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Solo Riformisti

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Salvini, uno del popolo

E’ facile essere accoglienti con la casa ai Parioli, più difficile se sei in lista per una casa popolare. Il Leader leghista ha sfondato fra chi non ha niente. Prendere appunti, a sinistra.

31 Maggio 2019 da Stefano Bargellini Lascia un commento

Sorpresa zero, almeno per me che non ci azzecco mai, se non per i risultati sgraditi. D’altra parte il boom è stato preceduto da una campagna elettorale mai interrotta sin dalla formazione del governo giallo-verde, nella quale il trend era chiaro: il “leghista” sale mentre le “stelle” sono cadenti.

Le piazze piene ad applaudire “il Capitano” anche a Corleone, Monreale, Bagheria, Caltanissetta, Gela e Mazara del Vallo. La banale genialità che sta nel passaggio da “Prima il Nord” a “Prima gli italiani” ha fatto sì che anche in Sicilia, insomma, non lo abbiano preso a badilate, ma piuttosto applaudito e votato.

Contestato a Brembate, ma Lega al 51,77%, da una distinta signora con il lenzuolo: “Qui non sei il benvenuto”, prontamente rimosso dai pompieri. E tutti zitti. Amen.

Certo promettere condoni, rottamazioni di cartelle dell’odiata Equitalia e tasse piatte, nel Belpaese rende sempre, ma non credo francamente si possano raddoppiare i voti in un anno solo con ricette peraltro già berlusconiane della prima ora.

L’appeal di Salvini dilaga, credo, sul versante “ideologico”, “antropologico”, “culturale” (tutto con doppie e triple virgolette) proprio tra i ceti popolari. Per raddoppiare consensi ci vuole il cosiddetto “popolo minuto” e quest’ultimo, diciamocelo, è stato conquistato dalla propaganda anti “negri”.

Sentirsi dire da un ministro quello che in cuor tuo hai sempre pensato, anche se magari votavi a sinistra, legittima ciò di cui forse ti vergognavi e tenevi per te. Poi ci sono anche molti che lo avevano sempre detto apertamente ed ora si sentono iper-rappresentati.

La vera mossa interclassista ripagante, comunque rivolta principalmente agli strati più popolari, è stata il “non passa lo straniero”.

Per la Flat Tax bisogna entrare in certe fasce di reddito, per il diritto di sparare in casa o in negozio bisogna avere, appunto, qualcosa da difendere. Invece l’odio contro il diverso è alla portata di tutti. Ti fa sentire dentro, incluso, parte di una comunità minacciata da gente più misera di te.

Salvini temo che abbia fatto il pieno tra la gente che non ha nulla, per le grandi percentuali questa è necessaria, non si vince conquistando la maggior parte dei commercialisti.

E’ un problema di miseria, certo è più facile essere accoglienti con la casa di proprietà ai Parioli piuttosto che quando si è in graduatoria per le case popolari e Salvini ci si è tuffato dentro con idee cattivissime, anche se a giudicare dai suoi fans su Facebook questi sono molto peggio di lui (anche se è difficile pensarlo).

Il sud però è ancora in mano ai 5Stelle, ma lasciamo che il reddito di cittadinanza sia stato sperimentato nella sua vacuità (“Mi aspettavo 800 Euro, ma ne ho avuti 120!”), che sia riconosciuta la fanfaronaggine (“Se andiamo al Governo il Tap lo fermiamo in due settimane” Di Battista) e la débacle grillina dovrebbe continuare. Tuttavia anche loro hanno avuto grazie a Grillo un grande successo. Partiti da zero in breve tempo sono diventati il primo partito d’Italia (2018) in un paese la cui vischiosità politica era proverbiale.

Mussolini, Berlusconi, Grillo, Salvini appartengono allo stesso fenotipo. Vedo bene le differenze tra il primo e gli altri tre e non me lo sogno nemmeno lontanamente di proporre richiami del tipo Salvini/fascista/Mussolini. Tuttavia, prescindendo dalla enorme diversità di sistema politico (vo a votare per chi mi pare e non trovo nessuno in divisa che mi dice per chi devo farlo … infinito numero di puntolini … ), ci sono dei caratteri comuni che evidentemente affascinano gli italiani.

Soprattutto uno: dare la sensazione che sia arrivato “L’UOMO” che, grazie alle sue doti personali, peculiari, irripetibili, risolverà i problemi: del paese? Non necessariamente, prima i “MIEI” e quelli della “MIA FAMIGLIA”. E’ questa un’inclinazione davvero nazional popolare in un paese dove la legge è solo qualcosa di cui si deve trovare il modo per aggirarla e qui (“a fagiolo”) spunta fuori l’uomo speciale, quello che ti legge dentro, innanzitutto un sovversivo della classe dirigente, ma anche quello che è come te, veste alla cialtrona, mangia con le mani e all’occorrenza però sventola anche il Vangelo, insomma il nostro eroe, uno di noi.

Sembra un paradosso, degno a pieno titolo di quell’ambivalenza emotiva che Freud riscontrava soprattutto nell’inconscio, così il fenotipo deve essere come noi, ma contemporaneamente assai superiore a ciascuno di noi.

Deve essere superiore a noi (sciagurati) (beh il cav. Benito Mussolini, il cav.  Silvio Berlusconi, Grillo, Salvini), ma anche uguale: mietere il grano, pestare l’uva, parlare come noi, mangiare come noi … e quindi NOI … siamo come LUI.

Altra condizione fondamentale è che ci parli dall’alto, LUI unico, che non abbia concorrenti, nel dirci cosa dobbiamo fare, deve essere solo.

Ci sono due luoghi simbolo, archetipici, in cui questa condizione si realizza il “balcone” ed il “pulpito”. Se riesci a creare questo effetto la gente ti segue come tante pecorelle: gli puoi dimostrare carte alla mano, Istat, matematica, che stiamo correndo verso la bancarotta e ti fanno una spallucciata.

(Salvini a Forlì ha usato dopo sett’antanni di oblio il balcone da cui parlava il Duce, ma ha anche sventolato il rosario ed i risultati sono stati ottimi … a Forlì!).

 

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Info Stefano Bargellini

Stefano Bargellini, anni sessantotto, si è laureato nel 1976, con il massimo dei voti e lode, alla facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” di Firenze. Dopo un breve periodo di insegnamento, è stato dirigente amministrativo presso il comune di Pescia e funzionario in quello di Pistoia. E’ da alcuni anni in pensione, ma non ha mai smesso di studiare né di interessarsi ai problemi politici e sociali

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