucidide

24 Febbraio 2023 | Il tocco di Alviero

Per un pugno di PIL

13 Febbraio 2023 | Il tocco di Alviero

Salvi per un PIL

30 Gennaio 2023 | Il tocco di Alviero

Goodbye 2022 non ci mancherai

18 Gennaio 2023 | Il tocco di Alviero

Per chi suona la campanella

16 Dicembre 2022 | Il tocco di Alviero

Crisi continua

26 Novembre 2022 | Il tocco di Alviero

Trento Libera nos a malo (2 di 2)

12 Novembre 2022 | Il tocco di Alviero

Trento libera nos a malo (1 di 2)

12 Novembre 2022 | Il tocco di Alviero

Ultimi commenti

  • RC su L’Italia e il fantasma della Nazione
  • Elisabetta Briano su Il sogno Schlein
  • Elisabetta Briano su Le due paci possibili
  • Sergio Giusti su La riforma fiscale della Meloni
  • daniela su Autonomia è responsabilità
  • Roberto su Ucraina: prima della “battaglia finale”
  • Ennio su Il sogno Schlein
  • MARCO POGGI su Ha vinto la Schlein. E allora?
  • Marco Mayer su Ha vinto la Schlein. E allora?
  • Manuela Carpinelli su Lettera aperta di una preside fiorentina
SoloRiformisti.it. Periodico di area riformista del Circolo SoloRiformisti. | E-Mail: redazione@soloriformisti.it