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Un Piano per il trasporto locale

La crisi da coronavirus ha messo in ginocchio il trasporto pubblico locale. Le città devono tornare a muoversi, altrimenti l’economia non riparte. Serve un piano nazionale specifico che protegga e rilanci tutto il settore .

20 Maggio 2020 da Alfredo De Girolamo Lascia un commento

Il settore del trasporto pubblico locale (tpl) sta subendo gravi conseguenze dall’emergenza Covid19. Servizi considerati non interrompibili sono stati fortemente ridimensionati dalle autorità competenti, la domanda di trasporto è crollata dall’inizio del lockdown (una media del 50% con punte fino al 90%) a causa della chiusura di scuole e attività economiche e della difficoltà per chi lavora di utilizzare un mezzo considerato pericoloso. Una perdita economica per il settore stimato in circa 200 milioni al mese, allarme lanciato sia da Trenitalia – che stima in 2 miliardi la perdita di fatturato dall’inizio della crisi alla fine dell’anno e che prevede un ritorno alla della domanda ai livelli precrisi non prima del 2022 – che da Asstra, l’associazione nazionale delle aziende di trasporto che a sua volta parla di 1,5 miliardi in meno di fatturato rispetto al 2019, con il presidente Gibelli che ha lamentato anche il problema dell’evasione dei titoli di viaggio da parte di chi ha ricominciato a utilizzare i mezzi pubblici, ma senza pagare il biglietto anche per evidenti problemi economici.

La crisi del Covid-19 ha colpito tutti dunque, e anche quella del trasporto pubblico è evidente: crollo dei ricavi da biglietto, riduzione drastica dei corrispettivi ai gestori in caso di contratti che prevedevano un collegamento fra km svolti e trasferimenti. Al tempo stesso i costi di funzionamento non si sono ridotti in modo proporzionale, anche per la difficoltà di molte aziende di utilizzare gli ammortizzatori sociali per i dipendenti che non svolgono più attività.

Le prospettive per le prossime settimane, anche ora che la cosiddetta Fase 2 è entrata a pieno regime e a pochi giorni dal tanto atteso “liberi tutti” all’interno della regione, restano preoccupanti. Da un lato è evidente che non potrà esserci riapertura di scuole e attività economiche senza un funzionamento normale del sistema dei trasporti pubblici su gomma e ferro. Ma al tempo stesso bus, tram e treni sono luoghi in cui sarà molto difficile garantire la distanza di sicurezza di 1 metro e per molti mesi i cittadini nutriranno molti dubbi sull’utilizzo dei mezzi pubblici. Il Ministero dei Trasporti ha reso note le linee guida per informare gli utenti sulle modalità di utilizzo dei servizi del tpl così da contenere la diffusione del virus, tuttavia è evidente che ci vorrà tempo perché i cittadini possono riabituarsi al loro uso. I danni di fiducia che Covid19 produrrà al settore dureranno molto tempo. Al tempo stesso, la probabile diffusione del lavoro agile, anche dopo la crisi, potrebbe produrre nelle prossime settimane una riduzione fisiologica della domanda di trasporto.

Il settore quindi uscirà profondamente trasformato da questa crisi sanitaria; le politiche pubbliche e le scelte aziendali dovranno quindi modificarsi ed adeguarsi alla nuova situazione. Importante è scongiurare il rischio di un ritorno massiccio all’uso dell’auto privata (considerata probabilmente più sicura dagli utenti), con conseguenze drammatiche sull’inquinamento atmosferico e la congestione del traffico specie nelle aree urbane, per non parlare dell’aumento dei costi per i cittadini. Oggi l’uso dell’auto è ancora prevalente nella mobilità italiana (81,5% degli spostamenti). Negli ultimi anni si erano fatti passi avanti nello spostare gradualmente i comportamenti dei cittadini verso mobilità pubblica e sostenibile, ma l’emergenza Coronavirus rischia di vanificare gli sforzi fatti.

Un Piano nazionale sul trasporto pubblico è urgente, per poter definire poi le scelte locali, basato sul lavoro di una “Cabina di regia nazionale”, che si articoli poi in “Cabine di regia locali”. Un piano che protegga e rilanci il settore ed eviti un pericoloso ritorno a modalità di trasporto poco sostenibili. Un Piano che deve essere al centro della strategia di ripartenza del Paese.

Servono aiuti economici al settore almeno per un miliardo e mezzo di euro, per scongiurare il fallimento di molte società, mentre sono solo 500 i milioni previsti dal DL Rilancio per i trasporti. Servono sussidi a fondo perduto per recuperare i ricavi mancanti, utilizzando anche i nuovi strumenti comunitari. Servirà poi una diversa regolazione di questo servizio, che garantisca ricavi certi superando l’attuale struttura dei trasferimenti, complessa e poco efficace. Va incentivata l’innovazione tecnologica e gestionale e gli investimenti in infrastrutture e mezzi, per rendere il servizio sempre più flessibile e adeguato ad una domanda che cambia e dovrà cambiare sempre di più. Ma servono accanto alle misure economiche anche interventi radicali funzionali al rilancio del trasporto pubblico: punto centrale è riprogrammare gli orari di lavoro e di scuola, nelle città e nei territori, per evitare i picchi e normalizzare la curva di utenza, anche aumentando il numero delle corse. Serve poi agevolare in tutti i modi la mobilità pubblica rispetto a quella privata, potenziando le corsie preferenziali, migliorando le regolazioni semaforiche, potenziando i servizi di infomobilità, introducendo servizi a chiamata specie per le aree industriali. Andranno cambiate le linee urbane ed extraurbane, migliorata l’integrazione con altri mezzi di trasporto collettivo e con la mobilità individuale sostenibile. Gli utenti dovranno sapere in tempo reale quale è la combinazione di mezzi più sicura da utilizzare in quel momento. Andrà gestita con intelligenza la fase di controllo degli affollamenti e delle attese, con applicazioni, sistemi informativi, prenotazioni. Servono incentivi all’uso del traporto pubblico e disincentivi all’uso dell’auto. Una rivoluzione.

A parole, tutto sembra molto semplice, ma in realtà occorre che vengano definiti bene ruoli e responsabilità.

Quello di cui abbiamo bisogno è chiaro: un Piano specifico per il settore, il trasporto delle persone è centrale nella fase di riapertura di scuole, attività economiche e ricreative delle prossime settimane. Le città devono tornare a muoversi, altrimenti l’economia non riparte. Ma al tempo stesso servono scelte di medio e lungo periodo, per pensare un trasporto pubblico locale nuovo, organizzato in modo diverso.

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Archiviato in:Economia

Info Alfredo De Girolamo

Alfredo De Girolamo, storico e manager pubblico, è esperto in servizi pubblici locali. Collabora con il Gruppo GEDI e La Nuova Sardegna. Membro del CdA di Ispra, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale del Ministero dell'Ambiente, è giornalista pubblicista e scrittore

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