• Passa alla navigazione primaria
  • Passa al contenuto principale
  • Passa alla barra laterale primaria
  • Accesso autori
  • Utilizzo dei Cookies
  • Privacy Policy

Solo Riformisti

Uno spazio aperto al confronto, civile e concreto, e un’occasione di riflessione. Per restare ancorati alla realtà, senza rinunciare agli ideali, per rifiutare le posizioni ideologiche, per riaffermare i valori democratici.

  • Solo Riformisti
  • Gli autori
  • Politica
  • Economia
  • Esteri
  • Cultura
  • Opinioni
  • Programma Toscana
  • Archivio articoli

Ora inizia la vera partita

Non basta più il paternalismo dell’”Avvocato del popolo”. Ci vogliono strategie, ci vogliono piani e ci vogliono strumenti di governo innovativi. Questo si aspetta l'Italia che da un po' di tempo si è stancata dell'hastag #stiamoacasa.

5 Maggio 2020 da Mauro Grassi Lascia un commento

Nel celebre libro “The Big Tradeoff”,  l’economista Arthur Okun ci dice che l’economia è la scienza del trade off. Nel suo caso fra Eguaglianza ed Efficienza. Parafrasando Okun si potrebbe dire che, in generale, ogni processo decisionale è tanto più complesso, quanto più  non pone alternative secche, ma piuttosto scelte fra obiettivi alternativi  e per lo più contrastanti. Troppo facile scegliere fra il Bene e il Male. Siamo tutti capaci. Anche nel caso in cui la scelta vada verso il Male. Il problema si pone invece quando si deve scegliere l’alternativa A o l’alternativa B sapendo che ambedue sono da perseguire ma che sono contrastanti nell’esito. In questo caso la scelta non può essere che Politica. Cioè di uno strumento che da’ il peso agli obiettivi da raggiungere e che su questa base trova una qualche forma di equilibrio ottimale.

La gestione di questa epidemia da coronavirus è un ottimo campo di applicazione di questa teoria delle decisioni. Abbiamo due obiettivi importanti e per alcuni versi drammaticamente decisivi per la vita della comunità nazionale. E dobbiamo decidere. Intanto, se seguiamo il modello pur sommariamente riportato, dobbiamo escludere le decisioni da “anime belle”. In un sistema in cui esiste il “trade off” non c’è spazio per loro. Solo quando si deve scegliere fra Bene e Male sono possibili le scelte da “anime belle”. In tutti gli altri casi sono inutili. Anzi dannose, perché rendono il problema troppo semplicistico e danno l’idea che chi non persegue il Bene è nemico della comunità. Ed invece così non è.  Anche perché se così fosse, non si potrebbe rischiare neppure un solo morto in più per riaprire il paese e farlo ricominciare a produrre. E c’è invece uno scambio da impostare fra più morti e più economia che sia in grado di dare una indicazione a chi deve prendere decisioni in questa fase.

Il processo può essere “schematizzato”, come si fa nel modello di analisi economica, attraverso un grafico. C’è un sistema di assi, con in ordinata il numero di morti da epidemia e in ascissa il livello di “perdita da lockdown” dell’economia. Più alta è la chiusura e più basso è il numero dei morti. Più si apre e più i morti aumentano. Questa curva incontra quella della “politica” che dice quanti morti si possono accettare per ogni “grado di apertura”. L’incontro è la “decisione”. Nel nostro caso il Punto A. Cioè il punto in cui abbiamo chiuso molto l’economia puntando al minor numero possibile di morti. In questo momento stiamo cambiando la politica. Andiamo su una curva che valuta di più l’economia e meno il peso dei morti. Per cui il nuovo equilibrio va sul punto B con più morti ma un’economia meno “sofferente”. Tutto questo accade se noi non facciamo nulla per abbassare il rapporto fra apertura e morti. E qui sta allora la vera strategia del momento. Cambiare la politica ma cercare nello stesso tempo di abbassare la curva di “trade off” fra morti e apertura e ritrovare il nuovo equilibrio nel punto C o anche più sotto. E questo è possibile attraverso politiche serie di distanziamento fisico, di individuazione e tracciatura dei contagiati, di seria cura a casa dei malati e di protocolli di gestione dei malati gravi con disponibilità certa delle terapie intensive. Insomma questo è il punto cruciale della Fase 2. E purtroppo ci è stato detto tutto su dove e come andare a correre o come e chi andare a trovare ma non ci è stato detto quasi nulla su come si sta preparando la gestione tecnica del contenimento dell’epidemia.

Quindi è vero che ci dobbiamo guardare da chi dice, fino a che c’è il rischio di morti, non possiamo e non dobbiamo aprire per alcun motivo. Come si diceva, posizione del tutto priva di alcuna logica. Ma appare altrettanto inconsistente la posizione di chi accetta la responsabilità di scelta fra i due obiettivi contrastanti ma nulla dice su come cercare di contenere al massimo la dinamica negativa. Sia nel senso di una mortalità che potrebbe crescere di nuovo, sia di una economia che nonostante l’apertura potrebbe continuare a soffrire e a deperire nel tempo.

Questo è quello che avremmo voluto sentire dal Presidente del consiglio. Una presa piena su di sé della responsabilità della scelta, e questo in parte lo ha fatto, ma non come atto di coraggio fine a sé stesso che potrebbe apparire come gesto irresponsabile, ma piuttosto come il frutto di analisi strategiche, perfettamente dettagliate e studiate, su come lavorare per abbassare il trade off tecnico fra economia ed epidemia e su come mettere le basi per una ripresa economica duratura e su basi solide di lungo periodo.

Ci sono alcune domande che restano senza risposta? Abbiamo la capacità di fare tamponi nella quantità richiesta per avere il sistema sotto controllo? E una volta controllati i contagiati abbiamo la possibilità di individuare le loro reti relazionali e metterle sotto controllo? E abbiamo e come la possibilità logistica di mettere in quarantena i possibili contagiati? E, dal punto di vista medico, abbiamo ovunque una organizzazione territoriale in grado di filtrare le necessità di ricovero ospedaliero ma già procedendo a cure adeguate da protocollo? E, in economia, oltre al sostegno “urbi et orbi” degli operatori economici, necessario ma non sufficiente per un rilancio del sistema produttivo, abbiamo un’idea di quale politica industriale per il paese è necessaria nel mondo post coronavirus? E siamo in grado di individuare e sostenere in maniera adeguata, non con i pannicelli caldi del sostegno al reddito quando va bene, i punti di forza del paese?

Insomma siamo stanchi di un Presidente del Consiglio che non entra sui temi veri e pesanti della crisi che stiamo attraversando. E continua, con una sorta di paternalismo da “avvocato del popolo” a distribuire raccomandazioni e consigli sul come comportarsi. Bene. Su questo punto ci siamo. E ha svolto un ruolo. Da ora in poi comincia la vera partita. E non bastano più gli “hurra” di autoincoraggiamento. Ci vogliono strategie, ci vogliono piani e ci vogliono strumenti di governo innovativi. Questo si aspetta l’Italia che da un po’ di tempo si è stancata dell’hastag #stiamoacasa.

Condividi:

  • Tweet
  • WhatsApp
  • Stampa

Archiviato in:Apertura

Info Mauro Grassi

Mauro Grassi. Nato e residente a Firenze 68 anni. Laureato in statistica e in economia a pieni voti. E' stato Direttore di ricerca all'Irpet (Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana) fino al 2000. Quindi Direttore Generale della Regione Toscana fino al 2011. Dopo una breve esperienza di Assessore all'Ambiente e all'Urbanistica al Comune di Livorno ha svolto dal 2013 incarichi di direzione presso il Ministero delle Infrastrutture e la Presidenza del Consiglio (Direttore di #Italiasicura). Attualmente svolge attività di Consulenza in campo ambientale.

Post precedente: « Ripartire dalla Costituzione
Post successivo: Milano ante e post Covid »

Interazioni del lettore

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Barra laterale primaria

Iscrizione alla newsletter SoloRiformisti

Inserendo i propri dati sarà possibile ricevere la nostra newsletter nella propria casella di posta elettronica.

Bastian contrario

La prima uscita

27 Febbraio 2023 | Il Bastian Contrario

Elly Schlein: “ La pace in Ucraina non si fa con le armi. Sosteniamo l’accoglienza, sbagliato aumentare le spese militari”.

Non c’è che dire.

La ragazza ci darà delle soddisfazioni.

Il paradosso ecologico della guerra

13 Marzo 2023 | Il tocco di Alviero

La trappola di Tucidide

24 Febbraio 2023 | Il tocco di Alviero

Per un pugno di PIL

13 Febbraio 2023 | Il tocco di Alviero

Salvi per un PIL

30 Gennaio 2023 | Il tocco di Alviero

Goodbye 2022 non ci mancherai

18 Gennaio 2023 | Il tocco di Alviero

Per chi suona la campanella

16 Dicembre 2022 | Il tocco di Alviero

Crisi continua

26 Novembre 2022 | Il tocco di Alviero

Trento Libera nos a malo (2 di 2)

12 Novembre 2022 | Il tocco di Alviero

Trento libera nos a malo (1 di 2)

12 Novembre 2022 | Il tocco di Alviero

Adda passà a nuttata (2 di 2)

17 Ottobre 2022 | Il tocco di Alviero

Ultimi commenti

  • RC su L’Italia e il fantasma della Nazione
  • Elisabetta Briano su Il sogno Schlein
  • Elisabetta Briano su Le due paci possibili
  • Sergio Giusti su La riforma fiscale della Meloni
  • daniela su Autonomia è responsabilità
  • Roberto su Ucraina: prima della “battaglia finale”
  • Ennio su Il sogno Schlein
  • MARCO POGGI su Ha vinto la Schlein. E allora?
  • Marco Mayer su Ha vinto la Schlein. E allora?
  • Manuela Carpinelli su Lettera aperta di una preside fiorentina
SoloRiformisti.it. Periodico di area riformista del Circolo SoloRiformisti. | E-Mail: redazione@soloriformisti.it