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Allegro ma non troppo: forse c’è speranza

4 Maggio 2021 da Il tocco di Alviero Lascia un commento

“Sono certo che l’onestà, l’intelligenza, il gusto del futuro prevarranno sulla corruzione, la stupidità, gli interessi costituiti. Questa certezza non è sconsiderato ottimismo, ma fiducia negli italiani, nel mio popolo, nella nostra capacità di lavorare insieme quando l’emergenza ci chiama alla solidarietà, alla responsabilità”.

Così il premier Draghi ha concluso la presentazione del PNRR alle Camere, il piano per intenderci su cui si sta giocando il futuro del Paese.

Abbiamo 222 miliardi di motivi perché l’Italia possa sconfiggere i suoi mali storici, i suoi ritardi e le sue inefficienze, il clientelismo e le sue storture burocratiche. Il Piano è stato iper-dettagliato in obiettivi e tempi di realizzo: un obiettivo di Pil del 3,6% in più sullo scenario base, quasi 50 miliardi destinati alla digitalizzazione, all’innovazione, alla competitività e alla cultura, circa 70 miliardi per la transizione ecologica, 31 miliardi per infrastrutture e trasporti, quasi 32 miliardi per l’istruzione, 22 miliardi per il lavoro, 18,5 miliardi per la nuova sanità, 1,8 miliardi per il turismo e infine 4,6 miliardi per costruire nuovi asili nido e scuole materne.

Ma questi sono solo numeri. Il premier è consapevole che oltre a tabelle, grafici, iperboli e algoritmi, “l’opera di rinnovamento fallirà, se in tutte le categorie, in tutti i centri, non sorgeranno degli uomini disinteressati, pronti a faticare e a sacrificarsi per il bene comune».

E forse volontariamente ha sdoganato una parola di comune senso dispregiativo in un contesto così istituzionale come quello del Parlamento: “stupidità”.

Vinceremo, se sapremo imporci sulla nostra balordaggine e ottusità nel vivere la “res publica”.

Mi viene mente allora un saggio suggeritomi poco tempo fa da un amico, di un fine economista (Carlo Cipolla) che alla stupidità ha dedicato un libro (Allegro ma non troppo), arrivando ad enunciarne persino le sue leggi fondamentali.

Per farla breve, delle cinque leggi postulate, due meritano a mio avviso attenzione:

3° legge della stupidità (detta anche aurea): “una persona stupida è una persona che causa un danno a un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita”.

5°legge della stupidità: “la persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista. Lo stupido è più pericoloso del bandito”.

Cipolla conclude scrivendo. «Lo stupido non sa di essere stupido. Ciò contribuisce potentemente a dare maggior forza, incidenza ed efficacia alla sua azione devastatrice. Lo stupido non è inibito da quel sentimento che gli anglosassoni chiamano self-consciousness. Col sorriso sulle labbra, come se compisse la cosa più naturale del mondo lo stupido comparirà improvvisamente a scatafasciare i tuoi piani, distruggere la tua pace, complicarti la vita e il lavoro, farti perdere denaro, tempo, buonumore, appetito, produttività. E tutto questo senza malizia, senza rimorso, e senza ragione. Stupidamente».

Siamo davvero disposti a giocarci il futuro del nostro Paese per una stupidata?

 

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Info Il tocco di Alviero

Alviero Laureato con lode in Economia e alunno dell’Almo Collegio Borromeo, ha studiato e lavorato per alcuni anni all’estero. Master post laurea in “Contabilità e Finanza”, esperto di consulenza finanziaria e gestione del portafoglio, è stato manager nell’area dei mercati finanziari in alcuni dei principali gruppi bancari italiani e internazionali. Docente in alcuni Master post laurea, per diletto si appassiona di arte ed è autore di numerosi studi di economia e finanza dell’arte. Autore di numerose pubblicazioni, è stato insignito della Medaglia Laurenziana per la divulgazione di contenuti tematici innovativi a livello nazionale e vincitore del Premio Spoleto Festival Art 2016. Si interessa anche di politica, ma non ha vinto nessun premio. Ha una compagna e due figli che gli danno molta soddisfazione, a differenza della sua squadra del cuore… ma si sa che il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce.

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