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Onoriamo Saman ricordando che lei era davvero una ragazza italiana, perché dell’Italia aveva compreso e amato l’essenza, lo stile, la verità profonda. 

Una ragazza italiana

Onoriamo Saman ricordando che lei era davvero una ragazza italiana, perché dell’Italia aveva compreso e amato l’essenza, lo stile, la verità profonda. 

19 Giugno 2021 da Roberto Riviello Lascia un commento

Italian girl, ragazza italiana, così Saman Abbas si era definita sul suo profilo di Instagram: sintetizzando con due parole tutto un programma di vita, una scelta coraggiosa e – diciamolo pure – esteticamente azzeccata.

Perché dalla foto del documento d’identità in cui la povera ragazza è coperta da un pezzo di stoffa nero che le lascia visibile appena l’ovale del volto, a quella più recente in cui si mostra col nuovo look sbarazzino, i capelli arricciati, le sopracciglia ben definite e le labbra evidenziate dal rossetto adolescenziale, beh, ci corre una distanza siderale.

E – lo voglio ripetere – non è soltanto una differenza cuturale, religiosa o valoriale: è innanzitutto una questione estetica; è la differenza tra il brutto e il bello.

Per questo Saman si merita pienamente la definizione identitaria con cui si presentava nei social, che oggi sono il mondo della comunicazione dei giovani. E così la dobbiamo ricordare questa ragazza italiana di origine pakistana, morta per una scelta estetica e non religiosa: qui la religione c’entra solo fino a un certo punto, probabilmente nella testa dei suoi aguzzini sì, ma non nella mente e nel cuore di lei.

Saman aveva capito tutto dell’Italia e del nostro stile di vita; e l’aveva fatto suo. Perché noi siamo nati circondati dalla bellezza del paesaggio italiano; dei nostri borghi e delle nostre città; delle straordinarie opere d’arte che possiamo incontrare quasi in ogni chiesetta o palazzo antico o museo di provincia.

E abbiamo una tradizione musicale unica al mondo; stilisti che ci hanno insegnato a vestirci con quel particolare gusto che ci distingue anche dai nostri cugini d’Oltralpe; un cinema che ha fatto scuola persino a Hollywood; ed una enogastronomia incredibilmente varia e apprezzata fino in Cina e Giappone.

Tutto questo Saman l’aveva intuito benissimo, io credo, e per questo si era chiamata Italian girl; e si vestiva, si truccava e si mostrava come una qualsiasi ragazza italiana della sua età. E per questo non voleva tornare in Pakistan per sposare un uomo scelto dai suoi genitori, che l’avrebbe nascosta sotto un pezzo di stoffa nero e informe.

Il sacrificio di Saman è stato un inno alla bellezza, alla nostra tradizione, all’Italia. Che lei aveva capito essere una cultura superiore: perché il multiculturalismo, cioè l’uguaglianza di tutte le culture, è una menzogna. Le culture non sono tutte uguali: ci sono le culture della libertà, della gioia e della bellezza; e ci sono le culture del patriarcato, della violenza e della bruttezza.

Onoriamo Saman ricordando che lei era davvero una ragazza italiana, perché dell’Italia aveva compreso e amato l’essenza, lo stile, la verità profonda.

 

 

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Info Roberto Riviello

R.R. nel 1978 si è laureato in Filosofia nell'Università di Firenze ed ha sempre insegnato negli istituti secondari della Toscana. Ha scritto per la radio, il cinema e il teatro. Trascorre il suo tempo libero passeggiando in campagna. È appassionato di storia, arte e cucina.

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