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Solo Riformisti

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Alchimie e rischi elettorali

Il rischio del PD è di rifugiarsi in una pratica neofrontista: una raccolta sotto unica sigla, «Democratici e Progressisti» per esempio, di posizioni differenziate al punto da render poco decifrabile la via. Articolo ripreso, con il consenso dell’autore, dal Corriere Fiorentino del 30 luglio.

31 Luglio 2022 da Roberto Barzanti Lascia un commento

I nodi vengono al pettine. La frenetica composizione delle liste e le contestuali trattative sulle alleanze in vista delle elezioni del 25 settembre mettono a nudo la crisi di un intero sistema politico. Le varie riforme o modifiche culminate nell’attuale Rosatellum erano state concepite per spingere almeno verso uno stabilizzante organizzato bipolarismo. Ma gradualmente sono state adattate geografia dei collegi e modalità di calcolo dei voti a una volontà di sopravvivenza di partiti che hanno perso compattezza e struttura, e non hanno affrontato con coraggio l’obiettivo di basi programmatiche solide per dar vita a egemonie coagulanti. Così oggi si assiste, di fronte a un netto rafforzamento della destra , oltre le divisioni delle parti in commedia, a uno sfarinamento che può creare grossi rischi per la qualità democratica del sistema e generare conflitti non lievi. Si doveva capire, e molti l’avevano certo compreso, che col ridurre il numero dei collegi — la Toscana perde una ventina di eletti — occorreva ripensare l’architettura della legge e non cadere in una demagogica trappola matematica per timore di impopolarità. Si è ceduto a un semplificante populismo estraneo a logiche di merito e a opzioni etiche. Se le destre puntano a far cappotto nei collegi maggioritari e conquistare un’affermazione schiacciante, più arruffata è la matassa da sciogliere per l’area di centrosinistra, frammentata in partiti di vario spessore e di elevata litigiosità.

Il paradosso è che si è scatenata una corsa a un centro immaginario, sulla scia delle critiche alla caduta del governo Draghi, la cui consistenza in termini di consensi è tutta da verificare. Uno scenario che crea grossi problemi al Pd. L’idea di Enrico Letta di costruire una carovana di taglio ulivista, cioè un «campo largo» comprensivo di soggetti disparati e talvolta ostili l’uno all’altro, si è rivelata incapace di resistere alla stretta. Aver dato credito a Conte e al M5s è stato un errore. Ora che fare? Il rischio è rifugiarsi in una pratica di neofrontista: una raccolta sotto unica sigla, «Democratici e Progressisti» per esempio, di posizioni differenziate al punto da render poco decifrabile la via. Stare insieme oggi per vincere, e poi come governare? Se si vuol svolgere un duello democratico nell’interesse di tutti la strada da prendere passa da un programma serio e poi da candidature affidabili. Tra un centrismo riformatore e una sinistra che abbia fatto i conti con la storia anche sul piano internazionale una convergenza è più prossima e concretizzabile di ieri, magari aperta a partiti numericamente più piccoli se consapevoli del loro spazio. Sfumature a sfondo territoriale o giustificati risentimenti personalizzati vanno messi nel cassetto. Come non si può tematizzare le scontro che già divampa nella classica opposizione fascismo-antifascismo. E non perché non sussistano corposi elementi di vetusto conio in frange apertamente reazionarie, ma perché le risposte oggi richieste riguardano il presente e un futuro quanto mai incerto. Il momento drammatico della storia d’Italia e del mondo esige concretezza e incisività, credibilità. Non si tratta neppure di ancorarsi a una per molti misteriosa «agenda Draghi». Pure in una regione forte come la Toscana inquietudini e insicurezze hanno preso il sopravvento su andamenti e consuetudini che le tempeste della globalizzazione e le atrocità delle guerre hanno spazzato via. I tempi stretti fanno avvertire più urgente un confronto civile, che non assegni il primato alle ambizioni personali, alle furbizie e alla difesa dei propri bacini di potere.

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Info Roberto Barzanti

Roberto Barzanti (n. 1939) iscritto nel 1957 al Partito Socialista Italiano, dirigente della Federazione Giovanile Socialista Italiana, quindi membro del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria fin dalla sua fondazione nel 1964. Dal 1974 è esponente del Partito Comunista Italiano, del PDS, dei DS e pur aderendo alla prospettiva disegnata a Torino da Walter Veltroni nel giugno 2007 non confluì, nel successivo ottobre, nel Partito Democratico. Né ha fatto parte di altre formazioni politiche
È stato sindaco di Siena dal 1969 al 1974, quindi assessore nella giunta della Regione Toscana dal 1975 al 1979 con l'incarico degli affari generali e delle politiche europee. Successivamente è stato vicesindaco del comune di Siena fino al 1984.
È stato eletto al Parlamento europeo alle elezioni europee del 1984, e poi riconfermato nel 1989 e nel 1994, per le liste del PCI e del PDS. È stato vicepresidente del Parlamento europeo dal 14 gennaio 1992 al 18 luglio 1994.
Ha tenuto corsi su istituzioni e politiche audiovisive in Europa nella Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Pisa e nella Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Siena, laurea specialistica in radiofonia.
Risiede a Siena, dove è stato presidente della Biblioteca comunale degli Intronati dal 2012 al 2018 . Attualmente è presidente dell’Accademia degli Intronati e presidente onorario delle Giornate degli Autori, associazioni di autori del mondo del cinema.

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