Ha proprio ragione Chiara Ferragni ad annunciare coram populo social tutta la sua fiducia nella magistratura e la sua serenità d’animo, nonostante che una procura la stia indagando per truffa e il Codacons stia raccogliendo le adesioni dei consumatori per chiederle un risarcimento milionario. Ha ragione perché in questo Paese vige ancora il garantismo e si è innocenti fino a prova contraria; e non saremo certo noi a condannarla prima di un verdetto finale e tantomeno a chiedere per lei la gogna pubblica, come in passato è stato fatto per noti esponenti politici soprattutto di centrodestra ma anche di sinistra (Matteo Renzi giusto per dirne uno).
Se la campagna promozionale del Pandoro Balocco, griffato Ferragni e spacciato per beneficenza, sia stata una truffa bella e buona o semplicemente un’operazione di marketing spregiudicato, lo deciderà qualche giudice probabilmente di Milano. Qui ci limitiamo ad analizzare il fenomeno ma senza la pretesa di voler fare della sociologia. Ed il fenomeno in questione, purtroppo, è la società in cui viviamo, ovvero siamo tutti noi che ci fotografiamo, ci mostriamo, ci mettiamo sfacciatamente sui social e tragicamente prestiamo fede a dei veri e propri imbonitori, anche se li chiamiamo “influencer”; e ne spiamo i costumi e le abitudini, ne copiamo i gusti e lo stile, ne imitiamo i comportamenti e ne ascoltiamo stupidamente i consigli.
Quei milioni di seguaci (follower) della Ferragni che l’hanno eletta a reginetta dei social e pendono dalle sue labbra e abboccano a tutti i suoi ami commerciali, sono vittime del consumismo e della persuasione, o sono semplicemente deficienti nel senso etimologico perché mancano (dal latino “deficere”) della facoltà di giudizio più elementare?
E quelle altre migliaia di follower che seguivano la diretta online di tre ragazzi a bordo di un suv Lamborghini che guidavano per giorni, fino a schiantarsi contro una macchina normale e uccidere una bambina? Delinquenti quei tre o solo il guidatore del bolide? Oppure deficienti (sempre etimologicamente parlando) i loro seguaci? A proposito di giudici, da quello che si è letto sui giornali, è stato condannato solo il ragazzo che guidava al momento dell’impatto, ma se l’è cavata con i domiciliari per aver patteggiato la pena. Sic!
Non ho idea di come si evolverà nell’aula di un tribunale il caso Pandoro/Ferragni, né mi interessa fare pronostici. Ma ho l’impressione che la nostra società (tutti noi quindi) stia affondando in una specie di palude, in un mare sabbioso da cui non si capisce come uscire perché non ci sono rami o remi a cui appigliarsi. In ogni caso, aspettiamo “serenamente” gli sviluppi della vicenda, senza scagliare la prima pietra. E comunque io il pandoro rosa della Ferragni non l’ho comprato, ma non perché sono più furbo, semplicemente perché preferisco il panettone.
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